Sumo da oratorio

Se in Giappone esistessero le parrocchie nostrane, ed i relativi oratori che tutti gli ex-ragazzi della mia età hanno frequentato, potremmo dire che alcune delle prestazioni del post-Nakabi sono da classificare nella categoria dilettanti. Kisenosato e Kotooshu hanno presentato il peggio di sè e sono caduti miseramente e senza mostrare alcun segno di grinta o capacità tattica. L’Ozeki europeo è sempre più dimesso ed arrendevole, mentre il Sekiwake giapponese accetta l’invito al ballo liscio di un furbissimo Aminishiki e getta alle ortiche un match già vinto. Bravi gli avversari, è chiaro, ma la differenza nel banzuke dovrebbe pur valere qualcosa, mi sembra. Una distrazione può accadere, un risultato imprevisto e frutto di una prestazione straordinaria dell’avversario pure, ma non è concepibile che Kisenosato non conosca le insidie di un vecchio volpone come Aminishiki e si perda nel vortice di piroette che ci è toccato sopportare in streaming dal Giappone. Le troppe delusioni mi portano a bocciare il taletino nipponico per l’ennesima volta.
Kotooshu è smarrito come Alice in wonderland e prende la paga da chiunque, anche da un Asasekiryu scomparso per anni tra i Makuuchi di seconda fascia. “Senza la merenda si fa brutta la faccenda”, cantavano i Rokes di Shell Shapiro, travestiti da indiani, in un celebre musical televisivo a puntate degli anni settanta: sembra che Kotooshu non abbia chi gli prepari adeguatamente lo spuntino pomeridiano, tanto è debole sul dohyo. La seconda strofa della canzoncina di prima recitava: “senza un buon tamburo, non te ne puoi andar sicuro”, ed anche lì siamo proprio sprovvisti, intendendo lo strumento a percussione come avviso di battaglia e modo per dare la carica prima dello scontro.

Baruto batte Kaio con pazienza e buona intelligenza, facendo sedimentare lo stazionamento a centro dohyo fino allo scossone che porta il Decano ad arrendersi per esaurimento scorte.
Hakuho e Kakuryu, invece, tornano al campetto dietro la parrocchia e si azzuffano disordinatamente per diversi secondi prima di dare un senso al loro match e vedersela tra veri rikishi. Lo Yokozuna prevale di classe e potenza, ma il compatriota non sfigura affatto.

Una voce femminile continua ad ingentilire il sumo di Tokyo, sempre intorno alla fine della giornata: sarà la moglie di Kotooshu che gli ricorda di mettere le pattine?