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Tutto quello che abbiamo detto e letto sul Natsu Basho è stato fortemente influenzato dalla grande e sorprendente vittoria di Kyokutenho, che mai era giunto così in alto nella sua carriera. Nemmeno lontanamente vicino allo yusho, direi. Eppure, per quanto ho avuto modo di leggere e sentire in giro, il giudizio unanime è in favore del simpatico M7, da me ribattezzato Kyushotenho. Fin qui, visto il clamore umano, emotivo e sportivo della vicenda, nulla di straordinario se ci troviamo da una settimana con il sumoweb inondato da commenti di esperti, tifosi e curiosi. Ogni singolo bout è stato analizzato, sviscerato ed interpretato come se si trattasse di C.S.I. Tokyo, un nuovo spin-off della celebre serie televisiva.

La giusta e doverosa celebrazione di Tenho ha assunto un contorno del tutto particolare ed è stata improntata soprattutto alla valorizzazione dell’aspetto umano, così fortemente impresso nei nostri occhi all’atto della vittoria finale. La gioia e la commozione espresse dal veterano mongolo hanno raggiunto tutti, facendo risaltare le spiccate virtù di un atleta che ha sempre fatto il proprio dovere sul dohyo ed ha dimostrato di saper sfruttare, alla sua età, l’unica occasione che il sumo gli abbia offerto in 20 anni di carriera. Lo abbiamo abbracciato tutti idealmente, ritengo, ed abbiamo festeggiato con lui un avvenimento che sembrava obiettivamente poco probabile. Raramente il sumo è riuscito a coinvolgerci così tanto. Bravo Tenho, ancora una volta! E bravissimo il nostro Julien a definire con cura i contorni psicologici di questa pagina quasi epica.

Insieme alle lodi, però, sono piovute le critiche, come gli zabuton per l’eminente prestazione contro uno Yokozuna. Una grandinata di critiche, a dirla giusta, e tutte appropriate. Tralasciando i tonanti rimproveri ufficiali dello YDC, già noti a tutti, si è sviluppato tra noi un incessante dibattito sulle prestazioni degli Ozeki e sulle prospettive future della categoria. I richiami allo Yokozuna, per una volta, sono passati inosservati. Cosa succede, dunque agli Ozeki? Anzi, restringendo il campo, cosa succede agli Ozeki incapaci di contrastare un rikishi a fine carriera? Non dovrebbero essere lì a combattere per farsi spazio appena lo Yokozuna dovesse manifestare un minimo cenno di appannamento? Dovrebbero, ma non lo hanno fatto. E non lo ha fatto soprattutto quell’Ozeki che aveva indotto il Giappone intero a credere di poter tornare a vincere dopo tanti anni di dominio straniero. Con la censura a Kisenosato, infatti, è partito il sermone penitenziale dello YDC, mai così condiviso dall’opinione pubblica nipponica e dal pubblico planetario. Non temo ritorsioni nel dire che qualche anziano frequentatore del Ryogoku Kokugikan, fedele depositario delle austere tradizioni giapponesi, avrà pensato di chiedere l’harakiri del Kid, reo di aver dilapidato un vantaggio che avrebbe garantito lo yusho (quasi) a chiunque.

La disfatta di Kisenosato ha dell’incredibile ed ha prodotto lo stesso clamore dello yusho di Tenho. Era ad un passo dalla storia, era sospinto da un’intera nazione e poteva contare su uno score granitico, ma il Kid ha ceduto di schianto, come altre volte, ed ha liberato il cammino agli sfrontati Maegashira, rimuovendo lo sbarramento che connota il suo rango. Le forze mentali gli sono venute meno nel momento più importante della sua carriera sportiva ed hanno lasciato il campo alle osservazioni che da anni ripetiamo sul suo modo di fare sumo. In fondo, gli sarebbe bastato tenere il campo con Tochiozan o Baruto, per non dire della rara occasione di trovarsi di fronte un Hakuho non certo al 100%. Con una sola di queste vittorie, del tutto alla sua portata, avrebbe disputato il playoff: con due, avrebbe la Coppa dell’Imperatore in bacheca. Non si può essere così deboli e manieristici, il sumo è anche creatività ed improvvisazione, a volte. Quando ho commentato la sconfitta con Tochiozan, sapevo che non sarebbe arrivato in fondo, lo sentivo. Con l’amico Pippooshu, molto attento e preciso nelle sue osservazioni, mi sono trovato a tracciare il profilo tecnico di un Kisenosato sempre precario, al quale occorre la perfezione assoluta per dimostrare la propria bravura e vincere. Appena scende un poco d’intensità ed esce dai suoi schemi, il Kid deraglia fragorosamente, rendendosi vulnerabile su tutti i fronti e verso qualunque avversario, mollando sul piano tecnico, fisico e mentale.
Auguriamogli di avere almeno un’altra opportunità e di saperla gestire meglio.

Così, per demerito di alcuni e, comunque, per il grande merito del vincitore, lo yusho ha preso la strada di casa, cioè quella della Mongolia. Ormai avrete capito la ragione del titolo di questo commento post-Basho: con quella di Tenho, le vittorie mongole sono arrivate a 50, da quando Asashoryu conquisto il primo successo, al Kyushu del 2002. Sono 50 su 58 Tornei, da novembre 2002 a maggio 2012, meno di 10 anni. La Mongolia domina con la forza, la tecnica, la classe innata e, da oggi, anche con la giusta dose di opportunismo. Però non era mai accaduto che vincesse un Maegashira mongolo, dato che gli altri tre moschettieri della steppa hanno ottenuto il loro primo successo da Ozeki.

Le vittorie dei Maegashira sono rare, ma non rarissime; in alcuni periodi sono state più frequenti che in altri e la ricerca che ho svolto ha dato risultati piuttosto inaspettati. Dal 1957 ad oggi, cioè dall’ultimo anno con 5 Tornei in poi, gli yusho dei Maegashira sono 17, di cui 4 concentrati tra luglio ’91 e luglio ’92. Iniziò Kotofuji da M13 e concluse Mitoizumi da M1, nomi che nessuno ricorda. Tali successi furono possibili per l’assenza di uno Yokozuna, visto che la promozione di Akebono avverrà solo a gennaio del ’93. E’ da notare anche che tra i vincitori ci sono ben due M14, due M13 e due M12. Solo il Maegashira 14 Tamanoumi, però, può vantare un 15-0.

Sono dunque 50 volte che la coppa più grande che lo sport conosca finisce in Mongolia, ma sfido chiunque a dire che avrebbe scommesso un cent sul nome del rikishi mongolo autore dell’ultimo schiaffo al sumo giapponese. Ci aspettavamo certo Hakuho, avviato verso il record di Kitanoumi e, probabilmente, verso il record assoluto di tutti i tempi. Potevamo forse indicare Harumafuji, che ha sempre bisogno di una lunga pausa tra una yusho e l’altro, oppure credere nel nuovo che avanza e sostenere il nuovo Ozeki Kakuryu, sconfitto al kettei sen di marzo. Invece, sono state le forti braccia di Tenho ad alzare l’ingombrante e pesante trofeo, allontanando un poco il prestigioso traguardo di Hakuho e togliendo ad Haruma un’eventuale possibilità di intravedere la tsuna, YDC permettendo. Kakuryu non era probabilmente all’altezza di ripetere la performance di Osaka.

Pur non essendo un membro dello YDC o del Kyokai, vorrei dire qualcosa sulla prestazione complessiva dello Yokozuna. Il suo inizio è stato orribile, tanto da far ritenere che fosse infortunato; 4 sconfitte in 9 giornate non si vedono spesso. La chiusura non la commento, perché potrei incorrere nel reato di lesa amestà, vista la sceneggiata organizzata per dare il k-k al compatriota Haruma.
Lo Yokozuna ha chiuso quindi con un misero 10-5 e non ha mai lottato per lo yusho: se non ci avessero pensato gli Ozeki ad attrarre tutta l’attenzione dei guardiani della tradizione e del decoro del sumo, gli sarerbbe toccata una severa rampogna. I cerberi castigatori dello YDC non gli avrebbero certo risparmiato un forte richiamo all’impegno che il suo rango comporta, al dovere di farsi trovare sempre in forma, ecc. Per sua fortuna, gli Ozeki hanno fatto peggio, molto peggio, come detto, pero Hakuho non può pensare di farla franca anche con lo YSC, Yokozuna Sumo.it Council, di cui mi sono autonominato chairman…

Hakuho aveva vinto in extremis l’Haru Basho grazie alla genrosità dell’inesperto Kakuryu, caduto ad un passo dallo storico traguardo come Dorando Petri, e ricordo che quasi tutti i membri del neonato YSC avevano espresso molti dubbi sulle stravaganze tattiche dello Yokozuna, come certi tachi ai con partenza dall’atrio dell’Osaka Prefectural Gymnasium. Le sconfitte del Natsu Basho sono sembrate troppe e causate da alcuni limiti di preparazione dei bouts. Hakuho si è fatto troppo spesso sorprendere fuori equilibrio e senza efficaci contromosse agli attacchi degli avversari, dimostrando, in alcuni casi, un certo distacco dall’evento in corso. Si è riproposto con energia contro gli Ozeki, a parte l’ultimo match, ma con lo score già compromesso e ridottissima resistenza da parte degli opponenti, come rimarcato dall’organismo ufficiale di controllo.
A voler essere davvero puntiglioso, direi, a nome dello YSC che presiedo, che mi sembra più grave trovare lo Yokozuna fuori da un kettei sen raggiungibile con ben 3 sconfitte, piuttosto che dover constatare la cronica arrendevolezza di alcuni Ozeki.
Hakuho non ha saputo contenere il numero delle sconfitte entro un limite che per lui sarebbe già ampio, così da partecipare allo spareggio e farsi valere come ad Osaka. Queste considerazioni seguono i criteri solitamente imposti dallo YDC, ad esempio nel caso di un Ozeki che punti alla promozione dopo uno yusho.
Hakuho non mi è piaciuto, insomma, e non mi era piaciuto neppure a marzo; troppe pause tecniche e colpevoli distrazioni.

Avendo già scudisciato e messo in castigo Kisenosato, dedico l’ultimo paragrafo agli altri Ozeki. Abbiamo dibattuto sul loro scarso impegno e sulla necessità di rifondare le regole che mantengono un Ozeki nel suo rango, visto che regole attuali sono sistematicamente disattese da molti anni. Con il minimo sindacale raggiunto al Senshuraku, ed in modo talvolta equivoco, non si possono tenere in carica dei marcantoni incapaci di puntare alla tsuna. Combattere per uno striminzito kachi-koshi non è di sicuro l’obiettivo per cui sono stati eletti a guardia delle eventuali amnesie dello Yokozuna. Lo YDC è stato chiaro e credo che qualcosa accadrà, da qui alla fine dell’anno, però lo stesso nobile collegio ha tollerato questa situazione per troppo tempo senza adottare alcun provvedimento normativo o disciplinare, restando sempre in un limbo decisionale che ha danneggiato il sumo. Sarebbe bastato dichiarare kabodan un Ozeki fermo da 2 Tornei sull’8-7, oppure pretendere almeno 9 vittorie di media nel corso dell’anno, fatta eccezione per i ritiri motivati.
A me sembra che gli Ozeki abbiano molte più occasioni di vincere che in passato, per non contare il fatto che sono tanti e dovrebbero mettere alla frusta lo Yokozuna ad ogni Torneo. Allo stato attuale, invece, non riescono a mantenere il loro sumo ad alto livello per due Tornei consecutivi e non colgono mai il momento offerto loro per superare la barriera che rappresentano ed indossare la tsuna.

A voi la parola, onorevoli membri dello YSC.