Post Basho Report

Per commentare la ventesima vittoria di Asashoryu, basterebbe ripassare i vari rapporti quotidiani apparsi nei siti specializzati e farne un racconto unico.
La sconfitta con Dejima aveva creato un minimo d’incertezza sulle condizioni dello Yokozuna, dando adito alla speranza di un riequilibrio dei valori sul dohyo, mentre la realtà dei fatti ha premiato, nel punteggio, solo la buona prestazione di Toyonoshima, nel suo ambito relativo e specifico di Maegashira 9.
Yusho al campione mongolo, dunque, con una sola sconfitta ed una superiorità manifesta. Qualche sprazzo di fiera resistenza ha abbellito le esibizioni di una ristretta minoranza del Sanyaku, precipitato, in parte, al di sotto della soglia di sussistenza: Tochiazuma, Miyabiyama e Roho hanno steccato, per diversi motivi, la prima uscita dell’anno, mentre gli altri si sono espressi in modo quasi consueto, quindi quasi anonimo. Non avere un Ozeki che vada oltre il 10-5 è un’abitudine nefasta e che alimenta lo sconforto di chi, come me, vorrebbe vedere incertezza e buon sumo fino all’ultimo incontro e descriverne con passione i tratti più esaltanti.

Poco da dire, in conclusione, se non fosse avvenuto l’imponderabile: Asashoryu è al centro di un presunto scandalo per il Kyushu, perchè avrebbe comprato ben 11 bouts su 15. Non basta. L’accusa sarebbe il risultato di anni di ricerche giornalistiche.
Che trasmissione stiamo guardando: “Verissimo” oppure “Ai confini della realtà”? Possiamo credere che sia realmente accaduto? Ognuno di noi ha una propria visione del mondo e dei fatti che vi accadono, ma lo sconcerto deve aver colpito voi e me allo stesso modo. Come possiamo valutare l’Hatsu senza tener conto dei sospetti sul Kyushu? La formula potrebbe essere questa: giudichiamo ciò che abbiamo visto, aspettiamo il responso delle indagini svolte dal Kyokai e risentiamoci a mente sgombra.

Personalmente, ritengo poco attendibili le accuse mosse ad Asashoryu, tanto più che, come ho già esposto pochi giorni fa, l’addebito si estenderebbe addirittura agli anni scorsi, quando il Grande Mago Mongolo era ancora Ozeki. La sua carriera sarebbe, quindi, un’infinita serie di truffe e raggiri, perpetrati in combutta con personaggi come Kaio, Chiyotaikai e Tochiazuma, per non parlare del fatto che, nel 2002, tanti altri rikishi avevano ambizioni di scalata al Sanyaku. Ma allora: A CHI GIOVA TUTTO QUESTO? Non al sumo in generale, visto l’elevato numero di incontri incriminati, e nemmeno ai detrattori storici di Asashoryu, perchè vedrebbero tramontare, in un sol colpo, tutti gli astri alternativi allo Yokozuna (si salverebbe solo Kisenosato). Secondo voi, il Kyokai potrebbe essere così contorto da perseguire il fine di abbattere il tiranno di Ulan Bator passando attraverso una strettoia sacrificale che porti ad una catarsi tanto eclatante quanto non risolutiva? Non vorrei che tutto questo fosse stato montato ad arte per punire i mongoli nel loro insieme, con particolare riguardo alla misteriosa vicenda di Kyokushuzan.

Sappiamo bene che la vox populi potrebbe innalzarsi ad arbitro morale della questione e non accettare più alcuna ingerenza nel sumo da parte degli avventurieri stranieri, ma spero che la sanità di mente abbia ancora qualche avamposto tra i dirigenti del sumo e faccia pulizia di questa immondizia. Se, viceversa, risultasse vera anche una piccola parte della storia, ci dovremmo considerare tutti come parte lesa.

Venendo ai fatti agonistici (e sacrali) del sumo che ci piace di più, dobbiamo salutare l’ingresso di Asashoryu nel ristrettissimo club dei vincitori di almeno 20 yusho, genuini o comprati. Takanohana è sempre più vicino, Kitanoumi gode ancora di un certo margine di sicurezza.
Le gesta dello Yokozuna non hanno fatto gridare al miracolo: non ce n’è stato bisogno. Alcuni bouts hanno richiesto un impegno sottodimensionato, altri hanno mostrato quanta distanza ci sia tra un Asashoryu non al meglio ed il resto del mondo. Battuti tutti i Sanyaku, regolate le pendenze con Kisenosato e Chiyotaikai, Asashoryu ha avuto alle calcagna un Toyonoshima sopra le righe e, fino ad un certo punto, Tamakasuga e Tamanoshima, con il primo disperso nella seconda settimana ed il secondo bloccato a tempo debito da impegni troppo onerosi. Non erano previsti scontri diretti, data la classifica degli avversari, ed allora Asashoryu ha eseguito con profitto il proprio dovere e ci ha donato alcuni momenti di bel sumo contro i migliori del banzuke che sovrasta.

Rivedendo tutti i bouts di Asashoryu, ho facilmente constatato che il suo sumo è andato via via migliorando con il passare dei giorni, fino a raggiungere lo standard a lui consono nelle sfide con i Sekiwake e gli Ozeki, sempre pronti a fare bella figura al suo cospetto. Anche Tochiazuma-Gambadilegno ha dato il meglio contro di lui. Tokitenku lo ha impegnato parecchio, ma i veri pezzi di bravura sono stati quelli contro Ama, Kotomitsuki, Chiyotaikai, Hakuho e Kotooshu, dove la versatilità dello Yokozuna si è dimostrata ancora una volta inarrivabile. Conduzione del match e prontezza nella diversificazione delle tecniche sono un patrimonio ben custodito e consolidato, anche quando il tachi ai non è dei migliori e bisogna difendersi per ostruire il passaggio alle prese degli avversari.
Asashoryu ha respinto il sumo in campo aperto di Ama ed eluso la violenza di Chiyotaikai, ha bloccato l’azione favorevole a Kotomitsuki e messo a nudo i limiti di Hakuho. Contro Kotooshu, infine, ha saputo evitare le insidie che il gigante bulgaro è capace di mettere in atto, attendendo l’attimo opportuno per scaricare la giusta energia nel sukuinage cercato con ostinazione.

In fase di presentazione del Torneo, se ricordate, avevo messo in preventivo anche un altro 15-0: non mi sono sbagliato poi di molto… ma non potevo immaginare che Hakuho si sarebbe arreso dopo pochi giorni. La delusione per l’opaca prestazione dell’Ozeki mongolo è accentuata da certi svarioni imperdonabili e dal ritorno ad atteggiamenti non conformi ai suoi risultati. Se Asashoryu suscita invidie e malumori a causa del suo scarso allenamento e del suo personalissimo rapporto con la disciplina, Hakuho induce alla rabbia chi lo voleva prestante e carico, pronto al duello per la condivisione del regno, e l’ha visto invece uniformarsi a quella che sembra essere divenuta la regola degli altri Ozeki: mai oltre il 10-5, se non in casi di assoluta necessità. Di questo passo, seppur con le chiacchiere dei tabloid a fare da contorno, Asashoryu può dormire sonni tranquilli ed avviarsi in carrozza verso 33° yusho.

Hakuho, dunque, ha chiuso in doppia cifra, due punti sopra il kachi-koshi. Non è certo quello che ci aspettavamo di vedere e che anche Julien aveva sperato. Tre sconfitte nella prima settimana non sono degne di un aspirante Yokozuna, ma quel che più conta è l’aspetto tecnico di tali insuccessi. Hakuho non è stato esplosivo come pensavamo, non ha ridotto alla ragione gli avversari delle prime giornate, inferiori di rango e di qualità, con la convinzione di poter lottare per lo yusho, e questo mi induce a credere che non abbia avuto il giusto impatto con la competizione. Alcuni limiti erano emersi a settembre, forse come contraccolpo alla mancata promozione, però i cedimenti contro Dejima e Tokitenku assumono il carattere della cronicità. Nel match con Kisenosato, poi, Hakuho ha subìto una sconfitta davvero pesante. Altrettanto potrei dire del match con Asashoryu, ma forse i due si erano accordati anni fa…

Poche le novità dagli Ozeki giapponesi: Kaio riduce la sua gittata al kachi-koshi anti-kabodan, Chiyotaikai tiene la media del 2006 e Tochiazuma raccoglie quel poco che il suo ginocchio convalescente gli consente (compreso il regalo di Baruto). Alla luce di queste naturali considerazioni, che bisogno avrebbe Asashoryu di comprarseli?
I tre eroi nipponici rimangono Ozeki perchè non c’è altro su cui contare, al momento, ma non possono più continuare ad essere i vassalli dello Yokozuna senza esserne anche i rivali. Sorvoliamo pure sulla reiterata presenza sul dohyo del samurai Kaio, ma puntiamo l’indice sugli altri due, fermi sulle loro posizioni come quei politici nostrani che non si arrendono all’evidenza del superamento generazionale e rimangono incollati alle loro poltrone (magari cambiando schieramento…). Che ci diano qualche segno di vitalità, ogni tanto, e non si ritrovino sempre ad essere superati dai Maegashira di turno.

Per chiudere la rassegna sugli Ozeki, prendiamo in esame le peripezie di Kotooshu. L’esordio ha scatenato polemiche, la marachella degli Shimpan lo ha privato ingiustamente della vittoria su Homasho, ma le sconfitte con Tokitenku e Kaio se le poteva risparmiare. Un 11-4 era più che raggiungibile, secondo me, ed avrebbe rincuorato sè stesso ed i suoi tifosi. Anche contro Hakuho, non certo smagliante, poteva giocarsela meglio ed ottenere la supremazia tra gli Ozeki. Avrei gradito il ritorno di Kotooshu nel ruolo di competitore dello Yokozuna, ma così non è stato. Spero vivamente che il bulgaro sappia riordinare le idee e rendersi conto che questo è il momento giusto per farsi di nuovo avanti e collocarsi nelle immediate vicinanze dello yusho. Per come sono andate le cose, l’Hatsu era l’occasione giusta per farsi largo tra i colleghi di rango e cercare quel miglioramento numerico che gli manca da tempo.

I percorsi dei Sekiwake vedono Kotomitsuki rientrare nel recinto del periodico 8-7, dopo la fugace apparizione del 9-6 di novembre, e Miyabiyama cadere a vite verso la retrocessione. I Komusubi fanno quasi altrettanto, con Roho imputabile di vilipendio al sumo e Kisenosato sconfitto a ripetizione dopo aver battuto Hakuho. Questi risultati danno poco materiale d’analisi, se non per uno psicoterapeuta: quando uno solo, tra Sekiwake e Komusubi, ottiene il kachi-koshi (pur avendo superato almeno un Ozeki a testa), la situazione diventa deprimente. Se a questo aggiungiamo che anche solo due Ozeki su cinque hanno raggiunto la doppia cifra, il Sanyaku sembra avere ben poco da offrire.
Le ambizioni di Miyabiyama sono rimaste lettera morta, mentre i grandi propositi di Kisenosato si sono fermati sul 7-8.
Kotomitsuki, che aveva acceso qualche speranza di maggior combattività, si è spiaggiato tra la settima e la decima giornata, perdendo anche l’ultimo match con Toyonoshima.
Roho, lo zimbello dell’Hatsu Basho, ha battuto quel Tokitenku che si è permesso il lusso di sconfiggere Kotooshu, Hakuho, Kotomitsuki e Kisenosato.
Confusione di ruoli e di risultati, quindi, se non fosse per l’inamovibile punto di riferimento costituito dallo Yokozuna.

Raccolgo buoni segnali dallo stesso Tokitenku, da Ama, Kotoshogiku (prossimo Komusubi) ed Asasekiryu. Su quest’ultimo avevo puntato le mie attenzioni nell’anteprima e, stranamente, non sono stato smentito. Asasekiryu ha combattuto con fervore ed intelligenza, raccogliendo un 10-5 che lo rimette in corsa per il Sanyaku e mi lascia credere che possa tornare ad un buon livello di sumo.

Ama ha trascorso giornate terribili ed ha lottato con il cuore straziato dal dolore per la perdita del padre. Ciò nonostante, si è comportato decisamente bene ed è tornato alla velocità che lo ha sempre contraddistinto, sfoggiando anche una certa varietà tecnica e tattica. Ha superato diversi Sanyaku, tra i quali Kisenosato, e si è tolto la soddisfazione di battere Homasho e Toyonoshima. Non sappiamo se questo basterà a farlo tornare Komusubi, data la difficile decisione cui è tenuto il Kyokai per marzo, ma dovrebbe servirgli da viatico per stabilizzarsi tra i migliori.

Kotoshogiku, invece, salirà di diritto e con pieno merito. Ha colto le opportunità che lo scarso rendimento di alcuni Sanyaku gli ha messo a disposizione ed ha ceduto a chi gli è decisamente superiore, fatta eccezione per Homasho e Tokitenku. Ha anche resistito degnamente ad Asashoryu, e non è cosa da poco. Migliorando certe sue debolezze tecniche, potrebbe diventare anche più solido.

Chiudo ricordando la performance superlativa di Toyonoshima, finchè ha combattuto tra i suoi pari, quella positiva di Tamanoshima e Tamakasuga, stesso inciso, ed il grande divertimento che mi ha procurato Takamisakari, il quale ha mancato un kachi-koshi che avrebbe assolutamente meritato.

Sayonara.