Le regole non scritte

L’antica arte del Sumo e le regole non scritte

Il Sumo, essendo uno sport nato da un sottofondo religioso e militare porta in sè tradizioni e regole ben precise. Ci sono però anche regole non scritte, regole legate alla cultura giapponese da un sottile filo difficilmente analizzabile per noi europei; per questo motivo non si può esprimere con certezza alcuna regola senza che questa possa essere negata.

1) La mano sinistra, la mano destra

Nella cultura giapponese, similmente a quanto avviene nella cultura europea e in tante altre parti del mondo, il porgere la mano (stretta di mano) è segno di amicizia e lealtà.
In particolare siamo abituati a porgere la mano destra per stringere quella di qualcuno che si incontra, difficilmente useremmo la sinistra.

Similmente in Giappone, vi è l’abitudine di porgere la mano destra con il palmo sollevato verso l’altro con il fine di dimostrare che questa non porta armi nascoste.
Con lo stesso spirito la mano accetta oggetti, doni e pagamenti dalle persone che si hanno davanti. Porgere quindi la mano sinistra è considerato, da molti ma non da tutti, qualcosa di offensivo e anti tradizionalista.

Alcuni, e tra questi il grande Yokozuna Asashoryo, attualmente leader indiscusso del Banzuke, di uso alla mano sinistra (mancini) ricevono i premi dopo ogni combattimento vinto con la mano sinistra.

Asashoryu, intervistato in proposito, si “difende” dalle accuse di anti-tradizionalismo con la semplicità del fatto che egli è mancino e che la mano sinistra è per lui quella di maggior importanza e che il suo ritirare il premio con questa mano rappresenta l’equvalente culturale di porgere la mano importante.

L’opinione

Tradizionalista

La mia opinione personale è che la tradizione, proprio per la lunga storia che ha, non abbia mai dato realmente importanza alle questioni oggettive quali le vere esigenze delle persone. Si pensi alle donne che indossavano scarpe molto piccole per tradizione, pur costringendo fortemente i loro piedi. Certo la tradizione giapponese non tenne conto dei piedi delle donne. Così non credo che la tradizione debba tener conto delle esigenze di Asashoryu e della sua mano sinistra. E’ quindi giusto che i tradizionalisti combattano questo cattivo esempio che potrebbe (così si dice) portare anche ad avere le donne sul Dohyo! (Nda: E’ opinione comune in Giappone che le donne sul Dohyo siano un pericolo da evitare con decisione).

Anti-tradizionalista

Dalla parte dello Yokozuna Asashoryu c’è da realizzare che la cultura varia con la stessa velocità con la quale una danza può trasformarsi in uno sport, proprio come è successo col Sumo. E’ quindi sbagliato non prendere in considerazione le nuove abitudini e le libertà che potrebbero portare ad eventuali altre evoluzioni dello sport che non sono a priori giudicabili. Da questo punto di vista, congelare lo sport del Sumo significa per me ‘alzarsi’ a giudici decretando lo stato di arte massima raggiunta, come se ancora non ci fosse spazio di crescita. Una forma di esagerata autostima epocale ?

2) Sfida, disturbo e timore

Una delle cose sicuramente più interessanti del Sumo è la possibilità di sfidare, con sguardi intensi e diretti l’avversario.

Una delle cose che appare evidente, ad esempio in questa foto, l’atteggiamento di totale estraneità che i lottatori (Rikishi) hanno nei reciproci confronti, come se prendere in considerazione l’avversario fosse simbolo di timore.
La posizione ferma ed immobile in atteggiamento rilassato ma di prontezza alla reazione istantanea, le spalle ben erette, le ‘stecche’ rigide spostate all’indietro come le spade degli antichi Samurai, ognuno nella sua ‘zona’ dietro la linea…
Questo rituale fa parte del gioco di reciproca sfida.

Un’altro obiettivo in fase pre-combattimento è il tentativo di intimorire l’avversario con i gesti e con la rumorosità corporea. In particolare l’alzata della gamba con il conseguente sbattere i piedi per terra (foto di sinistra) oppure la forte sberla autoinflitta sulla coscia quale simbolo di consapevolezza di forza (foto di destra).

3) Il lancio del sale

Il lancio del sale, che sta in un cestino all’angolo del fiocco bianco (Vedi Dohyo) è utilizzato sia quale gesto scaramantico contro la possibilità di farsi male, sia per disturbare.

Il lottatore può infatti, limitatamente a 4 minuti massimo, andare alla postazione di combattimento (sulle righe a terra) ma poi cambiare idea, alzarsi, prendere il sale, lanciarlo in modo evidente togliendo quindi la concentrazione all’avversario.

4) Prendere il premio a fine incontro

Il vincitore prende il premio in denaro per aver vinto ogni incontro.
Prima di prendere il premio, con la mano, taglia l’aria in ‘due’ parti davanti al premio (come se suddividesse i soldi in tre parti) in ordine, a sinistra, a destra e poi prende il premio.

Questo gesto rappresenta il voler porgere parte della vittoria alla trinità Shinto che ha dato al vincitore la forza e la fortuna per vincere.

5) Il comportamento fuori dal ring – I Samurai


Picture: Reuters
Le principali autorità storiche del Sumo ritengono che i lottatori debbano condurre un’esistenza all’insegna delle più antiche tradizioni comportamentali legate alla cultura Samurai. Per questo motivo ogni atteggiamento ‘strano’ da parte di una personalità importante come uno Yokozuna creano sempre grossi dibattiti.

Qui a sinistra Asashoryu durante il rito del lancio dei fagioli porta fortuna alla folla.

Pensate ancora che un uomo grosso e apparentemente ‘brutto’ non riscuota il favore del gentil sesso ?