(Molto) Post Basho Report

“Posso rinunciare a tutto ma non al superfluo”
Oscar Wilde

Come tutti voi, anch’io ho le mie priorità: la famiglia, il lavoro, gli amici, lo svago ed il sumo (non necessariamente nello stesso ordine). Nell’ambito del sumo, poi, esistono delle precise gerarchie emozionali: tecnica, intelligenza e prontezza tattica, dinamismo fisico e spettacolarità. Non sempre risulta possibile ottenere una perfetta miscela di tutti gli elementi, purtroppo, come non sempre si riesce a rintracciarne almeno una parte. Quando manca l’essenziale, poi, la carestia aggredisce il senso estetico e prosciuga l’entusiasmo. Gli ultimi due Tornei sono stati vissuti in forma precaria da quasi tutti noi, me per primo, e se non fosse stato per i lampi del carneade Goeido e del semi-redivivo Chiyotaikai, avremmo quasi assegnato lo yusho al Nakabi. In fondo, direte voi, ha vinto lo Yokozuna, esattamente come negli ultimi cinque anni, più o meno. Cosa è mancato? L’ho citato in premessa…

Chiusura di una stagione quasi inverosimile e troppo esagerata per essere considerata unica. L’henka al kettei-sen di Hakuho, la sua promozione a Yokozuna, la ripresa del potere da parte di Asashoryu, la sua controversa squalifica e la consegna al collega di due yusho in parte rivedibili. La storia del sumo non aveva registrato tanti colpi di scena dai tempi di Futahaguro, probabilmente, e per noi occidentali ci sarà da mettere in conto anche la probabile perdita del rango da parte del primo Ozeki europeo, se non accadrà un miracolo a gennaio. Ma i miracoli, si sa, non sono così frequenti come vorremmo.
L’ultimo atto della stagione ha finito per confermare le mie previsioni: Hakuho vince grazie alla dominanza di un fisico superiore, ma un 12-3 non lo perdonerei neanche a Raiden. In più, come corredo, la vittoria è giunta con una sconfitta tanto netta quanto ininfluente, visto il ritiro di Aiace-Chiyotaikai. Non fraintendetemi: apprezzo Hakuho come pochi e l’ho visto sorgere all’orizzonte ben prima di altri, però sono incontentabile come i protagonisti di un carosello dei miei tempi e vorrei che il sumo mi desse sempre le forti suggestioni che pretendo da un interesse alternativo a quelli d’obbligo.

Lo Yokozuna abilitato al dohyo ha vinto il suo quinto titolo esibendo un sumo prevalentemente di sostanza e con alcuni acuti da Grande Campione, ma senza dover ricorrere a tutte le sue prerogative tecniche, a parte, secondo me, il match con Chiyotaikai: detto così, se ne possono trarre un paio di considerazioni. La prima, superficiale, che non ci sono avversari alla sua altezza, argomento che porta inevitabilmente ad impoverire i successi di entrambi gli Yokozuna in carica e che detesto profondamente. La seconda, più ragionata, che la trasformazione del sumo di Hakuho è modellata sulla sua volontà di trascurare alcune regole del potere e portare a casa le vittorie a qualsiasi condizione. Come dissi in sede di presentazione, tale atteggiamento potrebbe portare Hakuho ad essere ancor più dominante dello stesso Asashoryu, a mio modesto parere. Dove voglio arrivare con questo arzigogolo di pensieri? Vorrei semplicemente farvi osservare che tutti gli Yokozuna del passato, tolta qualche rara e specifica eccezione, hanno vinto i loro primi yusho dopo l’incoronazione con vari zensho e 14-1, Hakuho no. E non c’era Asashoryu. Ditemi, allora, quanto pesano questi drappi rispetto a quelli che abbiamo visto vincere a Kaio, Tochiazuma, Chiyotaikai, Musoyama e Kotomitsuki (prego i lettori di andare a leggere i banzuke di quei Tornei). Non solo. Asashoryu tornerà a gennaio senza darci riferimenti precisi: Hakuho sarà in grado di imporsi con manifesta superiorità?

A conforto delle mie opinioni, del tutto non condivisibili parzialmente, cito un esempio: anche quando è stato impegnato allo spasimo (Natsu 2004, Nagoya ed Aki 2005), Asashoryu non ci ha mai privati di quel mix di rare qualità che hanno portato molti di voi ad avvicinarsi al sumo. Al contrario, ha sempre dato il meglio di sè nei momenti topici della sua carriera, sublimando in pochi secondi il concetto più elevato di arte e forza nel sumo. In poche parole, non ha mai speculato, tranne forse in occasione del famigerato ketaguri ai danni di Kisenosato (comunque non un henka vero e proprio). Non che sia mia intenzione rimettere in discussione tutto il sumo degli ultimi quatto anni, cosa che avrebbe comunque un significato riepilogativo ed istruttivo per tutti noi, però mi preme porre in risalto quei comportamenti che compongono la figura integrale dei due rikishi al vertice del banzuke. Razionalmente.

Hakuho, dunque, vince e si mette in buona posizione nella classifica generale degli yusho; spero che qualcuno lo avverta di prepararsi per tempo a ciò che potrebbe capitargli nel momento in cui dovesse arrivare intorno ai 20…
Perde tre bouts, due dei quali con quelli che possiamo considerare i suoi peggiori incubi: Ama e Kotomitsuki. Hakuho ha però affrontato il Senshuraku con la vittoria già assegnata, e questo potrebbe averlo distratto dal match. Non credo che lo Yokozuna abbia limitato il suo impegno, non sarebbe da lui, e le immagini non lo rivelano in alcun modo, però un piccolo calo di tensione potrebbe esserci stato. E’ già accaduto altre volte. Sta di fatto che Kotomitsuki l’ha maltrattato per la seconda volta in cinque mesi, fatto che ritengo estremamente interessante. Quanto ad Ama, la sua capacità di colpire a freddo Godzilla-Hakuho è ormai proverbiale. Devo rilevare, comunque, un fugace ritorno del giovane Yokozuna al bel sumo del suo approdo tra gli Ozeki, quello, per intenderci, che gli aveva permesso di essere ammirato e vincente. Oggi è essenziale, fiducioso nei suoi immensi mezzi fisici, veloce ed altrettanto vincente: talvolta lo vedo indeciso, ma potrebbe soltanto essere un’apparenza dovuta alla grande reattività di cui dispone e che lo mette quasi sempre al riparo dalle insidie di quei rikishi che lo attaccano in mobilità con spostamenti laterali e prese sfuggenti. In alcune occasioni, infine, ho notato una particolare gestione del movimento di gambe, con qualche tendenza ad uscire dall’equilibrio creato dal baricentro basso. In questi dettagli, per un qualsiasi altro rikishi, potremmo trovare la causa di un paio di sconfitte in più: per Hakuho, invece, si tratta di imperfezioni praticamente ininfluenti.
Classe, grinta ed intimidazione, e lo yusho è servito!

Dopo molto tempo, non vado nemmeno a cercare le statistiche, Chiyotaikai torna a farsi valere per lo yusho, abitudine persa troppo presto. A forza di spingere e rullare le braccia come un autolavaggio, il buon Aiachiyo è quasi riuscito ad impensierire il prodigioso Hakuho, ma gli è mancato lo sprint alla Cipollini. Non ci sono novità tecnico-tattiche da segnalare, ovviamente, solo la buona striscia di vittorie che ha illuso tutti in funzione agonistica. Una volta per tutte, comunque, vale la pena di chiarire la questione già trattata infinitamente sulle doti dell’Ozeki a 78 giri. Nessuno di noi, men che meno il sottoscritto, si sognerebbe mai di mancare di rispetto ad un rikishi così longevo e dotato, e mai nessuno si azzarderebbe a schernirlo o, peggio, deriderlo per la sua condotta sul dohyo; egli esalta una tecnica in cui tutti si cimentano, ma che vede solo pochissimi arrivare alla perfezione. Chiyotaikai è l’artefice inconfondibile dello tsuppari, proprio come Kaio lo è stato per l’uwatenage e Wakanosato per lo tsuridashi (per citare esempi ancora in attività). Portare quei colpi ad alta velocità è cosa assai impegnativa, lo dimostra il fatto che attualmente l’unico a poter opporre altrettanta maestria sia Asashoryu. L’unico appunto che possiamo muovere al frenetico mulinatore, con tranquilla evidenza, è che questo assetto così ripetitivo non ha alternative, comportando un’inevitabile debolezza qualora l’avversario abbia in serbo le giuste contromisure. Per la prima volta in tanti Tornei, comunque, Chiyotaikai ha concluso quasi tutto il percorso quindicinale ad altissimo livello e senza la troppo ricorrente crisi post-Nakabi. E’ stato molto sfortunato, bisogna ammetterlo, ma è importante ricordare che il match con Hakuho ha dato lustro ad entrambi ed ha convalidato il ruolo dello Yokozuna.

Quando un Komusubi conclude un Torneo vincendo, rimane sempre un’impressione positiva: se lo score è in doppia cifra vincente per la seconda volta consecutiva, gli elogi sono esponenziali. Ama concretizza un lavoro di grande impegno fisico e mentale, compie un paio di leggerezze evitabili – e senza le quali avrebbe avuto il ruolo di Chiyotaikai – e torna a battere lo Yokozuna. Un bilancio così lo vorrebbero anche certi Sanyaku stagionati…
Prendiamo in esame alcuni dettagli.
Il peso ha sempre portato molti osservatori allo scetticismo circa la carriera di Ama: i bouts contro Wakanosato, Baruto e Tokitenku dimostrerebbero il contrario. Autoritario e deciso, Ama non ha sentito alcun deficit di massa. Se ci spostiamo sulle vittorie più prestigiose, poi, non possiamo non cogliere lo spessore del sumo espresso dal giovane Komusubi mongolo. La decisa manovra d’inibizione dell’attacco di Hakuho, comprendente il colpo sui polsi dello Yokozuna appena dopo il tachi-ai, appare come il frutto di uno splendido approccio al match. Le assordanti ondate offensive nei confronti di Kotomitsuki, del resto, avevano precedentemente fornito le credenziali dell’ex-acciughino dei Makuuchi.
Ama non deve mollare, non deve sentirsi realizzato e persistere nell’affrontare i bouts fuori da schemi precisi, vero punto di forza del talentino mongolo. Se ravvisiamo ancora le pecche commesse contro Asasekiryu e Kotoshogiku, è ragionevole credere che esista qualche colpevole pausa nella concentrazione, altrimenti non si spiegherebbe il lusinghiero risultato complessivo nei confronti dei Sanyaku. Gli spunti d’eccellenza esibiti con i migliori del banzuke, e ripetuti nel tempo, avranno l’immediato riscontro della sacrosanta promozione, ma soprattutto daranno ad Ama lo status necessario per occupare una casella non casuale del banzuke: non più saliscendi estemporanei e prestazioni accompagnate dall’incoraggiamento di chi vede in lui solo il Davide del sumo, bensì una strutturale e stabile presenza con tanto di galloni da rispettare. E lo Shukun-sho è in bacheca per la seconda volta.

La promozione ad Ozeki ha fatto innalzare la periodicità di Kotomitsuki in accordo con il suo nuovo rango: quello che era stato per quasi due stagioni il suo record fisso da Sekiwake, il famoso 8-7, si sta assestando sul ben più nobile 10-5 da Ozeki. Le due vittorie in più sono però riscontrate da sconfitte pesanti con i due colleghi che gli sono destinati dal calendario (ricordiamoci che non può incontrare Kotooshu in quanto appartenente alla sua stessa scuola). Ama lo ha castigato nettamente, mentre l’altro Komusubi gliel’ha evitato la stessa motivazione citata per Kotooshu. I Sekiwake li ha gestiti in pareggio.
Brilla il successo su Hakuho, tanto sfavillante quanto fortemente cercato e voluto. L’espressione dello Yokozuna, a fine match, mi è sembrata alquanto significativa. Prima di allora, Kotomitsuki, il quale aveva i suoi problemini fisici a causa dei fastidiosi calcoli biliari, era incappato in una striscia negativa di tre sconfitte (Chiyotaikai, Aminishiki e Kaio) e sembrava aver smarrito la via della vittoria, ma la sfida con lo Yokozuna deve aver risvegliato il suo fiero animo guerriero, come se si fosse risparmiato in vista del grande evento. Combattesse sempre così, non ce ne sarebbe (quasi) per nessuno, ma gli Yokozuna nel banzuke sono soltanto due, purtroppo…
Ben diversamente, come detto, aveva affrontato Kaio e, soprattutto, Aminishiki, due avversari che avrebbe potuto battere. Con il Decano, apparso in buonissima forma, Kotomitsuki ha impattato leggermente in ritardo al tachi-ai e si è ritrovato le mani dell’avversario sul mawashi senza poter raggiungere, a sua volta, alcuna presa. A peggiorare le cose, Kaio si è piantato a terra spingendo con vigore, ha alzato le braccia sotto le ascelle del Broncioso ed ha definitivamente sbarrato la strada ad ogni velleità di recupero. L’errore iniziale, dovuto ad una scelta impropria, si è rivelato fatale.
Con Aminishiki, dopo tre esitazioni al tachi-ai, l’Ozeki si è fatto sorprendere fuori assetto con i piedi ed ha subìto passivamente il movimento laterale, verso sinistra, del Sekiwake, lasciandosi portare in rotazione fino al tawara ed oltre. La sbandata d’incontro non mi è piaciuta, non è da Ozeki, pur senza negare lo pseudo-henka operato furbescamente da Aminishiki.
Bravo Kotomitsuki, in definitiva: la carica d’aggressività non deve mai calare di tono.

Chiudo il mio commento con Baruto. Porta a casa un ottimo 11-4, tiene abbastanza bene il ritmo nelle retrovie, prende le giuste mazzate dai Sanyaku e vince il Kanto-sho.
Ricordo quanto ho discusso con Marco DD dopo le sconfitte per mano di Kakizoe e Roho. Nel primo caso, Barutone aveva ancora i femori paralleli al dohyo quando Kakizoe era già proiettato contro di lui e lo sbilanciava arretrando immediatamente dopo. I riflessi dell’estone non sono stati proprio fulminei…
Contro Roho, invece, anche mia nonna avrebbe previsto l’henka; perchè il viso pallido del Baltico non ha riflettuto quel centesimo di secondo in più? Errori banali, evitabili e persistenti. Baruto rischia di rimanere un’incompiuta di lusso, visti i mezzi fisici di cui dispone. A diretto confronto con i Sanyaku, poi, cede regolarmente e senza condizioni.
Andando incontro alla possibile perdita di un Ozeki, la Vecchia Europa si aggrappa al corpulento Orso Bianco sub-polare per sperare in una nuova rappresentanza d’elite.

Sayonara.