L’avvento dell’ora legale ci ha sottratto una parte del sacro sonno domenicale, ma nessun ostacolo avrebbe potuto impedirci di assistere alla conclusione dell’ Haru Ulan Bator Basho. No, non sono impazzito. Riflettete: due rikishi mongoli conducono il Torneo dall’inizio e si scontrano in un play-off fratricida per lo yusho, tutti i premi speciali vengono vinti da rikishi della Mongolia e tutti i rikishi mongoli raggiungono il kachi-koshi. Ce n’è abbastanza per considerare Osaka come una nuova provincia mongola, un distaccamento di Ulan Bator, per l’appunto.
Alle 10 telefono a Julien, per accordi presi ieri sera, e cominciamo a commentare insieme le immagini dal Giappone, con qualche interruzione qua e là ed un differenziale di circa 20 secondi in favore di Julien, sempre in anticipo su tutto… Sembriamo Gianni Clerici e Rino Tommasi (scegliete voi a chi attribuire l’una o l’altra interpretazione).
Quando arriva il primo momento topico della giornata, Hakuho contro Kaio, il mio computer inizia a dare segni di squilibrio, forse realizzando di essere proprio il MIO, così mi perdo in qualche fermo immagine e mi devo accontentare della splendida telecronaca dell’ormai consumato commentatore di Eurosport. Accidenti, ha vinto Kaio! “Non mi sembra possibile!”, dico al novello speaker telefonico, ed aggiungo che mi dispiace veramente per Hakuho: avrei voluto vedere almeno il play-off. Julien concorda, una volta tanto, e mi dice che Kaio ha disputato un match alla grande, da Ozeki in attività… Tornano le immagini sul mio schermo, ma rimango in ritardo di quei maledetti 20 secondi. Passano Chiyotaikai e Kotooshu, per un bout senza storia, ed inizia il cerimoniale degli ultimi due rikishi a salire sul dohyo (attenti alla pronuncia, anche quando siete da soli… prima o poi Julien vi spiegherà). Sono sulle spine e Julien mi annuncia che sono partiti: poi il silenzio e la sua voce che mi avverte:”Non dico niente…”, nell’attesa che il gap temporale mi consenta (trasgressione palese della par condicio) di vedere cosa sia successo. Tochiazuma ha sbranato Asashoryu, il play-off ci sarà!!!
E che play-off, cari sumotifosi. Lascio la convulsa narrazione della regular season, per addentrarmi nel commento solitario (ma Julien riapparirà, ve lo giuro!) del match di spareggio. Lo ha vinto Asashoryu, e spero di non svelare il finale ad alcuno di voi, ma si è trattato di un match appassionante, duro, da vivere in diretta. Erano presenti anche i genitori di Hakuho, giunti ad Osaka senza dover esibire il passaporto, ovviamente…, ed apparsi proprio ieri sera, su Sky Sport 3, in un programma dedicato allo straordinario successo del sumo in Mongolia ed al loro prodigioso figliolo. La tv giapponese ha indugiato parecchio sul padre di Hakuho, il quale indossava il tipico copricapo mongolo ed appariva un pò frastornato dal clamore che lo circondava. Al proposito, Julien mi chiede: “Chi sarà quel tipo con l’abito viola e quello strano cappello in testa?”. La mia risposta sembrava dettata da una lunga frequentazione personale con la famiglia del Sekiwake, e Julien ne è rimasto molto impressionato.
Un grande play-off, stavo dicendo, affrontato da entrambi i rikishi con la tempra dei campioni e terminato con il trionfo del Grande Mago Mongolo, capace, anche questa volta, di compiere il sortilegio giusto al momento opportuno. Personalmente, ritengo che Hakuho abbia speso molto più dello Yokozuna, nel suo ultimo bout, sia dal punto di vista fisico che nervoso. La vittoria di Asashoryu è marcata da un maggior istinto del killer, cosa che ancora manca al giovane fenomeno. Dei tre play-off disputati, questo è stato l’unico in cui Asashoryu abbia dovuto tirare fuori il meglio di sè: nei due precedenti, infatti, non aveva fatto fatica a sbarazzarsi di Hokutoriki e Kotooshu, ma erano altre circostanze.
Un piccolo passo indietro. Rivedendo con calma i due incontri persi dai finalisti, ho notato che Asashoryu, resosi conto della superiorità di Tochiazuma, si è lasciato portare fuori dal dohyo evitando di cadere e compromettere, così, il successivo impegno che l’attendeva, dimostrandosi molto saggio e previdente: sapeva che avrebbe avuto un’altra chance, e l’ha voluta affrontare senza rischi ulteriori.
Ed ora, l’ultima sfida.
Al tachi-ai, la presa migliore l’ha conseguita Hakuho, riuscendo addirittura ad impedire che la mano destra di Asashoryu raggiungesse il suo mawashi, ma lo Yokozuna ha dato due strattoni all’avversario e si è sistemato in presa esterna, non particolarmente favorevole e contrastata dal Sekiwake. Asashoryu ha capito subito che quella situazione lo avrebbe messo nei guai, ed ha compiuto il gesto tecnico-atletico che ha condizionato, a mio parere, l’esito del match: con un movimento fulmineo, ha spostato il braccio destro all’interno di quello sinistro di Hakuho, teso nello sforzo di spinta, ed ha preso il controllo delle operazioni. Hakuho ha capito l’andazzo ed ha preso a spingere ancora più forte, tentando anche di sollevare Asashoryu di potenza, ma lo Yokozuna lo ha lentamente condotto verso il tawara, in uno splendido gioco di posizione e strappi improvvisi. A quel punto, Hakuho è stato costretto ad indietreggiare, per poi rifarsi sotto e produrre un ulteriore tentativo di forzare le difese dell’avversario, ma si è trovato a dover fare ancora dei passi retrocedendo in circolo, offrendo ad Asashoryu la possibilità di coglierlo fuori equilibrio. Un passaggio fatale, in cui lo Yokozuna ha mostrato tutto il suo talento, concludendo la sua fatica supplementare con uno shitatenage in cui ha condensato forza e classe.
Al termine, i due rikishi erano stremati: Asashoryu si è appoggiato con la testa alla base del dohyo, Hakuho si è risollevato da terra e si è portato in posizione di saluto, scambiando un cenno di rispetto e lealtà sportiva con il vincitore ed uscendo di scena sotto lo sguardo fiero del padre. Asashoryu ha salutato la folla acclamante ed ha ricevuto la doverosa bordata di cuscini.
Non voglio essere petulante, ma il sedicesimo yusho di Asashoryu merita un primo commento a caldo.
La fase preparatoria al Torneo ci aveva descritto un Tochiazuma sugli scudi, pronto a cogliere la seconda vittoria consecutiva e fare carne di porco di tutti gli avversari, cosa puntualmente non accaduta, ed Hakuho era giustamente indicato come uno dei rikishi più in forma, cosa puntualmente constatata. Ma di Asashoryu non c’era traccia, nei bollettini dello YDC, e le notizie sul suo malanno respiratorio e sui pochi allenamenti svolti ci consegnavano uno Yokozuna in grado di reggere, si e no, pochi incontri di basso profilo. E quando si sono accesi i riflettori sul dohyo di Osaka, l’attesa dei giapponesi per il Messia indigeno sembrava dover trovare finalmente requie, con il cuoco Tochiazuma pronto a servire un grande stufato di Yokozuna mongolo, bagnato con vino di tsuna, il migliore. Tochiazuma ha infierito su Asashoryu, stamattina, è vero, ma in palio c’era solo la cospicua borsa del match, perchè lo yusho era già un affare tra stranieri in terra straniera, ed ai giapponesi non rimane altro che sperare nella partigiana benevolenza dello Yokozuna Deliberation Council.
Asashoryu è la Fenice che risorge dalle proprie ceneri, è lo spirito indomito che trova nella polvere del dohyo, morsa per mano di Hakuho, il cuore ed il carattere per reagire e schiaffeggiare i pretendenti al suo trono, ricordando a tutti che il più forte è ancora lui, lo Yokozuna per volere della natura, che ha sublimato in lui ogni dettaglio che il sumo pretenda da un Grande Campione.
Hakuho parte da Osaka a testa alta, anzi altissima: non ha vinto il suo primo yusho solo perchè la Mongolia ha generato, prima di lui, un fantastico agglomerato di qualità adatte al sumo, ma il suo tempo è vicino, ve lo garantisco. Gli è venuta a mancare la zampata decisiva, quella che Kaio gli ha sferrato con esperienza diabolica, e non ha potuto ripetere, nel play-off, la magica performance contro il sopra citato primogenito della Mongolia, ma ha portato quasi a compimento il suo proprio progetto di ascesa al banzuke, confermandosi detentore di un sumo splendido da vedere, anche se non ancora prodigioso. La sconfitta non lo sminuisce, in quanto solo lui, ultimamente, ha battuto Asashoryu per due volte consecutive e sempre in modo inequivocabile. Peccato che gli sia sfuggita la terza tacca sul calcio del revolver, ma avrà occasione per ribadire la sue pretese e farsi preferire dagli dei del sumo.
Battute a parte, è stato il Torneo dei rikishi mongoli: solo Tochiazuma e Kaio, negli ultimi incontri, hanno dato lustro al Giappone, arginando l’avanzata impetuosa degli eredi di Gengis Khan. Come detto, tutti i premi speciali sono andati ai conterranei dello Yokozuna: Outstanding Performance Award e Technique Prize ad Hakuho, quest’ultimo a pari merito con Ama, e Fighting Spirit Prize a Kyokushuzan. Tutti riconoscimenti strameritati e che depongono a favore dell’onestà di giudizio degli organi direttivi del sumo.
Per tutte le valutazioni conclusive sui rikishi e le loro prestazioni, vi rimando al commento post-basho, vista l’ondata di piena che vi ha investiti fin qui. Ricordo soltanto, ed annoto, la vittoria di Baruto tra i Juryo, con uno spettacolare 15-0.
Grazie a tutti voi per l’inesauribile entusiasmo dimostrato, le statistiche del sito sono eccezionali.
Sayonara.