Kakuryu in kachi-koshi

La nona giornata dell’Hatsu Basho definisce tre contorni netti: Hakuho (9-0) vince anche su Takekaze e resta splendidamente imbattuto al comando del Torneo; Kakuryu (8-1) raggiunge il k-k e rimane l’unico rikishi che possa creare un minimo d’incertezza per l’assegnazione dello yusho, mentre Kisenosato rimane quello che non completa mai l’apprendistato e si consegna alle nuove bacchettate del Kyokai e dello YDC.
Abbiamo quindi un Ozeki credibile, ma non solo non è il Kid, non è nemmeno giapponese, guarda caso. Per trovare un credibuile oppositore al regno congiunto di Hakuho e di Harumafuji, dobbiamo nuovamente guardare alla fertile Mongolia, terra dove gli Yokozuna e gli Ozeki sembrano fiorire spontaneamente in ogni stagione.
Tokyo si consola parzialmente con il buon 7-2 di Endo, rikishi sul quale tutti gli osservatori e commentatori internazionali fondano le loro speranze di rinascita del sumo indigeno. Questo argomento merita un piccolo approfondimento, secondo me, alla luce delle nuove decisioni commerciali del Kyokai.

Contrariamente a quello che la realtà ci rappresentava, il Kyokai ha iniziato qualche anno fa ad avanzare pretese economiche ingiustificate, tanto da indurre la piattaforma Eurosport di Parigi ad abbandonare la pluriennale e seguitissima programmazione del sumo, con tutte le conseguenza che tutti ben conosciamo. In quel momento, il sumo stava perdendo progressivamente pubblico e popolarità interna, mentre all’estero cresceva la domanda di trasmissioni e notizie aggiornate, come prova la crescita di contatti quotidiani dei siti specializzati. Vedere i palazzi del sumo mezzi vuoti era diventato deprimente e le inquadrature di alcuni Tornei venivano fatte non alzando mai la telecamera dalle prime due file del parterre, altrimenti si sarebbe notato il vuoto desolante degli spalti. Ricordo alcune foto del Kokukigan e di Nagoya che rendevano in pieno questa situazione.

Per loro fortuna, i dirigenri del Kyokai hanno sostituito Asashoryu con Harumafuji ed hanno ottenuto un nuovo successo di pubblico, tentando anche un rilancio d’immagine complessivo, come dimostrano le canzoncine intonate dai vecchi campioni e gli ultimi aggiornamenti del sito. Ma il pezzo forte è stato esibito proprio in occasione di questo Hatsu 2014, con la tassazione inaudita dello streaming sul web.

Alla luce dello scarso tenore tecnico dei rikishi giapponesi e della consolidata colonizzazione mongola, non capisco come il Kyokai abbia pensato ad un passo simile: avrebbe dovuto, semmai, aumentare le prestazioni (come elencato nell’insana richiesta di gabella) ed augurarsi una pioggia di consensi internazionale, inserendo nelle dirette e nelle differite una montagna di pubblicità.

Dopo aver mostrato al mondo il lato deteriore del sumo, con scandali di ogni tipo, corruzione dilagante, scommesse illecite che condizionavano i bouts e discutibili provedimenti disciplinari, gli autarchi in nero hanno la faccia tosta di pretendere il pagamento delle immagini del sumo, invece di offrire un risarcimento per le tante magagne della loro mediocre gestione.

Francamente, il tariffario è un atto indegno di una struttura che si governa e giudica i propri adepti soprattutto in base al decoro comportamentale e al codice d’onore tradizionalmente invocato dal sumo; è l’ennesima conferma che i vertici dirigenziali del sumo non hanno capacità organizzative e decisionali all’altezza del loro ruolo, ritenendo di poter imporre qualsiasi bizzarria a fine di lucro ad una platea planetaria ormai stanca di subire, in nome di chissà quale primato autoreferenziale, le schizofreniche ed antistoriche deliberazioni di una lobby anacronistica e farneticante.