La notizia del rifiuto di ospitare Asashoryu da parte di una delle più importanti scuole di sumo mi lascia amareggiato e disgustato per come i giapponesi stiano trattando lo Yokozuna. Tutto questo avviene mentre sto concludendo le mie note personali sul Kyushu Basho e vi confesso che tale ipocrisia supera ogni mio limite di sopportazione.
Quando i palazzi del sumo saranno definitivamente vuoti e quei pochi puristi pluriottuagenari avranno di che bearsi per le gesta degli indigeni che poco avranno a che vedere con il vero sumo, e non dovremo aspettare molto, allora il vero godimento dell’anima troverà il suo massimo appagamento e rimarrà definitivamente blindato nella terra di Amaterasu, come sembra evidente che i suoi illegittimi figli vogliano ad ogni costo.
Ottima operazione di marketing, uomini in nero: se già in partenza non ritenevate congrua l’umiliazione inflitta ad Asashoryu ed avevate predisposto l’ennesimo agguato mediatico, potevate impedirgli di rientrare e squalificarlo per sempre ad agosto, togliendoli rango, titoli e beni, come nel medio evo dantesco.
La vicinanza di Asashoryu ai primati intangibili dei rikishi nipponici sta portando i gerarchi del sumo verso il ridicolo.