Commento post-Basho

Prima di scrivere questo commento a posteriori, come sempre, ho voluto attendere che tutti i media che si occupano di sumo fornissero la loro versione dei fatti, per analizzarne i contenuti e confrontare le mie opinioni con quelle degli altri. Mi aspetto che anche voi, attenti navigatori ed esperti critici, abbiate fatto altrettanto e vogliate dire la vostra, aggiungendo materiale di discussione al nostro forum.

La cosa che più mi ha colpito, come avrete notato anche voi, è la rilevanza che è stata data alla sconfitta di Kotooshu piuttosto che al contesto generale dell’Aki Basho, ed al fatto che il bulgaro sia molto gradito al pubblico femminile, cosa, quest’ultima, che può anche destare l’invidia di tutti noi, ma che non mi sembra del tutto attinente ai fatti agonistici. Voglio ricordare che il primo momento di discordia con i media l’ho riscontrato quando è apparso il lancio d’agenzia su Kotooshu, presentato come il nuovo imperatore del sumo o come il principe europeo che attrae quanto Beckham. A parte il fatto che non ha portato proprio bene al Sekiwake sciupafemmine, mi ha infastidito, come ho detto a suo tempo, la cattiva qualità della comunicazione: se viene data una notizia del genere senza un briciolo di dettaglio su ciò che c’è dietro il fenomeno alto 2,04 e dai lineamenti hollywoodiani, significa che non si tratta di sport ma di costume, magari esotico, e che non c’è distinzione con le foto del calamaro gigante! Sensazionalismo fine a sé stesso, insomma.
Come se non bastasse, la moglie di Asashoryu è di nuovo in dolce attesa, e questo evento risulterebbe determinate per il banzuke.

Se vogliamo parlare di cose serie, e ritengo che il sumo lo sia, dobbiamo prendere atto delle ammonizioni che lo Yokozuna Deliberation Council ha espresso nei confronti dei rikishi a causa della cattiva esecuzione dei rituali e del tachi-ai, e su questo punto sono pienamente concorde con l’organo di sorveglianza, tanto più che, in passato, il gigantesco Konishiki non fu considerato per la promozione a Yokozuna anche a causa della sua cattiva esecuzione dello shiko.
In generale, l’ho detto più volte, tutto il complesso delle prestazioni è in ribasso e soltanto l’incredibile incertezza dei risultati, ed alcuni incontri davvero validi tecnicamente, hanno posto in secondo piano i problemi di standard qualitativo degli ultimi Tornei.
Non sono mancate anche le critiche verso Asashoryu, richiamato ad una più attenta preparazione atletica e diffidato dalle cadute di dignità che il suo rango comporta: il match di boxe con Kokkai, alla seconda giornata, non è piaciuto alla Signora Uchidate, portavoce dell’YDC, la quale ha chiesto anche un maggior controllo sulle trasferte che lo Yokozuna effettua in Mongolia, invece di allenarsi a dovere in Giappone.
Anche Kotooshu è stato invitato a curare la tecnica dello tsuppari, non riscontrata nella prima settimana di gare, ed a rafforzare il suo carattere, se vuole diventare Ozeki.
Inoltre, c’è molta preoccupazione per il decremento di pubblico e di popolarità del sumo, anche se alcuni dati sul gradimento televisivo sono in controtendenza; la limitazione all’ingresso di nuovi stranieri nelle scuole ed una massiccia campagna promozionale sembrano essere i rimedi di pronto soccorso individuati dalla Japan Sumo Association- Nihon Sumo Kyokai.

Che Asashoryu non fosse in perfetta forma lo avevamo capito tutti: egli stesso lo ha ammesso dopo il play-off, ma se è bastato uno Yokozuna incompleto a far cedere Kotooshu e gli altri contendenti al titolo, resta aperto il dibattito su chi potrà essere alla sua altezza a Fukuoka, se le sue condizioni saranno ottimali.
La crescita di Kotooshu e l’apparizione di Kisenosato ai vertici, pur rendendo eccitante la contesa, non possono bastare a compensare l’inesistenza, o quasi, degli Ozeki nella lotta al primato.
Al termine del Nagoya Basho, se ricordate, ho scritto che Asashoryu sta condizionando il sumo in maniera assoluta e che per tenerlo lontano dallo yusho bisogna farlo cadere almeno tre volte, altrimenti si può sperare al massimo nel play-off e lo Yokozuna non ne ha ancora perso uno.

Lo spirito combattivo ha dato ad Asashoryu la carica per rimediare ad una situazione molto difficile, se non imbarazzante, dopo la sconfitta contro Aminishiki, quando ha visto Kotooshu allontanarsi a tre giornate dalla fine e si è reso conto che le sorti dell’Aki Basho stavano prendendo la direzione della lontana Bulgaria. Non poteva contare sull’aiuto insperato di Kisenosato, puntualmente giunto, ma ha voluto comunque mettere in chiaro la propria posizione con il Sekiwake, facendogli perdere un pò di quella tranquillità che sembrava inattaccabile, fino a quel punto. Il resto lo ha raccolto con gl’interessi forse eccessivi, visti i tassi in corso, ma la tenuta mentale è una delle sue caratteristiche principali e la pressione lo ha ancora una volta stimolato, fiaccando invece Kotooshu nel momento della verità. La sesta vittoria consecutiva di Asashoryu ha un contenuto speciale, che egli stesso ha percepito quasi con commozione: i campioni sono tali perché non sono mai sazi di successi e riescono a forgiare sempre nuove varianti ai modi di raggiungerli.

Quest’anno Asashoryu ha vinto due yusho senza sconfitte, una volta con 14-1 e gli ultimi due Tornei sappiamo benissimo come sono andati; Kotooshu gli si è opposto alla pari a Nagoya, battendolo nel duello diretto, e gli è stato davanti per 13 giornate a Tokio: la morale che se ne può trarre è che lo Yokozuna appartiene ad una categoria ancora non raggiunta dagli altri rikishi e che, in particolare, Mazinga Kotooshu non ha accumulato tutta l’esperienza che occorre per fronteggiare pienamente il Grande Mago Mongolo. Senza Asashoryu il sumo di oggi sarebbe tremendamente mediocre e le sue vittorie nascondono, in parte, questa verità, anche quando egli non dà il 100% con continuità, come nell’Aki Basho.

Di Kotooshu possiamo solo dire un gran bene, avendo ridato vita ad una vera rivalità, con tanto di spartizione del tifo in piena regola. Ha fatto un altro passo in avanti verso la comprensione delle dinamiche che regolano la scalata al successo, e ne farà tesoro.
I tifosi bulgari si sono scatenati in un uragano di proteste indignate verso i commentatori che hanno rilevato l’atteggiamento troppo attendistico del loro favorito, ma non devono dimenticare che l’obiettività è un requisito essenziale per qualsiasi valutazione e Kotooshu ha ecceduto, in alcuni bouts, nell’impostare il tachi-ai in maniera passiva, ancorché vincente.
Non sono mai propenso ad incensare un atleta solo perché vince, né a criticarlo vanamente in caso di sconfitta, e sia Kotooshu che Asashoryu non sfuggono a questo mio principio ispiratore: vorrei sempre vedere vittorie chiare e meritate, in combattimenti che mostrino il meglio delle possibilità dei rikishi, specie se sono qualificati e si giocano il titolo.

Kotooshu si è piantato per due volte sulla linea del traguardo, ma questo non toglie nulla alla sua performance; semmai dobbiamo essergli grati per aver impedito che sbadigliassimo di noia davanti all’interminabile teoria di vittoria dello Yokozuna, comunque meritate. Di questo passo, con umiltà, riuscirà a trovare lo spunto che ancora gli manca e farà esplodere la gioia di tutti i fans del sumo.

Anche Kisenosato ha contribuito decisamente alla drammaticità dell’Aki Basho, rendendosi complice dell’epilogo thrilling che ne è scaturito. La sua ambizione deve essere incrollabile e legittimare la speranze che ha acceso nei cuori dei tifosi giapponesi.
La formula è semplice: continuità e convinzione nei propri mezzi, senza strafare, come ha fatto a Tokio. Mi è piaciuto molto per la varietà di tecniche che ha esibito, ma c’è sempre il pericolo della prestazione isolata, lo abbiamo visto troppo spesso, e Kisenosato ha bisogno di una seconda volta ad alti livelli per sfuggire all’effetto meteora ed orbitare stabilmente intorno ai Sanyaku.

Tutte la altre impressioni di settembre sono, in parte, meno brillanti e riguardano gli Ozeki, Wakanosato, i Komusubi, Ama ed Hakuho.

Tochiazuma appare e scompare di continuo senza attirare l’attenzione della Signora Uchidate, ma se un Ozeki chiude 10-5 e non si batte per il titolo da tanto tempo, non venitemi a dire che Kotooshu non vale lo stesso rango, a maggior ragione quando lo batte nettamente.
Anche Tamanoshima ha fatto meglio degli Ozeki, come è successo in altri Tornei per altri occasionali outsiders, ma, a parità di record finale, preferisco un Chiyotaikai mezzo rotto ma tenace e volenteroso, non fosse altro che per la vittoria nel derby.
Con il ritiro di Kaio, ormai quasi certo, il Sanyaku si assottiglia al minimo storico di presenze, con un solo Yokozuna e due angeli custodi stanchi e non competitivi, per non parlare dell’alternanza nei ruoli di rincalzo.

Le uniche note liete, come annunciato in fase di pre-Basho, giungono dai Sekiwake – Kotooshu in testa, naturalmente- e con Wakanosato vittima della sfortuna, ma decisamente apprezzabile, fino al ritiro per infortunio. La sua assenza ha distorto non poco il calendario degli ultimi giorni, privandoci di una buona dose di divertimento e di buon sumo: tutti i top-scorer avrebbero dovuto fare i conti con il Sekiwake di Aomori, il quale vantava giustificate aspirazioni ad una promozione.

Appena sopra il kachi-koshi è andato Kotomitsuki, buono a sprazzi, ma quel match contro Kakizoe ce lo dovrebbe proprio giustificare. Ha spesso un tachi-ai non convincente e subisce l’attacco dinamico, rispolverando, di tanto in tanto, un repertorio che lo ha mantenuto Sanyaku per quasi tutto l’anno, con la punta di rendimento in maggio, quando il suo 13-2 lo portò di nuovo ad essere Sekiwake perdendo solo da Asashoryu e Chiyotaikai.

Chi dovrebbe spiegarci cosa diavolo ha combinato è Futeno, accreditato da TUTTI, compreso il sottoscritto, di una salita gloriosa nel banzuke e stupefacente esecutore della prima sconfitta dello Yokozuna. Ho detto, nei miei passaggi su di lui, che mi sembrava il clone di sé stesso, dalla seconda giornata in poi, e sfido chiunque a pensarla diversamente.
Una delusione così grande non me l’aspettavo, date le premesse altisonanti che aveva sbandierato: non posso credere che il suo obiettivo fosse battere Asashoryu e poi ammansire gli avversari presentandogli quello scintillante biglietto da visita, rimediando, al contrario, brutte figure e note di demerito. In realtà, in alcuni bouts, è stato anche sfortunato ma 8 sconfitte consecutive non trovano scusanti.

La Mongolia ha potuto chiudere in attivo il suo bilancio di Tokio grazie al doppio 9-6 di Ama ed Hakuho, entrambi positivi in fase di consuntivo, sebbene per il mingherlino Maegashira 11 suoni come un bel risveglio, mentre dal talentuoso Hakuho vorremmo pretendere molto di più.

Ama ha classe ma mezzi fisici apparentemente limitati e tutte le sue vittorie sono strameritate, compresa la maratona del penultimo giorno con il compatriota Tokitenku. A volte lo vedo più a suo agio con i rikishi possenti che con quelli più agili e scattanti, a dispetto della sua corporatura relativamente esile.

Per Hakuho, reduce dall’infortunio di luglio, si è trattato di una ripresa lenta ma positiva, anche se la concorrenza si sta facendo sotto ed il suo ruolo di “stupor mundi” deve essere riacquisito in fretta, pena il suo assorbimento nel novero dei buoni sekitori da rispettare ma con poche speranze di emergere. La coreografica sfida con Asashoryu, preceduta da sguardi bellicosi e movenze da samurai, è ormai un classico di ogni Basho.

L’ultimo accenno lo dedico al nuovo banzuke: vedremo quali saranno le decisioni del Kyokai, ma sappiamo fin d’ora che Toyonoshima e Baruto saranno Makuuchi, grazie alle loro ottime risultanze nei Juryo, e la ventata di freschezza potrebbe ossigenare tutto il movimento del sumo.

Vi saluto ringraziandovi per l’attenzione che avete dimostrato verso sumo.it, vecchi e nuovi lettori.

Arrivederci a Fukuoka.