Giornata finale

Vi ricordate quando vi dicevo che il sumo non ha eguali nel concentrare in ogni Torneo tutti gli elementi che in altri sport sono diluiti in tante frazioni di spettacolo e di eventi determinanti? Tale assunto si è puntualmente rinnovato a Tokio negli ultimi 15 giorni, in un convulso ed elettrizzante divenire di fasi drammatiche ed esaltanti al tempo stesso.

Ieri Asashoryu ha scritto un’altra pagina importante della sua carriera sportiva e della storia del sumo: ha vinto il suo quattordicesimo yusho, il sesto consecutivo, eguagliando il record di Taiho che resisteva da 38 anni e ponendo la sua candidatura a quel leggendario Grande Slam che gli è sfuggito nel 2004. Se avesse vinto anche l’Aki Basho dello scorso anno, lo dico per gli amanti delle statistiche, avrebbe una striscia vincente di 11 Tornei – e 15 yusho in tasca, naturalmente.
E’ stato un Aki Basho dai toni agonistici accesissimi, culminato nel play-off decisivo di domenica mattina, ma non proprio eccellente dal punto di vista tecnico, come hanno annotato un pò tutti i commentatori e come lo stesso vincitore ha ammesso nelle interviste di rito; ci possiamo accontentare dell’incredibile sequenza di episodi che hanno scandito gli ultimi giorni di gare e che ci hanno fatto fremere di passione sportiva, indipendentemente dal tifo per l’uno o per l’altro contendente.

Quando sabato mi ero sbilanciato con il mio pronostico avevo considerato anche l’imponderabile, e cioè la possibilità che Kotooshu si sentisse pronto a superare la barriera psicologica che Asashoryu aveva innalzato idealmente venerdì scorso, facendolo uscire malconcio dallo scontro diretto, ma, in ultima analisi, mi era sembrato che l’incantesimo fosse troppo potente per il Sekiwake europeo e che il Grande Mago Mongolo avesse il vantaggio dell’inseguitore che raggiunge il fuggitivo e lo tramortisce sul traguardo, e così è stato, amici miei.

Asashoryu non ha dovuto fare molto per sbarazzarsi di Tochiazuma, atterrato in meno di un secondo da un colpo al volto che gli ha piegato le gambe, e si è ripresentato sul doyho per lo spareggio quasi sorridente, come se quel supplemento di Torneo fosse un piccolo fastidio da assolvere solo per regolamento, tanto era grande la sua sicurezza di vincere.
Quando si dice che il sumo è anche una battaglia psicologica fatta di atteggiamenti minacciosi e sguardi aggressivi, ancor prima del responso vero e proprio del doyho, credo che si prendano come riferimento quei rikishi capaci di ostentare la loro superiorità e farne un’arma d’intimidazione assoluta, come fu per “Il Lupo” Chiyonofuji; Asashoryu rientra di diritto in questa categoria, ma con la variante di esibire, al momento opportuno, anche la consapevole tranquillità di chi ha avuto la sorte a suo favore e tiene ben salde le redini del destino a lui propizio.

Kotooshu, al contrario, ha battuto Chiyotaikai con tecnica e potenza muscolare ma poi si è spento, vittima dell’ultimo sortilegio dello Yokozuna; deve essere stato troppo grande il condizionamento subìto dal bulgaro nello scontro diretto. E se a Nagoya il solo pensiero del play-off gli aveva tolto la necessaria lucidità per affrontare Wakanosato, questa volta lo spareggio finale ha ricordato a Kotooshu che per battere lo Yokozuna avrebbe avuto bisogno di tutte quelle risorse che, probabilmente, aveva lasciato sul doyho negli ultimi tre giorni del Torneo.
Ho ricevuto, da parte di Alessandro, una dettagliata descrizione del racconto televisivo relativo ai minuti immediatamente precedenti il play-off , con le telecamere che indugiavano sui due rikishi e ne coglievano lo stato d’animo del momento; Asashoryu scherzava con i giornalisti e sembrava, come ho gia detto, che si preparasse già alla premiazione piuttosto che al bout decisivo, mentre Kotooshu era pensieroso ma scarico, come se gli scorresse davanti agli occhi il film delle sue occasioni perdute e non trovasse la grinta per uscire dal vortice dei ripensamenti che gli oscurava la mente.

Avevo detto, prima delle sue due sconfitte, che Kotooshu si era rafforzato spiritualmente ed appariva in grado di portare a termine il suo lavoro edificatorio con fredda determinazione, sorretto da quel vantaggio numerico che, a quel punto del Torneo, poteva consentirgli di combattere con meno apprensione rispetto ad Asashoryu e Kisenosato, ma la guardia doveva rimanere alta, anzi altissima, ed il colpo del ko non poteva essere fallito.
Invece, quando l’oste mongolo ed il suo concorrente giapponese si sono presentati con il conto in mano, Kotooshu, frugando nelle proprie tasche, si è accorto di aver già speso tutto e di non poter far fronte all’impegno.

Dopo Nagoya, nei discorsi tra noi, si era detto che il gigante bulgaro avrebbe tratto un profondo insegnamento dagli errori commessi e che ci sembrava pronto al riscatto, invece ha rimediato la seconda bocciatura consecutiva, come la favolosa Olanda di Cruyff negli anni ’70, perché Asashoryu è più temprato di lui a questi livelli di tensione ed ha nuovamente affondato il colpo nelle debolezze altrui.

E poi, per chiudere con l’ennesima battuta, Asashoryu non poteva privarsi di un così bel regalo di compleanno, dato che domani compirà 25 anni: auguri, Grande Campione, e non preoccuparti perché nessuno di noi oserà venire a tirarti le orecchie!!!

A Kotooshu è stato assegnato, come premio di consolazione, il Fighting Spirit Prize.

Bravo oltre le aspettative più ottimistiche Kisenosato, il quale fino a ieri stazionava sul fondo del banzuke ma che da oggi in poi dovrà sostenere la responsabilità di simboleggiare il rinato orgoglio giapponese facendosi largo tra i piani alti del ranking.
Il suo 12-3 finale è veramente lusinghiero e deve portare il giovane nipponico a cercare il consolidamento fin dal Kyushu Basho di novembre, pena lo scadimento di consensi e il mortificante ritorno nell’anonimato.
Pur avendo lottato con i rikishi della seconda metà del banzuke, Kisenosato ha mostrato un buon sumo, e l’aver indossato i panni del killer di Kotooshu gli ha fatto guadagnare stima e riconoscenza da parte dello Yokozuna, che non è poco.
Anche per lui il Fighting Spirit Prize

Come al solito, quando devo parlare degli Ozeki giapponesi – quelli superstiti – mi viene un attacco di crampi e le mani s’irrigidiscono.
Hanno concluso entrambi sul 10-5, ma con andamenti differenti: Tochiazuma ha vinto solo con un Sanyaku, il clone-Futeno, ed ha rimediato una bruciante sconfitta e spettacolare sconfitta da Takamisakari, mentre Chiyotaikai ha battuto lo stesso Tochiazuma, Kotomitsuki ed il doppio-clone-Futeno, a dimostrazione di una dignità più consistente.
Inoltre, Chiyotaikai ha vinto il derby degli Ozeki con uno spirito combattivo completamente diverso da Tochiazuma, facendosi preferire nel mio giudizio. Non c’è da brindare alla ritrovata vena vincente, per carità, ma almeno non ci saranno dolorose retrocessioni, visto che il rischio è stato corso.

Meglio di loro, e di tanti altri, ha fatto Tamanoshima, con il suo 11-4 di tutto riguardo e con il merito di aver battuto Kisenosato in un match che mi è piaciuto molto.

Anche Hakuho ha chiuso benino con 9-6, dopo l’infortunio di luglio, ma siamo ancora in attesa che ci rifaccia vedere quel repertorio che lo aveva portato agli onori della cronaca come il delfino di Asashoryu. La loro rivalità, così evidente negli scontri diretti, non ha senso se il giovane rikishi dalla scuola Miyagino non provvederà a riabilitarsi pienamente, evitando le cadute di livello tecnico che non riesce ancora a controllare. Ora che Kotooshu si è affermato tra i grandi, sarebbe piacevole vedere anche Hakuho battersi per lo yusho.

Buone le prove degli altri mongoli Kyokutenho, 10-5, ed Ama, 9-6. Quest’ultimo è stato anche protagonista del match più lungo del Basho – 6 minuti complessivi! -. Per entrambi si prospetta un salto in avanti nel banzuke, con la prospettiva di avvicinare il Sanyaku.

Kotomitsuki ha disputato un buon Basho, chiudendo per 9-6 il suo kachi-koshi. Non mi è piaciuto nel match contro Kakizoe, dove si è inspiegabilmente piazzato a bordo doyho per il tachi-ai ed ha atteso passivamente la spinta che l’ha fatto uscire senza combattere.

Abbondante kachi-koshi anche per Takanowaka con 9-6, e record positivo anche per Shimotori, Hokutoriki, Roho e per il decano Kotonowaka.

Pessima la performance di Kokkai, imprigionato nel suo antiestetico e monocorde impulso a caricare di testa, mulinando a vuoto le potenti braccia che mamma Georgia gli ha donato.

Complimenti a Toyonoshima, vincitore nei Juryo con 14-1 e sicuro Makuuchi a Fukuoka, mentre sono lieto di aver colto il pronostico su Baruto, 12-3 per l’estone al suo esordio nella seconda divisione, battendo anche Toyonoshima. Lo attendo con curiosità e buoni auspici tra i Maegashira.

Mi congedo da voi dandovi appuntamento per le consuete note post-basho e ringraziandovi per aver seguito con me questo Aki Basho così avvincente.

Sayonara.