Dalla Monarchia al Diumvirato

Il Natsu che si è appena concluso verrà sicuramente consegnato agli annali della storia del sumo, dato che ha sancito la consacrazione di un nuovo Yokozuna, evento che non si ripeteva da più di 4 anni (risaliva infatti al gennaio 2003 l’ultima conquista della tsuna ad opera di Asashoryu) e che si è verificato solo 69 volte in tutto.
A partire dal luglio prossimo, quindi, i banzuke saranno più bilanciati per la presenza di uno Yokozuna anche nella parte west e la quindicesima giornata di ogni onbasho sarà caratterizzata, di regola, dallo scontro fra i due Yokozuna mongoli Asashoryu ed Hakuho.

Hakuho arriva alla tsuna nel modo migliore (con uno zensho yusho) e riscattando l’henka del Playoff dello scorso Haru, che gli aveva consegnato sì lo yusho, ma che aveva anche, innegabilmente, lasciato l’amaro in bocca a molti di noi.
Il percorso netto (completamento naturale dell’impressione di assoluto dominio data dal neo-Yokozuna) riempie infatti di contenuti il secondo yusho consecutivo del mongolo (tre in tutto i titoli conquistati finora), che così entra nell’Olimpo del Sumo dalla porta principale e senza sfruttare la più volte manifesta benevolenza dello YDC, già più che incline a concedergli la tsuna, anche in assenza dell’affermazione assoluta sul dohyo del Kokugikan.
Quest’anno, dopo il deludente 10-5 dell’Hatsu (ma il mongolo era al rientro dopo aver saltato il Kyushu per infortunio ed aver concluso in modo fallimentare, con uno striminzito 8-7, il precedente Aki), Hakuho ha cambiato marcia a partire dalla seconda giornata dell’Haru: la sconfitta con Kisenosato fa in una certa qual misura da spartiacque nel rendimento del rikishi mongolo che di lì in avanti ha concesso 1 solo bout (ma ad Asashoryu) sui 30 disputati (se includiamo anche il Playoff di marzo).

Hakuho arriva alla tsuna a poco più di 22 anni, dopo essere stato preso in considerazione per la promozione dallo YDC già a partire da Nagoya 2006. La mancata concessione della tsuna a seguito del 13-2 di luglio, aveva, però, determinato una sorta di crollo psicologico del giovane mongolo che si era prodotto in una serie di risultati davvero deludenti (visti gli avversari che lo avevano costretto alla sconfitta).
Con il Natsu arriva però evidentissimo il cambiamento. L’Ozeki, che si presenta sul dohyo in condizioni fisiche davvero impressionanti (molto più massiccio che in precedenza) non perde più un colpo (dimostrando tra l’altro di aver superato quella sorta di monocordicità tecnico-tattica che gli avevamo criticato nel recente passato) e si dimostra avversario al quale Asashoryu non è probabilmente più avvezzo da troppo tempo.

L’ascesa di Hakuho alla tsuna non può infatti esimersi dal parallelo con il “nuovo” atteggiamento sul dohyo di Asashoryu.
All’esplosione di Hakuho ha fatto da contro altare una nuova ed inconsueta (ma soprattutto impensabile, visti i precedenti) “fragilità” psicologica dello Yokozuna. Asashoryu, per molti scosso dalle “chiacchiere di sumopoli”, molto più probabilmente indispettito dall’atteggiamento ostile di gyoji e shimpan (e quindi del Kyokai) e sicuramente preoccupato per lo strapotere manifestato sul dohyo dal suo contendente, ha di botto “mollato” e si è prodotto in alcuni bouts sconclusionati, come mai gli avevamo visto fare.
Asashoryu è tornato sè stesso solo in occasione del confronto con Hakuho dello Shensuraku, dando vita ad un incontro davvero spettacolare e di altissimo livello. Una sconfitta con Hakuho ci può sempre stare; lo Yokozuna aveva infatti già perso in passato (4 volte per l’esattezza) con il giovane mongolo, ma sempre per la bravura dell’avversario e così è stato anche in quest’ultima occasione.

Il Natsu di Asashoryu è sicuramente deludente nei numeri. Per trovare un altro 10-5 dobbiamo tornare al suo primo onbasho (Haru 2003) da Yokozuna (strana coincidenza che abbia ripetuto lo stesso score in occasione della sua ultima apparizione da Yokozuna solitario); peggio aveva fatto solo con il 9-6 dell’Aki 2004 (lasciamo stare i basho nei quali si è ritirato o ha rimediato squalifiche).
Da uno Yokozuna ci si aspetta sempre che lotti per lo yusho (così come che gli Ozeki vadano con regolarità oltre le 11 affermazioni), ma non mi sentirei di dire che Asashoryu non lo abbia fatto anche in occasione di questo onbasho di maggio.
Fino alla 12a giornata il Dragone Blu era ancora nettamente in corsa almeno per il Playoff. La sconfitta con Chiyotaikai lo ha indubbiamente messo fuori dai giochi e lo ha scaricato psicologicamente (non ci fosse stata la contestabilissima e non chiarissima sconfitta alla 10a con Aminishiki le cose sarebbero state, forse, diverse e magari lo Yokozuna avrebbe continuato a lottare fino allo scontro diretto con Hakuho).

A mio modo di vedere ci può stare che anche uno Yokozuna (che è pur sempre un uomo) arrivato ad un certo punto molli, specie in circostanze particolari come questa. Perchè non mi si venga a dire che Asashoryu abbia accolto benevolmente la conquista della tsuna da parte di Hakuho. L’Asashoryu guerriero, che ci ha mirabilmente descritto Julien, avrà avuto un vero e proprio travaso di bile (a me sarebbe successo di sicuro) alla constatazione che non sarebbe più (e ribadisco più!) stato l’unico ed incontrastato Yokozuna. Concepibili (ed, almeno per me, perdonabili) quindi i passaggi a vuoto delle ultime giornate (e ricordiamo comunque che lo Yokozuna è pur sempre sceso dal dohyo a capo chino di fronte ad Ozeki e non rikishi di rango minore).

Difficile prevedere a questo punto cosa accadrà nell’immediato futuro. Ad un certo punto del basho Asashoryu ha mostrato una vistosissima fasciatura al braccio destro (e non è la prima volta che lo vediamo in queste condizioni a partire dal Natsu 2006), ma la vera entità del probabile infortunio non la conosciamo (e forse non la conosceremo mai) e quindi non possiamo stimarne l’impatto sulle future prestazioni del rappresentante della Takasago Beya.
L’arrivo di questo nuovo Yokozuna non è però (purtroppo) la punta dell’iceberg di un ricambio generazionale. Il banzuke è, da troppo tempo, pieno di vecchi leoni mai minacciati seriamente da nuove leve capaci di andare oltre il ruolo di sporadiche meteore.
I risultati di questo Natsu ne sono l’emblema: Chiyotaikai e Kaio entrambi in doppia cifra; il vecchio Kotomitsuki seriamente candidato al rango di Ozeki; il kanto-sho che va al vetusto ex-Ozeki Dejima, che si produce addirittura in un rilucente 12-3 finale; gli altri premi che vanno ad Asasekiryu ed Aminishiki, certo non due ragazzini alle prime armi.
Per l’ennesima volta, poi, ci troveremo a fare calcoli e commentare ingressi nel Sanyaku “non proprio ortodossi”, con un Aminishiki che potrebbe (con un semplice 9-6) balzare addirittura da M4 a Komusubi, visto che sia Toyonoshima che Kotoshogiku sono andati in make-koshi e che, come ormai avviene da troppo tempo, i Maegashira di primissimo livello hanno di nuovo fallito clamorosamente la prova.

Che questa “povertà” del banzuke abbia in misura consistente favorito l’affermazione di Hakuho credo sia oggettivo. Ai suoi tempi Asashoryu arrivò alla tsuna condividendo il dohyo con Musashimaru, Takanohana, Musoyama ed i giovani e già vincenti Kaio, Chiyotaikai e Tochiazuma. Tutti rikishi che non trovano equivalenti fra quelli che calcano oggi le sabbie del Paese del Sol Levante.

Quello che ci potrebbe aspettare è pertanto un altro lungo periodo dominato da due Yokozuna invece che da uno solo. Di sicuro una situazione nuova per Asashoryu, da troppo abituato a confrontarsi con avversari non del suo livello, e, per gli stessi motivi, una situazione favorevole per il neo-Yokozuna Hakuho.