La verità

Tutti i rikishi sono stati ascoltati dai dirigenti del sumo, e ciò che ne emerge è la confutazione di qualsiasi addebito nei confronti di Asashoryu e del suo presunto emissario.

Lo Yokozuna ha parlato chiaramente di accuse che lo vedrebbero invischiato in una combine che sarebbe iniziata quando era ancora Ozeki: mi sembra veramente paradossale.

Ai tempi dell’ascesa di Asashoryu, il sumo giapponese aveva ben altri rikishi da sponsorizzare. C’era già uno Yokozuna straniero (Musashimaru) e gli Ozeki tutt’ora in carica, con l’aggiunta di Musoyama, avevano tutte le carte in regola per ambire alla tsuna, tant’è vero che nel 2003 Kaio, Tochiazuma e Chiyotaikai vinsero uno yusho a testa.

Sappiamo tutti, o l’immaginiamo solamente, che il sumo non sia un giardino di mammole immacolate, visti i tanti episodi di incontri concessi gratuitamente oppure vinti con mezzucci antisportivi, ma la vicenda che si è formata in questi ultimi giorni è fin troppo clamorosa per essere vera.
Che ci sia una cospirazione in atto per delegittimare Asashoryu, e tutto l’ambiente, mi sembra assurdo. Se, infatti, fosse accaduto quello che viene riportato dal tabloid giapponese, non sarebbe in gioco soltanto l’onorabilità dello Yokozuna, ma anche quella di coloro i quali avrebbero accettato la corruzione. Gli elementi di valutazione sono talmente intricati ed intrisi di fumosità da farmi ritenere che il sistema-sumo non possa aver compiuto un errore così grande e controproducente.
Se qualche accordo sottobamco si è verificato in passato, questo è stato deciso e gestito dai capi delle scuole di sumo, come è stato spesso scritto e commentato: come si potrebbe giustificare una sumopoli organizzata senza il consenso degli Oyakata?

Attendiamo con fiducia l’esito dell’inchiesta, sperando di non dover sbaraccare la nostra passione sportiva.