Novembre è un mese che non mi trova mai libero come vorrei, date le troppe scadenze che riescono ad imprigionarmi, ma questo 2006 mi ha riservato un trattamento speciale. Direi che ho subito un henka lavorativo, nel senso che mi ero preparato ad un certo volume di impegni e mi sono ritrovato con il triplo, se non più, di affari da sbrigare ( e non tutti gratificanti…). Pazienza, avrete avuto meno incursioni del sottoscritto nelle vostre tranquille ore di navigazione e più tempo per attraversare gli sconfinati spazi dedicati al sumo. Qualcuno si è anche preoccupato (thanks again Simon!) che avessi esaurito la mia vena descrittiva e non riuscissi più a combinare tra loro gli eventi ed il loro resoconto. Tutto bene, popolo filonipponico, ho solo dovuto centellinare le mie risorse ed esprimermi con brevi ablativi assoluti e qualche sbadigliosa osservazione. Insomma, se vi sono mancato vuol dire che mi apprezzate, se, viceversa, avevate tirato un sospiro di sollievo, questo preambolo vi cadrà addosso come un rikishi a chi sta in prima fila…
Veniamo ai fatti. Siamo arrivati alla seconda settimana attraverso una serie di avvenimenti che hanno ricondotto il sumo entro i confini delle gerarchie predefinite, con pochi protagonisti a condurre ed il gruppone ad inseguire tra mille difficoltà. In realtà, abbiamo due rappresentati del medio e basso banzuke che hanno trovato un pertugio in cui insinuarsi, ma domani uno di loro si distaccherà per forza, essendo in programma lo scontro diretto. Mi riferisco, ovviamente, al M6 Baruto ed al M11 Homasho, autori di un bottino quasi pieno (8-1) nel loro ambito operativo. Sappiamo tutti quanto sia facile ben figurare quando ci si trovi ad avere avversari di livello inferiore, ma questo vale solo per l’estone: Homasho sta facendo cose egregie nel suo ambiente naturale, cosa non riuscita ai suoi compagni di categoria. Kachi-koshi molto anticipato per entrambi, dunque, e non è detto che la loro esperienza al Kyushu si chiuda senza aver affrontato qualche pezzo grosso, se continueranno su questi ritmi. A Baruto è già accaduto, come ricorderete, anche se ne uscì con sonore sconfitte.
In testa c’è lo Yokozuna (9-0), unico rikishi a migliorare il proprio rendimento con il passare del tempo, poi Kaio, Tochiazuma, Chiyotaikai ed i provvisori avventizi già nominati (e con il precariato alle porte). I fatti di ieri hanno scosso l’ambiente, ma i fatti di oggi definiscono una classifica provvisoria che risulta più adeguata ai valori in campo. L’assenza di Hakuho ha risvegliato la grinta di Kaio e portato Tochiazuma a non uscire di scena nei primi giorni, con Chiyotaikai che segue il suo copione alla lettera, ma Asashoryu ha preso le distanze dai primi momenti di sbandamento e si avvia alla volata finale con un piccolo vantaggio numerico. Tutto lascia credere che ci saranno altri episodi a lui favorevoli, negli scontri tra gli Ozeki, e questo rafforza l’idea di un Asashoryu calcolatore come non mai. Ottenere molto con il minimo sforzo: la dottrina del Grande Mago Mongolo deve essere stata questa fin dall’avvio, considerando la non perfetta forma fisica in cui si è trovato, e l’avventura di ieri, contro Kisenosato, lo attesta per bocca dello stesso protagonista, come riferisce l’insostituibile Alessandro. Brutto sumo, se vogliamo, ma Asashoryu lo ha fatto in un modo diverso dagli altri, dico io (e non solo io…).
La prova di oggi rimette Asashoryu nei giusti contorni tecnici ed atletici cui siamo abituati, con lo sperso Kokkai che non osa metterla sul piano della rissa da saloon e si accontenta di andare a cercare la presa al mawashi. Asashoryu intuisce il tentativo di revival del georgiano (vincitore di un match storico, per lui, in passato) e si concentra sulla porzione di dohyo che lo separa dal tawara. Inevitabile inversione di posizioni est-ovest, aggiustamento della maniglia, scossone a Kokkai e gamba del georgiano che finisce in mano allo Yokozuna. Da lì allo yorikiri il passo è breve e logico. Una vittoria come tante, se non fosse che i grandi numeri potevano giocare a favore di una sorpresa che non c’è stata: Kokkai non ne combina una giusta, è materialmente assente dal Kyushu e condivide il mezzo gaudio del mal comune con Iwakiyama, altro rikishi senza vittorie. Hokutoriki ha avuto il buon gusto di ritirarsi.
Ma il bout del giorno era quello tra Kaio e Tochiazuma, primo confronto al vertice di un Torneo vissuto con il bricco del caffè a portata di mano e ben colmo. Tachi-ai che vede Tochiazuma in vantaggio di spinta e con le mani alla ricerca del bloccaggio, con Kaio che non trova subito la giusta collocazione dei piedi e “sente” che l’azione del collega è robusta e ben supportata dal fisico. Quando Kaio accenna ad una soluzione intermedia e cerca di togliersi dal nodo di braccia, Tochiazuma intensifica il lavoro di gambe e busto e trova il nocciolo della questione, facendo desistere l’avversario ancor prima che arrivi in prossimità del tawara. Una dimostrazione che il sumo di Tochiazuma è migliore del miglior Kaio di questi anni, purtroppo per lui. Non c’è la possibilità di vedere la preparazione dell’uwatenage che ha retto Kaio fino ad ora, perchè Tochiazuma sa come affrontare l’avversario con il continuo e laborioso avanzamento sul dohyo: Asashoryu e lì a sorvegliare compiaciuto, consapevole che lo yusho è più vicino.
L’uwatenage riesce, invece, a Kotooshu contro Aminishiki e segna la sesta vittoria del bulgaro, sempre in sospeso tra l’exploit e la disfatta. Aveva iniziato in modo incoraggiante, l’Ozeki europeo, ma le tre sconfitte già rimediate lo tengono ancora una volta al largo e non ci fanno sperare in una vera ripresa. Aminishiki subisce la legge del Komusubi (ed è in buonissima compagnia…) e la vena odierna di Kotooshu, stranamente votato all’attacco persistente. Non me ne vogliano i suoi tifosi, però questa era una buona occasione per scrollarsi di dosso il peso di un fama che lo vuole sempre incompiuto. Poteva evitare di essere l’unico Ozeki tagliato fuori dal titolo di Fukuoka e sperare in un destino propizio, non si sa mai, invece Kotooshu si è mantenuto nel suo orticello di casa, soddisfatto del raccolto ad uso personale. Ma quando si sveglierà?
Chiyotaikai aggrava la situazione di Kisenosato e si conferma nella vivacità atletica che gli ha permesso di essere brillante come sempre, nella prima settimana. L’Ozeki è padrone della contesa, articola la sua azione contro un avversario poco reattivo e ne dispone con i tempi giusti. Kisenosato si ritrova sconfitto per la quinta volta in nove incontri e deve rimboccarsi le maniche alla ricerca del kachi-koshi. Non sarà semplice, ritengo, anche in considerazione dell’affanno che lo potrebbe cogliere nei prossimi giorni.
Ama deve avere un’antipatia particolare verso i Sekiwake, visto che le uniche vittorie le ha soffiate ai vice-Ozeki. Sono due passaggi che giungono tardivi e che non riaccendono le speranze di un risultato positivo, ma almeno lo vediamo fare del sumo attivo. Buona impostazione del match e, finalmente, una certa mobilità continuata, con Miyabiyama che, all’opposto, non trova il metronomo del match. Ama assume un piccolo analgesico contro gli spasmi da sconfitta cronica.
Dopo la sfida tra gli Ozeki, il match migliore del giorno è stato, secondo me, quello tra Dejima e Kotomitsuki. La lunga fase di studio ha generato un finale in cui Dejima ha manifestato tutta la bontà del suo attuale sumo.
Kotomitsuki e Dejima si portano in presa reciproca e si affrontano nel più classico dei confronti d’equilibrio. Sembra che si temano a vicenda, data la lunga militanza, e le gambe rimangono ben distanziate e flesse: il primo movimento diversivo è del Sekiwake, ma Dejima gioca di rimessa e trova la corretta coordinazione per piazzare lo tsukiotoshi vincente.
Kotomitsuki incappa nel secondo default consecutivo, ma l’8-7 è a portata di mano…
Domani avrete lo Chef Marco di ritorno dai successi culinari.
A presto.