Dodicesima giornata

Nel raccontarvi quotidianamente le mie piccole storie d’attualità sul sumo, mi accorgo spesso di non riuscire a trasmettervi il senso preciso delle sensazioni che le immagini mi ispirano, e ciò dipende principalmente dalla mia personalità complessa ed in fase di decadimento neuronico, data l’età.
Quello che cerco di dirvi è che vorrei ampliare il significato di tanti accenni, portarvi a dialogare sui fatti e le persone, ma il mezzo tecnologico non ci consente un tipo diverso d’incontro; potrei mettervi tutti in teleconferenza, che diventerebbe una teleassemblea, ma non sarebbe praticabile in ogni momento, dato che anch’io, di tanto in tanto, devo lavorare per guadagnarmi il caviale quotidiano, come diceva Woody Allen.

Tutto il pistolotto che precede, se l’avete letto senza accusare malori, conduce al resoconto di una giornata che definirei interlocutoria, al pari della decima, e che potrebbe essere interpretata come la (quasi) quiete prima della tempesta, che Leopardi mi perdoni.
Infatti, chi doveva vincere ha vinto, mi riferisco ai top-scorer, e tutte le attenzioni sono rivolte al momento in cui, domani, saliranno sul doyho Kotooshu ed Asashoryu, l’uno per chiudere i conti ed entrare nella storia, l’altro per mantenere accesa la speranza di un finale incerto e sperare in un play-off acciuffato per un lembo di mawashi. Non dimentichiamoci di Kisenosato, il quale pregherà per la vittoria dello Yokozuna e per restare, a sua volta, in gioco.
La cosa curiosa è che in tutti i Tornei in cui Asashoryu si è trovato 12-0, ed è successo spesso, nessuno ha avuto dubbi sulla destinazione dello yusho, mentre oggi siamo a rendere incerto l’esito del Torneo quando Kotooshu non dà cenni di squilibrio o d’impazienza, ma anzi di calma piatta e vincente, come ho scritto ieri.
Sarà che le nostre indubbie radici contadine ci suggeriscono di considerare con riguardo il vecchio adagio popolare che recita, con saggezza, che “le galline si contano la sera”, ma se intendiamo in senso metaforico la durata dell’Aki Basho, siamo già nel pomeriggio inoltrato, ed il buon Kotooshu è stato visto effettuare un pre-appello dei suoi volatili da cortile (chissà come si dice in bulgaro “fare i conti senza l’oste”…).
In buona sostanza, c’è di mezzo Asashoryu con la sua incontenibile rabbia e smania di vendetta (Kisenosato passa ingiustamente in secondo piano, ma è lì in agguato), e prendiamo tutte cautele del caso, prima di sentenziare la vittoria di Kotooshu, ma mi sembra molto difficile che le cose vadano diversamente.

Nel giorno in cui l’Est ha surclassato l’Ovest 15 – 5, Kotooshu ha battuto Hokutoriki in bello stile, studiando con pazienza il punto critico dell’avversario e decidendo il momento giusto per piazzare l’uwatenage che ha concluso la sua apparizione al Kokugikan, dovendosi accontentare di accennare la smorfia di soddisfazione, che ieri è stata immortalata dopo la sconfitta dello Yokozuna, all’interno dei locali riservati ai rikishi.
Kotooshu combatte a memoria e la sua azione sembra flemmatica, a volte, perché certi movimenti vengono effettuati con micidiale lentezza, come quelli dell’uomo bionico da 6 milioni di dollari. Sarà un tema di discussione che ci accompagnerà nei prossimi mesi, suppongo, ma l’efficacia del suo sumo si fonda, secondo me, sulla calibrata abilità di esaltare la sua atipica struttura fisica, con un rapporto peso-potenza veramente inconsueto.

Buona prova anche di Asashoryu, il quale ha quasi emulato il bulgaro nel kimarite, ed ha fatto il minimo che ci si possa aspettare da uno Yokozuna, pur ferito nell’orgoglio, contro un Maegashira 6 come Kotoshogiku: forse la prima parte di quel nome l’ ha influenzato ed ha ritrovato la grinta per vincere, ma domani lo shikona sarà quello giusto ed il sumo di Asashoryu dovrà ritrovare lo smalto dei giorni migliori, per riparare almeno il morale e sperare che Chiyotaikai faccia il resto.

Anche Kisenosato ha vinto convincendo ed ha impartito una lezione d’umiltà a Roho, costruendo il suo successo partendo dai momenti di difficoltà che ha accusato durante il match, a partire dal tachi-ai, quando il russo gli ha messo le mani sulla faccia e lo ha portato a bordo doyho. La giovane speranza nipponica ha reagito bene ed ha ribaltato l’azione offensiva, resistendo agli ultimi tsuppari di Roho e spingendolo fuori in modo autoritario. Se son rose, fioriranno, tanto per rimanere in tema di proverbi.

Ho poco altro da dire, se non registrare la vittoria di Chiyotaikai nel derby tra Ozeki, con spunti di quel bel sumo che lo ha portato in auge anni fa, ed il kachi-koshi di Tamanoshima e Kyokutenho, quest’ultimo ottenuto a spese di Hakuho e quindi di maggior spessore tecnico.

Dormite bene, amici-san, e domani godetevi lo show!