L’inganno

La brutta stagione del sumo è iniziata con la pubblicazione della sensazionale notizia sulla corruzione da parte di Asashoryu ed ha avuto il suo epilogo, per il momento, con kettei-sen che ha assegnato l’ultimo yusho.
Nessuno di noi vuole affermare verità scolpite nel bronzo ed ergersi a giudice inappellabile, dato che neanche lo YDC è in grado di farlo, ma bisogna dare un senso più compiuto alle nostre divagazioni e speculazioni sul sumo e sulle vicende dell’Haru appena concluso.
Nessuno di noi ha assistito con indifferenza allo scambio di colpi proibiti, a distanza e direttamente, tra Asashoryu ed Hakuho, vale a dire tra lo chi è gia Yokozuna e colui che risulta essere il maggior indiziato di diventarlo.
Nessuno di noi può sentirsi in pace con sè stesso e lasciarsi alle spalle tutta la faccenda in attesa del Natsu senza forzare la propria concezione del giusto e dell’ingiusto.
Nessuno di noi vuole credere ai complotti, nè a quelli della stampa scandalistica, a corto di scoop, nè a quelli per accomodare vittorie e tornei per portare nel sumo un equilibrio che manca da quattro anni.
Ognuno di noi può, viceversa, decidere a quale livello di valutazione fermarsi: se il sumo è un interesse saltuario e poco accattivante, può bastare la prima fase di esperienza. I giudizi troppo articolati non sono graditi nè interessanti.
Se, invece, esiste una maggiore curiosità e si è portati a voler verificare ciò che desta interesse, insieme ad una rilevante componente masochista, allora si può continuare a leggere questo commento.
Vediamo, dunque, cosa c’è di veramente concreto e basiamoci esclusivamente sulle prove inoppugnabili.

Lo YDC ha criticato aspramente Asashoryu per l’henka su Chiyotaikai: sacrosanto provvedimento, non c’è dubbio. Altra critica è giunta per l’henka di Hakuho, con la motivazione che si è trattato di un eccesso, in un solo giorno, per il pubblico. Lo YDC non ha colto alcuna irregolarità nel match di sabato fra i due mongoli in lizza per lo yusho: ci mancherebbe altro, non c’è notizia di una smentita a tavolino dei fatti accaduti sul dohyo, ma ciò non significa che quei fatti siano regolari al 100%.
Ho letto tutti i vostri interventi sull’argomento e sono dell’idea che Mike Wesemann abbia un palato talmente raffinato da poter ravvisare tracce di adulterazione nella più completa genuinità. Però ragionateci ancora un attimo: a chi poteva giovare il prolungamento del torneo fino a domenica? La decisione di far combattere i due nemici giurati alla 14a giornata è stata molto contrastata, all’interno del Kyokai: si è trattato solamente di una concezione soggettiva del calendario, con conseguente divisione di pareri, oppure, trattandosi di regole oggettive e (quasi) sempre seguite, si è voluto cambiare in funzione di qualcos’altro che non fosse la normale disciplina seguita dal Kyokai? Coma ho detto, non siamo portati a credere ai complotti a ripetizione; certo che però di cose strane ne sono successe, ad Osaka. Fin dai primi giorni.

Hakuho si è dunque rimesso in piena corsa per la tsuna. Combattendo sempre così, sarà Yokozuna a luglio. Due sconfitte inusitate di Asashoryu gli hanno messo le ali ai piedi e lo hanno fatto viaggiare leggero anche quando a comandare le operazioni c’era ancora Tochiazuma: nessuno poteva credere che Hakuho cedesse al collega giapponese, tanto meno dopo l’ampia dimostrazione di vitalità agonistica e tonicità fisica che ha fatto seguito alla sconfitta della prima giornata. Hakuho ha fatto tutto molto bene, da quel momento in poi, dimostrandosi fin troppo esuberante e carico, in certe circostanze, ma senza raggiungere le vette d’intimidazione post-bout di Asashoryu.
Qualcosa è però scattato alla vigilia del playoff, forse per lo straripante desiderio di mettersi in linea con tutti gli atteggiamenti dello Yokozuna, henka compreso, e farlo riflettere sull’inevitabile compartecipazione ai prossimi yusho. In qualunque caso, le qualità tecniche di Hakuho hanno avuto modo di esprimersi con strappi impressionanti e decisioni tattiche mai azzardate, anzi fin troppo regolate. E’ sembrato, a tratti, che Hakuho volesse ottenere la massima resa con la minima spesa, fattore di capitale importanza per evitare infortuni ed inutili dispendi d’energie. La bassa qualità del sumo e la scarsa resistenza dei suoi avversari, in certi casi ben più reattivi contro Asashoryu, gli hanno facilitato le cose. Hakuho ha sempre sogghignato e saltellato, dopo i suoi bouts, palesando una sicurezza infranta solo dallo Yokozuna – e solo temporaneamente. Ha tenuto costantemente sotto controllo le mosse degli altri rikishi in maniera scientifica, osservando braccia, mani e piedi a seconda del tipo di sumo più congeniale all’avversario. Mi ha impressionato il match contro Chiyotaikai, in particolare, in quanto ho visto Hakuho non togliere lo sguardo dalle armi dell’Ozeki neo-kabodan e negargli anche la minima possibilità di avvicinamento, spingendogli mani verso il basso al primo tentativo di contatto.
Dopo le alterne vicende di fine 2006 ed inizio 2007, Hakuho ha confermato che questa parte dell’anno gli è favorevole, sia tecnicamente che agonisticamente. La spinta ad affermarsi ha avuto una seria complicità da parte degli appartenenti alla “Setta del kachi-koshi quando proprio non se ne può fare a meno”, oscura organizzazione formata dai Sanyaku per screditare chiunque vinca uno yusho e svilirne i contenuti per assenza di competizione. Con l’Haru 2007, questa società autolesionista ha praticamente raggiunto lo scopo sociale: fatta eccezione per Kotomitsuki, infatti, i punteggi sono deprimenti ed in questo il Sekiwake-a-vita ha voluto essere ancora una volta contraddittorio. Si è adeguato subito anche Kotoshogiku, mentre Ama ha compiuto un atto di ribellione che potrebbe essere punito con la promozione.
Anche per Hakuho, come già fu per Asashoryu, si sentiranno lontani echi di voci che negheranno la sua grandezza e ne sminuiranno i successi, a parte il fatto che dovrà battere Asashoryu, ogni tanto, e non con un henka. Per quanto mi riguarda, temo che avremo diversi Tornei con i due mongoli davanti a fare i protagonisti e le comparse del banzuke dietro, a meno che Homasho e Tochiozan, per non dire di qualche sopravvissuto del Sanyaku, non facciano brutti scherzi e si vogliano intrufolare di nuovo sul podio del sumo.

La cosa che più dispiace, e che non dovrà mai più ripetersi, è il disprezzo verso certi avversari e verso il pubblico. I colpevoli li conosciamo, però non abbiamo mai trattato tanto a lungo l’argomento come in questi ultimi giorni. Quando gli henka provengono da Roho e Miyabiyama, piuttosto che da Tochiazuma e Kotooshu, abbiamo un diverso grado di disappunto, dettato dal livello del rikishi e dalla sua posizione in graduatoria. La sortita di Asashoryu ed Hakuho nel lato oscuro della forza, invece, ci ha procurato una ferita che può essere più o meno profonda, come ho premesso, a misura del grado d’interesse e dell’impegno che dedichiamo al sumo. Per me, come per altri cari fanatici, lo smarrimento è stato grande. Vedere Asashoryu abbattere un Chiyotaikai innocuo e triste con l’hatakikomi da torero, senza degnarlo dell’onore del combattimento, mi ha dato il senso di quanto i valori siano alla deriva. Al momento mi è scappato un motto da sbertucciatore, lo ammetto, ma a freddo non posso che deprecare aspramente il gesto e l’intenzione. C’è pero una considerazione da fare: se Asashoryu avesse realmente in mano i rikishi, come affermato dai calunniatori, che bisogno avrebbe di fare l’henka e di attirarsi l’odio del pubblico e della dirigenza? Troppe volte, e lo dico senza avere il patrocinio difensivo dello Yokozuna, abbiamo commentato dei verdetti palesemente errati a suo danno senza che a nessuno venisse in mente d’invocare una congiura a mandorla nei suoi confronti.

Hakuho ha fatto di meglio, se possibile: lo sgarbo ad Asashoryu (ed a tutti noi), sebbene uguale a quello di Asashoryu nella sua configurazione formale, ha un valore specifico e sostanziale innegabilmente diverso, a mio modo di vedere. A livello di scontro decisivo, infatti, non dovrebbe prevalere la malizia camuffata da astuzia o da vendetta, bensì il valore assoluto del migliore. Deve vincere il rikishi in grado di mettere sul dohyo tutte le proprie doti tecnico-tattiche e la propria personalità: sarà forse la carenza di quest’ultimo elemento ad aver indotto Hakuho all’henka? Avrà ritenuto, il prossimo Yokozuna, di non poter sostenere un secondo scontro frontale, stavolta senza futuro, con il Grande Mago del dohyo, specialmente dopo averlo visto così spietato e scorretto da non curarsi di Chiyotaikai per puntare dritto al kettei-sen?
Qualunque sia stata la motivazione (destinata a rimanere sconosciuta per sempre), l’inganno è avvenuto e ci ha tramortiti e lasciati a bocca aperta: ammettiamolo e diciamoci in amicizia e disinteressatamente che non è piaciuto a nessuno. La volata della Parigi-Rubaix non potrebbe essere decisa da una spinta o da una gomitata per far cadere l’avversario, sarebbe sanzionata, ma nel sumo certe cose sono ammesse anche se mal tollerate, nel segno della più odiosa ipocrisia nipponica e, come avete acutamente osservato, sicuramente insegnate: nel sumo, dunque, s’insegna anche ad essere fuori dalla dignità che ne sta alla base? Di cosa stiamo parlando, allora? A che scopo perdiamo tempo a far girare i neuroni intorno ad una disciplina che rinnega sè stessa dopo essersi proclamata più teoretica e morale che fisica e materialistica? Dove sono i valori che sovrastano i risultati, se i risultati prevalgono sui valori medesimi? A cosa serve invocare la purezza dell’interiorità spirituale, il primato del gusto del bello sull’effettuale, della scia emozionale sulla contingenza, se abbiamo due protagonisti che violano le regole in funzione del successo terreno e mediatico?

Vergognatevi, mongoli sacrileghi autori d’empietà! Non meritate di appartenere alla cultura che vi ha accolto e resi nobili e famosi (nonchè agiati…). Cacciamo questi infedeli e lasciamo che il sumo viva degli unici sentimenti che ne possano esaltare i caratteri millenari: la lealtà ed il contegno.
Ma se i due mistificatori mongoli lo hanno fatto, da qualche parte lo devono pure aver visto, magari messo in pratica dagli eredi dei degnissimi samurai… come abbiamo già detto e ridetto.
Così arriviamo alla beffa finale: si condannano Asashoryu ed Hakuho perchè hanno fatto ciò che altri rikishi, non solo mongoli, fanno abitualmente (ma in un contesto minore e di scarso interesse generale) con il rischio che la prossima volta ci passeremo sopra proprio perchè non siamo al kettei-sen e non c’è di mezzo lo Yokozuna o il suo apprendista. Puntiamo il dito ora e non lo faremo in seguito con la stessa veemenza e convinzione, oppure lo puntiamo solo a metà, perchè Hakuho, in fondo, ha restituito ad Asashoryu pan per focaccia, quindi avvaloriamo la disparità di giudizio a parità di gesto. La questione rimarrà sospesa e poi sarà dimenticata, ne sono convinto.

Non sarà dimenticato, invece, il brutto ricordo che i Sanyaku hanno impresso sul Torneo, fatte le rare e dovute eccezioni. Dato che le parole sui pochi bravi e sui numerosi deficitari le avete spese quasi tutte voi, amati lettori ed osservatori, non mi rimane altro che sperare nel nuovo corso del sumo, fatto di giovani valorosi e corretti che prenderanno il posto degli stanchi e logori senatori giapponesi. Nel frattempo, però, rassegnamoci a vedere gli yusho in mano mongola, equamente distribuiti tra i correi di marzo.