Prima giornata

Panettoni e cotechini hanno lasciato un’ampia traccia nelle mie indolenti giornate post-natalizie, al punto che mi viene il sospetto che un’onda soporifera e sbadigliosa sia giunta fino a Tokio ed abbia contaminato il chanko nabe delle scuole di sumo. Come si spiegherebbe, altrimenti, il torpore che ha pervaso questa prima giornata? Fino all’esaltante match tra Hakuho ed Aminishiki, infatti, Marco ed io ci siamo trovati a guardarci in faccia sconsolati e con poco da registrare se non la bella vittoria di Takamisakari e la valida ripresa di Ama. Ed anche dopo, tra un henka ed uno yorikiri, c’è voluto un Asashoryu con qualche tendenza autolesionista per ravvivare appena l’atmosfera letargica creata dal collegamento con il Giappone.
Tutti i Sanyaku non impegnati in scontri diretti hanno sofferto, ad eccezione di Kaio e Kotooshu (ma per opposti motivi…), ed in particolare i Sekiwake, usciti entrambi perdenti e ridimensionati, sono sembrati fuori fase.
I due fatti del giorno sono la strenua resistenza di Aminishiki ad Hakuho, impegnato fino allo spasimo, e lo sciopero unilaterale del COBAS Kotooshu, costato moltissimo a Kisenosato.

Le prime impressioni le voglio, però, dedicare allo Yokozuna, che ha esordito per la seconda volta consecutiva contro Roho. Non c’è stata vera e propria ansia, per Asashoryu, ma qualcosa lo ha trattenuto dall’esplodere al tachi ai, forse il lontano presentimento che il Komusubi russo volesse aprire le danze con la sua specialità, lo spostamento laterale a fini elusivi che sembra aver attecchito in modo stabile nell’est europeo… Sta di fatto che Asashoryu sia rimasto in attesa della prima mossa dell’avversario e si sia preso uno spintone in pieno petto, con il rischio di essere aggredito fuori equilibrio ed in manovra di copertura. Così non è stato, perchè il Grande Mago Mongolo è tornato subito in sè ed ha ristabilito sia il contatto con la realtà che le gerarchie del banzuke. Un forte assestamento al russo ha preceduto l’uwatenage risolutivo.
Per certi versi, se vogliamo, si è replicata la performance di Fukuoka, sebbene in forma minore. E’ impossibile decifrare con esattezza lo stato di forma di Asashoryu, dato per sofferente e poco allenato, ma contro Roho si è visto il campione che decide a suo piacimento quale tattica impostare, anche dopo un attimo di lieve difficoltà. Del resto, il Komusubi rimane pur sempre una mina vagante, con o senza henka.

La scorribanda di Hakuho ed Aminishiki ha occupato ogni centimetro del dohyo, dandoci la più forte emozione della giornata. Sembrava di assistere al celebre (vorrei dire mitico) duello tra Villeneuve ed Arnoux a Le Castellet, per chi lo ricorda: invece dei ripetuti sorpassi a vicenda, abbiamo visto un campionario di attacchi e parate da far invidia ai Tre Moschettieri. Entrambi hanno dato il massimo, entrambi hanno avuto più di una chance per vincere, ma Hakuho ha portato l’affondo decisivo quando Aminishiki, che si era magistralmente ed incredibilmente sottratto ai precedenti tentativi, non ha potuto più difendersi e non ha trovato più lo spazio per organizzare una contromisura adeguata.
Si è trattato di un test estremamente duro, in cui l’Ozeki mongolo ha riscontrato la grande abilità di Aminishiki nel gestire le condizioni più estreme che un rikishi possa affrontare. Ma la cosa veramente straordinaria è che Aminishiki ha sempre trovato il modo di tornare ad offendere, anche quando si è trovato di spalle e sembrava spacciato. Bravo Hakuho a non perdere la calma e nel continuare la sua azione senza farsi distrarre dalle pazzesche manovre dell’avversario, e bravo Aminishiki a resistere così a lungo in quei frangenti.

La polemica è destinata a restare viva anche dopo i fatti di Fukuoka: ad alimentarla, questa volta, ci ha pensato Kotooshu, autore di quello che chiamerei “Lo sgarro di Tokio”, paragonabile, per enfasi storica, soltanto allo “Schiaffo di Anagni” (rovistate nel web dalle parti dei Papi, poi fatemi sapere…). Naturalmente, sto caricando ad arte la situazione, ma il gesto di Kotooshu, compiuto al primo atto di un Torneo così significativo, non è certo da mettere in cornice per i nipotini, tanto più che a farne le spese è stato proprio colui che ha recitato il ruolo di vittima nel recentissimo passato. Kisenosato deve far paura a tutti, visto come viene trattato, tanto da far rivivere a Tokio la scena madre di “Fifa e arena”, con Kotooshu nella parte di Totò matador. Ma lì le cose finivano diversamente.

Julien dice che Kisenosato è stato un pollo, che è partito troppo alla carica e non si è preoccupato della distanza che lo separava dall’Ozeki e che, in fondo, l’hatakikomi senza scontro vale quanto uno scontro senza hatakikomi. Dissento. Kotooshu ha impiegato un anno per scrollarsi di dosso la nomea del gambero che vince indietreggiando ed è reduce da buone prestazioni: perchè si mette ad emulare il peggior Roho? Se i tifosi bulgari hanno protestato a lungo contro i commentatori che denigravano, a loro giudizio, le gesta del nuovo eroe nazionale, cosa accadrà dopo che avranno letto le critiche di quegli stessi commentatori a questa bella impresa del loro paladino? E soprattutto: quanti lettori perderemo in Bulgaria, dopo questa mia filippica? E quanti in Russia? Come avrete capito, voglio essere il primo ad ironizzare su me stesso. L’ho già detto in un’altra occasione: queste nostre chiacchiere da bar dello sport non hanno la presunzione di giungere alle alte sfere (e spero che non giungano nemmeno in Bulgaria o in Russia… ), ma rappresentano un sano esercizio di democrazia informatica, dove ognuno viene accolto e rispettato purchè si esprima correttamente e nel rispetto altrui. Accetto, dunque, ma non condivido l’opinione di Julien e di Luca, strenui difensori del mito di Jean-Jacques Rousseau applicato al sumo: non riesco a concepire la totale libertà d’azione di un rikishi quando si sottrae al combattimento, a maggior ragione quando, sulla carta, è il più forte e deve confermarlo. Ciò che ho scritto a proposito del ketaguri di Asashoryu è in piena coerenza con quanto sto affermando ora. In estrema sintesi: applicare un kimariite ad un henka è un puro collage burocratico, tanto per dare cittadinanza a quello che è accaduto sul dohyo e che non può rimanere innominato (sebbene sia innominabile), mentre vedere un ketaguri e chiamarlo con il suo nome, ancorchè detestabile nel risultato, significa che un rikishi ha realizzato una tecnica specifica e codificata, che comporta anche un discreto margine di rischio. Scansarsi è solo offensivo, chiunque lo faccia. Questa è la mia modesta e non assoluta opinione (dovrò pur dare un contentino al pensiero debole di Gianni Vattimo…).

Gli Ozeki giapponesi hanno avuto tre bouts molto diversi tra loro. Kaio ha vinto perentoriamente e con facilità su Dejima, troppo cedevole rispetto all’azione del Decano, mentre Chiyotaikai ha faticato davvero tanto ed ha avuto ragione di Tokitenku dopo che quest’ultimo era stato in grado di opporsi degnamente all’aperitivo di tsuppari ed aveva contrastato in modo circolare la volontà dell’Ozeki della scuola Kokonoe. Le ultime due spinte hanno fatto capitolare il mongolo.
Tochiazuma non ha retto che pochi secondi ed è in evidente stato di infermità motoria: la gamba operata necessita di un maggior tempo di recupero. Kotoshogiku ha atteso qualche secondo, ha studiato il piazzamento dell’Ozeki e si è liberato dell’incomodo.

Per i Sekiwake è stata una giornata nera. Miyabiyama ha perso nettamente da un Baruto non brillantissimo ma incisivo quanto basta per superare le sue difese. Miyabiyama parte meglio, Baruto stenta a prendere posizione e ci riesce grazie alla poca incisività del Sekiwake. La scaramuccia dura poco e Baruto avanza fino al tawara con Miyabiyama davanti a sè, spingendolo inesorabilmente verso lo yorikiri che ne segna la sconfitta.
L’estone è ancora lento ed inesperto, ma il fisico è quello che è, se lo lasci operare di forza.

Kotomitsuki subisce l’agilità e la scaltrezza di Kyokutenho, bravo ad intercettare il Sekiwake quando si getta in avanti, dopo il lieve vantaggio iniziale non sfruttato. Kotomitsuki non mi convince, Kyokutenho è sempre un avversario atipico. Non credo che il mongolo possa tornare facilmente ad occupare il ruolo di Sekiwake, mantenuto piuttosto a lungo, ma un altro Torneo positivo è alla sua portata. Su Kotomitsuki ho i miei dubbi da diverso tempo e non li ho taciuti: anch’egli, come Chiyotaikai, non modifica il suo disegno tattico, rendendosi prevedibile.

Ama ha combattuto un match vivace ed ha battuto Homasho dopo un gran lavoro di braccia ed un pericoloso sbilanciamento laterale. I due hanno danzato lungo il tawara e si sono affrontati a viso aperto, ma Ama ha avuto la risorsa in più ed ha sferrato l’attacco frontale che gli ha dato la vittoria. Homasho, comunque, non ha sfigurato.

Kokkai aggredisce Takamisakari come suo solito, ma l’idolo di tutte le arene nipponiche è in grado di contrastarlo e di passare al contrattacco. Kokkai si scompone in ritirata e cade, con Takamisakari che gli frana addosso. Inutile descrivere il tripudio della folla.

Delude Asasekiryu contro Tochinonada. Per il mongolo c’è un’uscita dal dohyo col piede d’appoggio, errore da principiante.

Kasugao impedisce a Futeno una buona partenza, ma la colpa è del giapponese, che entra nella difesa del coreano senza cattiveria e si vede stoppare l’attacco con una presa di gamba. Kasugao saltella e tiene bloccato Futeno: c’è poca convinzione ed ancor meno lucidità, così il coreano riesce a prevalere. Futeno è sceso nella mediocrità, speriamo che si rialzi.

A voi la linea.