Da qualche tempo, diciamo dall’inizio dell’anno, le notizie che giungono dal mondo del sumo sono a dir poco sconcertanti: presunti scandali, azioni disciplinari a ripetizione, allenamenti con sfondi di violenza e ritiri illustri. Le polemiche accompagnano il sumo come il gossip circonda il mondo dello spettacolo: non si parla d’altro che di incontri irregolari e rikishi che compiono azioni indegne dentro e fuori dal dohyo. Personalmente, preferirei occuparmi di uwatenage e tsuridashi e lasciare ad altri la gestione del pettegolezzo e di ciò che con il sumo non ha niente a che fare. Persino la stampa nazionale, sempre attenta ad incunearsi tra gli anfratti del torbido, ha dato qualche spazio al sumo soltanto grazie alle citate vicende di contorno. E qualche intervento è risultato davvero modesto.
Come affrontare, dunque, il prossimo Natsu Basho? Senza Tochiazuma, come sappiamo, e con un banzuke che, come è stato giustamente evidenziato, viene rattoppato ogni volta con promozioni al limite del giustificabile e che vede il progressivo allontanamento dalle zone che contano di alcuni dei protagonisti del recentissimo passato.
In alto, dove osano solo le aquile della Mongolia, assisteremo alla riedizione delle fatiche di Ercole-Hakuho, tutto proteso verso il sospirato traguardo della tsuna. Sospirato, è vero, ed in gran parte anche meritato. Dovesse non riuscire a raggiungerlo, quel traguardo si riproporrebbe di sicuro a brevissima scadenza, ma l’apprendista stregone avrebbe di nuovo le sembianze di Icaro-Hakuho, volato troppo vicino al sole e rovinato a terra senza il sostegno di ali sciolte dall’eccessivo calore. A Nagoya, lo scorso anno, sembrava aver colto la giusta planata sul corpaccione di Asashoryu, ottimo ammortizzatore per l’atterraggio, ma l’energia irradiata dallo Yokozuna fece sfaldare le appendici pennute dell’Ozeki e decidere il Kyokai per un rinvio della promozione. Ciò che successe in seguito è di dominio pubblico.
Sarà questo, dunque, il tema principale del nuovo appuntamento con il sumo: il secondo tentativo da parte di Hakuho di emulare Asashoryu. Senza rimettere in discussione tutto il post-Haru, vorrei che fosse chiara la mia posizione.
Se la tsuna viene assegnata ad un Ozeki dopo due yusho consecutivi oppure risultati comunque equipollenti, la rincorsa di Hakuho dovrebbe essere resa un pò più ardua, dato che lo yusho di marzo ha un valore leggermente diverso da quelli vinti, ad esempio, da Asashoryu tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003. Insomma, con un secondo yusho mi sta bene, con altri risultati no. L’henka del kettei-sen di marzo non può essere giudicato alla pari di altri successi, altrimenti Kaio sarebbe già Yokozuna per titoli, come in certi concorsi pubblici.
E’ solo la mia opinione, magari paragonabile a quella del Grande Capo Hestikazi di Lillo & Greg (o Greg & Lillo, se preferite…) e la loro Agenzia 610.
La situazione più delicata, a mio parere, è quella degli Ozeki: Hakuho è in predicato di lasciare la truppa e diventare Yokozuna, Tochiazuma si è dovuto ritirare, Kaio è su quella strada e Chiyotaikai è kabodan. Chi farà compagnia al povero Kotooshu? Non possiamo certo aspettarci un’altra promozione-lampo verso la Grande Barriera, dato che Kotomitsuki ha appena superato il par a marzo e per Ama non c’è neanche la sicurezza di restare Sekiwake. Lo spopolamento degli Ozeki è un fatto periodico, quindi il ciclo si compie naturalmente; una desertificazione così repentina, però, non era nelle previsioni.
Poniamo il caso che Kotooshu vinca lo yusho al playoff con Hakuho ed entrambi arrivino a 13-2: Hakuho sarebbe Yokozuna e Kotooshu potrebbe, a sua volta, avere la chance per diventarlo a luglio. Qualora Kaio si ritirasse, Chiyotaikai non arrivasse al kachi koshi e nessun Sekiwake fosse all’altezza della situazione, la parte del banzuke riservata agli Ozeki rischierebbe il vuoto assoluto. E’ una previsione non realistica, lo so bene, però, ipoteticamente, potrebbe anche accadere.
Più facilmente, vedremo anche lo Yokozuna lottare per il titolo. Asashoryu non ha digerito il trattamento che gli ha riservato Hakuho lo scorso marzo, ve lo garantisco. Se ho imparato ad interpretare i suoi atteggiamenti e le sue interviste, il peso dell’henka avrà valore fino al giorno della vendetta (sportiva, s’intende). Asashoryu considera il dohyo come una dependance di casa sua, un ambiente privato e che gli appartiene, non accetta interferenze da parte di estranei e non ritiene educato che un ospite lo sbatta a terra o fuori dalla circonferenza rialzata: è fatto così.
Tra i due mongoli c’è molta differenza di vedute e di impostazione. Hakuho sta parzialmente permutando il dinamismo con un maggior peso ed un sumo più fisico, mentre Asashoryu è sempre fedele al concetto della supremazia ad ogni costo, talvolta sottovalutando gli avversari e le situazioni tattiche. E’ quello che abbiamo visto contro Tokitenku e Miyabiyama all’esordio dell’Haru Basho.
Non è facile criticare il sumo dello Yokozuna, specie dopo la prima sconfitta in un playoff come quello di marzo, giunto a seguito di una serie di 13 vittorie consecutiva, ma in alcuni bouts egli ha sofferto più del verosimile, concedendo attacchi che solo la tensione per la rincorsa ad Hakuho poteva giustificare. La pessima scelta dell’henka su Chiyotaikai ha definito l’intero Torneo: Asashoryu era troppo sbilanciato mentalmente per curarsi delle conseguenze di quell’opzione, uno stato emotivo che gli ha anche impedito di ricordarsi di non fidarsi di Hakuho. Avesse letto con lucidità la gestualità dell’Ozeki conterraneo, si sarebbe accorto di un’eccessiva padronanza dell’evento, sintomo di qualche trama fuori dall’ordinario. Ma da quel match Paride-Hakuho ha tratto tutto il coraggio necessario per sconfiggere ancora Achille Asashoryu, e la controprova arriverà presto. Per Asashoryu si tratta di rimettere in sesto l’equilibrio psico-fisico che lo ha portato al ventesimo yusho e gli ha schiuso le porte della leggenda. Come scrissi a suo tempo, dal ventesimo in poi è tutta un’altra storia: mi sembra che i conti tornino. Takanohana e Kitanoumi, così vicini, possono essere raggiunti solo grazie ad una forte volontà nel non sentirsi appagato, quasi come se la bacheca di casa fosse ancora mezza vuota.
Dalle parti di Hakuho c’è soddisfazione e buona volontà di proseguire nel progetto di promozione. Non potrebbe essere diversamente, alla luce del vantaggio oggettivo che il giovane Ozeki si è preso nei confronti degli altri rikishi e dello stesso Yokozuna. Da un lato ci sono coloro che s’ingegnano per sbarcare il lunario, dall’altro c’è un Asashoryu schiumante di rabbia e con l’orgoglio ancora sanguinante: Hakuho ha dalla sua il favore del risultato già raggiunto e di poter decidere a proprio piacimento quale tattica adottare.
Dico questo con piena convinzione. Del resto, ditemi voi se non è un vantaggio affrontare gli avversari con una buona riserva di classe e potenza muscolare da esibire solo in caso di assoluta necessità. E’ quello che Hakuho ha fatto per buona parte dell’Haru Basho, secondo il mio giudizio. Dovesse accadere di nuovo a Tokio, avremmo la dimostrazione di un duopolio sbilanciato verso Hakuho, dato che Asashoryu non ha mai potuto agire di conserva, dal momento che la borsa dei suoi bouts ha sempre fatto gola tutti i rikishi che gli si oppongono, spingendoli, a volte, a prestazioni inconsuete.
Facile dunque prevedere il duello Asashoryu-Hakuho: le note agonistiche e drammatiche non dovrebbero mancare.