Seduto alla mia scrivania, in mille faccende affacendato, butto un occhio al monitor e vedo immagini a scatti, ascolto spezzoni di streaming (boati in sottofondo ed annunci dello speaker) mentre dedico ai miei interlocutori telefonici la stessa attenzione che riserverei ad un venditore ambulante di prodotti per l’igiene intima dei criceti.
Poi, come per incanto, le immagini iniziano a scorrere con regolarità, fatto inconsueto, e riesco a vedere Asashoryu che batte Kyokutenho ed Hakuho che si prepara al match con Kisenosato. Penso che avrò solo l’esigenza di registrare il dominio fisico dello Yokozuna, che il Torneo vivrà, forse, dello scontro diretto tra i due regnanti, ma poi accade l’inverosimile: dal monitor iniziano ad apparire immagini di un universo parallelo, di un’altra dimensione spazio-temporale, in cui Kisenosato prende di forza Hakuho e lo sbatte fuori dal dohyo senza repliche.
Si rafforza in me l’idea che il seppur lontano e soltanto telematico rapporto con il sumo possa aver trasferito su di me gli effetti di determinate sostanze stupefacenti in dotazione a certi rikishi muniti di colbacco, ma la realtà contingente è la stessa di pochi attimi prima, con i telefoni che squillano e le impiegate che riversano su di me un fuoco incrociato di messaggi e richieste d’intervento. Sì, è la mia quotidianità, sono in completo stato di veglia e nel pieno possesso delle mie facoltà cognitive; ciò che ho visto è accaduto veramente.