Settima giornata

Non dovete pensare che trovi il tempo per i miei commenti solo quando si verifica una sconfitta di Tochiazuma: è una pura coincidenza, credetemi, e mi spiace di non aver potuto scrivere altro che un fugace flash sui risultati, nei giorni scorsi, ma ho una valanga d’impegni che, proprio in questo periodo, non posso assolutamente derogare. A questo, si aggiunga che anche Luca, Alessandro e Julien, gli altri moschettieri del sumo, sono attualmente indisponibili ad un lavoro continuativo sui reports giornalieri, pertanto le pagine del sito hanno avuto qualche vuoto, ed i vostri interventi ne hanno risentito. Ho letto con piacere le note di Ciro su Asashoryu, che danno il senso dell’atteggiamento agonistico dello Yokozuna, ed ho percepito il grande entusiasmo collettivo per Ama, oltre all’ammirazione che tutti hanno mostrato verso il talento di Hakuho.
Nei giorni scorsi, ho sentito al telefono i citati amici di sumo.it per qualche scambio di opinioni sul Torneo, ricavandone l’impressione generale che la prospettiva delineata dai media giapponesi, alla vigilia, fosse poco convincente per tutti; pensare che lo Yokozuna in carica cedesse senza lottare, pur con una preparazione non eccellente, e che lo Yokozuna “in pectore” avesse la strada spianata, erano speculazioni che tentavano di animare il pubblico e convincerlo a comprare tutti i biglietti disponibili in anticipo, senza considerare che, sul dohyo, la continuità di Hakuho nel fare grandi cose e la perseveranza di Tochiazuma nel farne di discutibile valore, avrebbero avuto un peso determinante.

Quando ho scritto che sarei stato il primo a rendere omaggio al nuovo Yokozuna, Tochiazuma aveva una scorta di credenziali da spendere alla ricerca del proprio equilibrio di rikishi rigenerato da qualche cura miracolosa, tanto da ottenere lo yusho di gennaio a spese di Hakuho ed Asashoryu. Non volevo, e non voglio, rimarcare i fatti che lo avevano condotto al successo, ma ora, allo scoccare della sua seconda sconfitta in sette giorni, mi sembra che le parole di Alessandro, fine conoscitore del sumo e del Giappone, e di certi attenti analisti non di parte, fossero altamente profetiche: Tochiazuma ha rispolverato la sua vecchia abitudine di non contemplare l’idea che il sumo sia anche fantasia e prontezza di reazione, cadendo due volte nel vizio di considerarsi inattaccabile sul piano della stabilità e della resistenza fisica. Lo hanno colto in fallo due rikishi con caratteristiche assai diverse tra loro, Aminishiki e Miyabiyama, ai quali è stato sufficiente dare un minimo di varietà al match per metterne allo scoperto i punti deboli, a noi noti da tempo. Se, in altre circostanze, due sconfitte sono state recuperate (mi riferisco ad Asashoryu nei confronti di Kotooshu), in questo caso la rincorsa avverrebbe su due leaders, e le probabilità che entrambi perdano la testa, e lo yusho, appaiono decisamente inferiori. Aggiungiamoci anche che lo stato di tensione dell’aspirante Yokozuna non ne trarrà di certo beneficio, ed otteniamo una formula decisamente poco magica, ma assolutamente realistica: le azioni dell’Ozeki candidato non valgono il prezzo che sono state pagate.

Dal punto di vista tecnico, poi, ho raccolto molte lamentele sulla monotonia delle prestazioni di Tochiazuma, sia da parte dei commentatori più accreditati, che da parte delle voci amiche, a dimostrazione di un’esasperata campagna promozionale in favore dell’Ozeki in questione, convinto di poter gestire tutti gli avversari allo stesso modo. La seconda prova contraria a questa tesi, è giunta oggi: Miyabiyama ha di nuovo contraddetto se stesso, come spesso gli capita, nell’alternanza di prove valide e disastrose, ma quella buona ha prodotto il nuovo scossone al morale di Tochiazuma e del Giappone intero. Se nel match con Aminishiki, come detto, erano state la sapiente tattica e la convinzione nel risultato finale quest’ultimo a fiaccare le risorse dell’avversario, oggi Tochiazuma non si è reso conto di rischiare troppo nel cercare unicamente la prova di forza, mettendo Miyabiyama in condizione di colpire in agilità, con una serie di tsuppari degni del miglior Chiyotaikai, trovando l’Ozeki pronto per l’hatakikomi finale.
Ecco, allora, il filo conduttore dei due bouts persi da Tochiazuma: un rikishi che gli resista per i primi 5/6 secondi, e lo faccia muovere più del dovuto, magari attaccandolo in continuità, ha buone probabilità di piazzare una tecnica di sbilanciamento o di difesa, trovandosi a fronteggiare un avversario ormai stanco e non più lucido.

Nel frattempo, Asashoryu continua a vincere: allenato o no, lo Yokozuna sembra rinvigorito e guarito. Non ha mai sofferto molto, nei suoi incontri, trovando anche il modo di rendere spettacolari le proprie vittorie. La Mongolia esulta, vedendo lo Yokozuna caricato come in passato, ed acclama il suo presunto successore, il Sekiwake Hakuho, che lo accompagna nel cammino senza errori di questa prima parte del Torneo. I due hanno molto in comune, a mio parere, a cominciare dall’estrema dimestichezza con il sumo, esaltata dai record di Asashoryu e raffigurata dal piacere del gesto di Hakuho. Dire che l’invasione mongola sia un fatto certo, è come scoprire che Kaio non sia più in grado di difendere la sua dignità. Questi argomenti hanno tra loro una relazione, in quanto la possibile promozione di Hakuho potrebbe andare a colmare il vuoto che Kaio lascerebbe tra gli Ozeki, a rigor di logica, qualora si decidesse a non farsi deridere ancora a lungo nelle sue apparizioni sul dohyo…

Per il momento, comunque, il bel sumo è domiciliato in Mongolia ed è esibito dal duo di testa e dal talentuoso Ama, sempre più coccolato da tutti gli intenditori. Uno dei match più belli, non a caso, è stato quello tra Hakuho e lo stesso Ama, indipendentemente dall’esito. Pochi altri rikishi, a parte il sovrano Asashoryu ed il miglior Hakuho, mio hanno entusiasmato al loro apparire nel circuito del sumo: Ama, inoltre, sta migliorando di giorno in giorno, facendo dimenticare il gap di peso che deve puntualmente affrontare.

Non voglio dilungarmi in apprezzamenti scontati sulle qualità dei leaders, e di Ama ho detto abbastanza. Un accenno alla seconda sconfitta di Chiyotaikai, maturata in modo non troppo onorevole, mi serve solo per ricordare che Tamanoshima è l’altra mina vagante del banzuke, capace di starsene in clausura agonistica per giorni, per poi prorompere in prestazioni sopra le righe.

Ho disertato per giorni il sito e non voglio sentirmi dire che era meglio che continuassi a farlo, perciò mi congedo da voi senza ulteriori note su Kotooshu, Wakanosato, Kisenosato e Baruto, padrone dei Juryo: ne parleremo presto, ma non oggi.

A presto, amici sumodipendenti.