Pre Basho Report

Sei volte l’anno, nei mesi dispari, il nostro tempo viene parzialmente impegnato dalle vicende del sumo, con vari gradi d’interesse a seconda dello stadio di schizofrenia che il sumo stesso ha impiantato nei nostri cervelli, ormai quasi a mandorla. Per me, come per altri patiti del dohyo, tutto inizia con il nuovo banzuke, punto di riferimento delle valutazioni sui rikishi e fonte di discussioni e pronostici. Lo precediamo con anticipazioni su promozioni e retrocessioni, cercando di immedesimarci nei panni degli estensori giapponesi, e molto spesso abbiamo il merito di coglierne la struttura con grande precisione. Questa volta, però, l’esercizio non è stato coronato dal pieno successo, visti i responsi del Kyokai, ma non dobbiamo avvilirci per questo, dato che, più del banzuke in sè, contano i risultati che verranno espressi nei 15 giorni di gare, e lì siamo proprio bravini.

La stagione si è aperta con il primo assolo di Asashoryu ed i veleni del presunto scandalo che lo ha investito, cui ha fatto seguito la reazione del Kyokai e la determinazione a perseguire legalmente la fonte delle infamanti accuse allo Yokozuna. Speriamo che finisca qui e non ci siano ulteriori propaggini di questa brutta storia.

Abbiamo visto i Sanyaku in ulteriore calo di risultati e con vistose lacune in fatto di concentrazione e preparazione: lo stesso Asashoryu è stato invitato ad una più attenta gestione degli allenamenti. Non credo che le critiche mosse dai dirigenti a fine novembre abbiano avuto a che fare con ciò che è accaduto nel corso dell’Hatsu, ma mi è sembrato che ci fosse una certa prevenzione nei confronti dello Yokozuna, come testimoniano le continue provocazioni verbali nei suoi confronti durante il suo dohyo iri. Siamo tornati a quel clima di incerta sopportazione che ha caratterizzato i primi due anni di dominio mongolo, con una assidua ricerca di motivi per screditare le imprese di Asashoryu ed i moniti sulla perdita di popolarità del sumo. Ma forse è solo una mia impressione: la verità agonistica si sta di nuovo avvicinando e dobbiamo affrettarci a delineare lo scenario che questo nuovo banzuke ci ha offerto.

Cinque rikishi stranieri su dieci compongono il Sanyaku, Kotoshogiku viene nominato Sekiwake-tappabuchi e Tokitenku accompagna Ama al suo ritorno tra i Komusubi. Tochiazuma è kabodan e Kisenosato torna tra i Maegashira. Miyabiyama e Roho scendono in cantina, mentre Dejima torna alle sue attività di metà banzuke. Ampio salto in basso di Baruto e ritorno in alto di Asasekiryu e Kyokutenho. La scalata più importante riguarda Toyonoshima, eroe di gennaio. Non è un banzuke conservativo, come accadde due mesi fa, e pone alcuni rikishi di fronte a grosse responsabilità: Kotoshogiku ha l’obbligo di non smentire chi l’ha scaraventato dietro gli Ozeki, Ama non può deludere e Tokitenku deve dimostrarsi degno del rango acquisito.

Più in alto, dove il Grande Fratello di Ulan Bator rincorre il record di Takanohana, i tre Ozeki giapponesi riprendono ad imbastire le trame che conducono alla sopravvivenza, mentre Hakuho e Kotooshu si preparano all’imboscata temeraria nei confronti dello Yokozuna regnante. Al termine del 2005, se ricordate, ci aspettavamo che Kotooshu vincesse uno yusho; a metà dello scorso anno, invece, eravamo quasi certi che Hakuho avrebbe raggiunto Asashoryu sulla sommità del banzuke. Nulla di tutto ciò si è avverato. I due giovani Ozeki hanno perso una parte della loro identità agonistica, palesando anche qualche involuzione tecnica: Hakuho ha trascorso buona parte dell’Hatsu con il braccio sinistro penzolante lungo il fianco e non in salda presa al mawashi dei suoi avversari, Kotooshu è rimasto invischiato nel dare e ricevere henka.
Come possiamo legittimamente aspettarci che tornino a spaventare Asashoryu? La risposta è semplice: devono elevare la qualità del loro sumo e non cedere tre bouts nella prima settimana, altrimenti al Grande Mago Mongolo basterà di nuovo contenere senza stupire per trattenere Coppa e Drappo.

Asashoryu dice di pensare solo al sumo, ma è inutile negare che questo Haru sarà fortemente influenzato dalle insinuazioni giornalistiche che lo hanno preceduto. Asashoryu sarà ben allenato e deciso a schiantare gli avversari con l’irruenza di uno schiacciasassi; il suo carattere non contempla altre repliche alle voci che lo hanno diffamato a livello planetario. Sarà cattivo, spietato, incurante delle tattiche altrui e deciso a riaffermare che i suoi titoli non sono fasulli. Mi aspetto una performance fuori dall’ordinario, aggressiva e senza esitazioni. Questo yusho potrebbe essere la giusta medicina per il suo orgoglio sanguinante.

La strada che porta a Chiyonofuji e Taiho inizia qui, dal ventesimo trionfo in poi.
Ricordo ogni dettaglio delle sue affermazioni sul dohyo, ogni polemica che lo ha riguardato: Asashoryu ha avuto un tale impatto sul sumo da far gridare al sacrilegio. Non sembrava possibile che esistesse un rikishi straniero capace di portare i giapponesi alla quasi carestia di successi. Akebono e Musashimaru erano molto amati anche grazie al loro carattere schivo ed alla loro parsimonia nell’appropiarsi di ciò che il Giappone considera un bene supremo, nel sumo: la leggenda dei suoi inarrivabili Yokozuna. Asashoryu è ingordo, estroverso e quasi inarrestabile; le fondamenta dell’Impero Del Sole scricchiolano sotto i suoi colpi ed i rikishi indigeni non riescono a contenerlo. A 27 anni è già a 20 yusho e tutti si chiedono se davvero arriverà a 33. I suoi numeri sono importanti, la sua personalità non ancora, secondo i giapponesi ( e non solo…). Da parte mia, come scribacchino dilettante, posso solo affermare l’evidente e condirlo con fronzoli lessicali, ma non posso assegnare ad Asashoryu quello che il Giappone resiste ad ammettere: è comunque un grande Yokozuna, tra i migliori in assoluto, ma non sarà mai pienamente apprezzato per quello che vale. Ad Osaka inizierà la seconda parte della sua carriera, quella che potrebbe condurlo sul tetto del sumo di sempre, con o senza la glorificazione nipponica.

La netta linea di demarcazione che divide Asashoryu dai suoi principali avversari, tanto più netta quando questi non vanno altre le dieci vittorie, ha buone speranze di essere varcata da Hakuho e Kotooshu. La loro missione è d’infrangere il confine tra l’essere validi comprimari oppure veri rikishi vincenti. E’ una questione tecnica e di personalità.
Hakuho ha vinto solo in assenza dello Yokozuna, Kotooshu non è più riuscito a portarlo nelle sabbie mobili di un confronto serrato. La loro esperienza è ormai consolidata, ragione per cui i vizi del loro sumo devono essere considerati congeniti.

Hakuho ha compiuto passi in avanti e passeggiate indietro, come se si fosse adagiato sulla sua posizione di retroguardia e non riuscisse a venire a capo di quei combattimenti che lo vedevano imporre il suo talento e la sua forza fisica. Ha subìto uno strano infortunio al piede che lo ha certamente menomato e non ha avuto tutto l’appoggio che il suo sumo richiede, però non lo si è mai visto attaccare come suo solito con la presa sinistra bassa al mawashi, sintomo di scarsa sicurezza e difficoltà nell’impostare il tachi ai. Ritengo sia futile tornare sempre sugli stessi argomenti per ribadire osservazioni, pareri e speranze: Hakuho deve imporsi e basta. Se non ci riuscirà con la continuità richiesta, apparterrà alla lunga schiera delle “Vittime del Tiranno Mongolo”, per le quali si dovrà istituire un apposito fondo di solidarietà.

Kotooshu è già in pole position per godere dei contributi del suddetto fondo. La sua cronica difficoltà nel giungere indenne alla volata per lo yusho, sindrome diagnosticata nel lontano settembre 2005, lo tiene distante da ogni attesa di promozione. Sembra quasi che non voglia correre il rischio di dover sopportare nuovamente la pressione che lo ha attanagliato nei giorni del mancato trionfo, con la spiacevole conseguenza di una caduta di spirito combattivo. Kotooshu ha cercato di velocizzare la sua azione e si è proposto in veste di attaccante, ma indugia spesso in tattiche elusive. Lo fanno anche gli altri, come sappiamo, e talvolta proprio ai suoi danni, ma questi atteggiamenti sono indice di debolezza, oltre che di mancanza di rispetto per gli avversari. Propongo l’ennesimo incitamento alla carica, augurandomi che il bulgaro mi ascolti e dimostri di saper fare l’Ozeki fino in fondo.

Sugli Ozeki giapponesi compio un volo radente, anzi quasi un sorvolo.

Tochiazuma si sta rimettendo dalla convalescenza post-operatoria e rilascia timide dichiarazioni di guarigione. La situazione di gennaio era pietosa ed ha avuto il giusto riflesso nel suo score finale: tutto quello che verrà in più sarà la base per evitare la retrocessione. I nuovi arrivati lo faranno sudare e penare, secondo me, ma Tochiazuma conosce tutte le astuzie del mestiere e saprà cavarsela. Non credo che potrà lottare per lo yusho, sarebbe una sorpresa per tutti, lui compreso.

Chiyotaikai e Kaio, accomunati per esigenze editoriali, non esprimono molto da troppo tempo. Kaio allunga la sua onorata carriera con qualche bel flash di classe ed orgoglio, per Chiyotaikai si tratta ormai di trovare le vittime dei suoi tsuppari e ripiegare le vele nella seconda settimana. Che vincano entrambi più di 10 bouts è una rarità da collezionisti, quasi come le immagini sfocate dei loro successi. Tempus fugit, yusho idem.

L’attenzione si sposta su Kotoshogiku e sul suo atterraggio forzato in posizione Sekiwake. Sarà in grado di non fare la figura della meteora? Gli ultimi riscontri numerici indicano un ottimo stato di forma fisica e mentale, ragione per cui le carenze tecniche potrebbero essere superate con l’entusiasmo proprio e le pecche altrui. Un kachi-koshi è pronosticabile. Sarà a diretto confronto con l’imbronciato Kotomitsuki, Sekiwake di lungo corso, e la cosa potrebbe stimolare Kotoshogiku e fargli rendere più del previsto. Kotomitsuki, da parte sua, mira a trovare quanto prima le sue 8 vittorie, anche se, a gennaio, ci aveva fatto sperare in qualcosa di meglio. Sarà un bel duello a distanza ed anche uno valido scontro diretto per la supremazia tra pari grado. Kotomitsuki ha molta esperienza e pratica un sumo lineare, spesso votato all’hatakikomi, Kotoshogiku spinge molto con l’addome e non disdegna qualche tocco di fantasia: credo che non sfigurerà.

A conti fatti, questo banzuke ha premiato e punito con equità. La promozione di Ama è logica e meritatissima, così com’è logica la nostra speranza di vederlo stabilmente Sanyaku. Ama è andato su e giù come il Nasdaq, negli ultimi tempi, ed ora è giunto il momento di mettere le radici nel giardino dei migliori. Qualche chilo in più gli è servito per dare maggiore consistenza alla propria azione senza perdere la mobilità, fattore di fondamentale importanza e ragguaglio indispensabile al suo modo di fare sumo. Ora è tempo di concentrarsi sul rafforzamento delle tecniche di opposizione e sullo smantellamento della vecchia gerarchia nipponica. Ama può fare molto bene e mettersi in scia ai suoi famosi conterranei, a patto che ripeta e, se possibile, aumenti l’intensità della sua performance di gennaio.

Lentamente, ma con costanza, Tokitenku si è fatto strada nel banzuke fino ad arrivare al primo gradino del Sanyaku. Alcuni risultati importanti, uniti alle incertezze di chi l’ha preceduto, lo hanno agevolato non poco. Tokitenku non è esplosivo nè spettacolare e fonda il suo modo di combattere sulla capacità di resistere intelligentemente agli attacchi degli avversari. La sua crescita ha lasciato perplessi molti di voi, come ho avuto modo di leggere in questi giorni, però non dobbiamo sottovalutare certe sue caratteristiche di presenza sul dohyo e di solidità fisica. Non è un mostro di tecnica, questo sì, ed il battesimo del fuoco lo porterà a misurarsi immediatamente con gli alti papaveri della classifica, destino che incombe su tutti i Komusubi di fresca nomina.

Kisenosato paga lo scotto del make-koshi e si ritrova nelle immediate retrovie del Sanyaku, costretto ad una risalita di risultati e popolarità. Ha chiuso gli ultimi due Tornei in pareggio, nella somma dei punteggi, ma questo non basta a fargli perdonare una certa abulia in fase offensiva. Troppe volte ha accentuato l’arretramento al tachi ai e la propensione a farsi spostare con facilità dagli avversari, a mio giudizio. Nel suo parziale insuccesso di gennaio, come sappiamo, pesa l’henka patito da Kotooshu, episodio che avrebbe potuto garantirgli il record positivo e lo status di Komusubi, ma eravamo appena all’inizio dell’Hatsu e c’era tutto il tempo per rimediare. Con una più spiccata reattività, ed il sostegno del pubblico di Osaka, Kisenosato potrà riprendersi il seggio nel Sanyaku.

Grande risalto ha avuto l’impresa gennarina di Toyonoshima, gratificato con un posto d’onore in graduatoria. Sradicato dal suo habitat naturale, il nuovo Maegashira 1 non avrà molte alternative alla speranza di reggere con tutte le sue forze all’urto dei Sanyaku. Sarebbe davvero sorprendente una sua conferma, come dimostrano i precedenti, pur riconoscendogli il vantaggio di poter costituire un’incognita poco decifrabile dai suoi avversari. Toyonoshima dovrà puntare tutto sulla grinta e la velocità d’esecuzione, elementi decisivi per il suo exploit d’inizio anno.

Non ho mai nascosto la mia predilezione per Asasekiryu, primo discepolo di Asashoryu, e nutro una certa fiducia in lui anche per l’Haru che sta per iniziare. E’ un rikishi positivo e molto dotato, spesso indicato come uno dei più accreditati a fare da palafreniere allo Yokozuna, e vorrei che superasse incolume le prime giornate. Anche Asasekiryu ha avuto qualche problema fisico, in passato, e la sua freschezza atletica ne ha risentito: tecnicamente, però, ha molti più numeri di altri rikishi che gli sono stati davanti per diversi Tornei. Mantengo il mio ottimismo e lo indico come degno rincalzo della falange mongola nel sumo.

La lunga militanza di Kyokutenho, ex-Sekiwake, ha avuto un ruolo decisivo nel kachi-koshi di gennaio, portandolo ancora una volta in prossimità del Sanyaku. Qualche trucco del mestiere, e molti errori degli avversari, lo hanno riproposto come un rikishi ostico e sempre pericoloso. Un altro mongolo in salita sarebbe una disgrazia, per i giapponesi, perciò seguirò con molta curiosità il suo andamento. Kyokutenho non ha molti segreti tecnico-tattici da sfoderare ma è avvezzo alle battaglie campali con gli Ozeki e lo Yokozuna, che ha anche battuto, perciò le sue movenze ragionate ed insidiose saranno un buon banco di prova per tutti.

Per trovare altri pretendenti allo yusho ci vorrebbe l’osservatorio astronomico di Monte Palomar, pertanto esaurisco qui le mie note e rimango in attesa di scoprire cosa accadrà da domenica prossima in poi.

Buon week-end.