Un’estate memorabile

Al termine di un periodo denso di avvenimenti straordinari, il sumo si ritrova con un nuovo Yokozuna che vince un Aki Basho piuttosto debole di pathos ed un altro, di lunghissima militanza e fresco vincitore del Nagoia Basho con uno Zensho Yusho (15-0), il quale annuncia il proprio ritiro dall’agonismo. Potrebbe sembrare una situazione appartenente alla logica del sumo e già vissuta in altri momenti, ma quando i protagonisti delle due distinte storie si chiamano Hakuho e Terunofuji, in doveroso ordine di blasone e non di apparizione, si capisce che siamo stati ancora una volta testimoni di eventi che rimarranno nella storia del sumo e non solo, come dimostrato dalla risonanza mondiale che le storie di questi due rikishi hanno avuto.

L’addio di Hakuho era abbondantemente previsto e più volte era stato preannunciato, ma King Kong ha voluto abbandonare la scena nel modo più clamoroso e consono alla sua natura di dominatore del dohyo. Incurante degli avvertimenti di YDC e NSK, che lo incalzavano affinché decidesse se difendere il suo rango o si ritirasse, Hakuho ha deciso di presentarsi a Nagoya rischiando di non completare la competizione e di doversi ritirare con un’ultima prestazione ingloriosa, mentre invece ha protetto con strabiliante vigore il ginocchio malandato ed ha sconfitto nettamente tutti gli avversari. L’ultimo bout è stato l’urlo finale, l’ultimo battersi il petto in un’esplosione di energia che ha estratto dal suo immenso repertorio, salutandoci con l’ennesima prova del suo straordinario talento. Ha strapazzato Terunofuji con un impeto violentissimo, al limite (e forse oltre…) della correttezza richiesta ad uno Yokozuna, esibendo un’ultima, impressionante ed estrema eruzione di forza brutale e tecnica, come a voler lasciare impresso nei nostri occhi il tratto simbolico del suo lungo ed irripetibile dominio. Ritirarsi con il 45° Yusho è qualcosa che non ci aspettavamo, ma Hakuho ha voluto stupirci ancora una volta, suggellando con un’impresa leggendaria la sua già leggendaria carriera.

Non è possibile descrivere la carriera del più grande rikishi della storia in poche righe, perciò rimando tale impegno ad uno spazio dedicato e che non sia un panegirico, ma desidero accennare ad alcuni elementi distintivi dell’era di Hakuho.

In primo luogo, Hakuho ha sempre mostrato una rara qualità, tra i grandissimi del sumo: mi riferisco alla sua capacità d’intimidazione, di mettere in soggezione la stragrande maggioranza dei suoi avversari ancor prima del tachi-ai. Ricordo di aver espresso questo concetto fin dalle sue prime apparizioni, quando dal Giappone e dagli USA giungevano commenti entusiastici da parte di quelli che considero tra i migliori commentatori di sumo. Hakuho sembrava possedere una potenza sempre crescente che, unita un raffinato bagaglio tecnico, lo rendeva pressoché inarrestabile, proprio come la marea usata come paragone profetico dal caro amico Simon Siddall: “You can’t fight a tide, and Hakuho is a sumo tide!”.

A contrastarlo, nel suo crescendo agonistico, c’erano i valorosi Ozeki giapponesi (Kaio, Tochiazuma, Chiyotaikai e Musoyama, che ora siedono e giudicano intorno al dohyo), ma soprattutto c’era il Grande Mago Mongolo Asashoryu, non uno qualunque, ed i loro duelli sono pezzi di storia non solo del sumo, ma dello sport nella sua accezione più ampia e nobile. L’unica eccezione si verificò quando Hakuho sconfisse Asashoryu con l’henka che, nel maggio del 2007 gli valse la promozione a Yokozuna; ci furono molte critiche per il kimarite adottato, ma lo Yokozuna Deliberation Council lo elogiò e la tsuna fu sua. Oltre al Marvel Mongolian, Hakuho ha avuto altri eccellenti avversari, divenuti a loro volta Yokozuna, a cominciare dal rikishi più elegante ed imprevedibile del secolo, il countryman Harumafuji, che lo ha battuto più volte di ogni altro rikishi. Poi Kakuryu, altro figlio della Mongolia, che si prese la tsuna nel 2014, ed infine Kisenosato, eroe nipponico, che nel 2017 interruppe l’attesa del Paese del Sol Levante per un nuovo Yokozuna “Made in Japan” dopo più di vent’anni. L’ascesa di Terunofuji, ennesimo Yokozuna mongolo, può essere vista come una successione legittima, dato che i due campioni non si affronteranno più. Anche la meteora Baruto, Kotooshu e Kotomitsuki, al loro apice, hanno fieramente opposto un ottimo sumo al recordman assoluto, il quale avrebbe addirittura potuto vincere molto di più, se non fosse stato troppo spesso frenato dai numerosi guai fisici, ma questo vale anche per altri grandi Yokozuna del passato, ragione per cui abbandono l’argomento e mi dedico alla cronaca più vicina ai fatti del mite settembre di Tokyo.

Nonostante la dolorosa e mal digerita sconfitta di luglio, Terunofuji, come sappiamo, è diventato il 73° Yokozuna , si è esibito a Tokyo nel suo primo dohyo-iri in stile shiranui ed ha vinto l’Aki Basho con un buon 13-2. Non si tratta di una vittoria epica, come anticipato, ma consegna alla storia del sumo un’altra vicenda umana e sportiva che resterà nei cuori dei fans, poiché giunge a coronamento della sofferta risalita compiuta dal coraggioso rikishi mongolo, descritta nel commento alla vittoria di maggio. Terunofuji soffre di diabete, ha due protesi alle ginocchia ed un gomito parecchio compromesso, eppure ha lottato per anni nelle categorie inferiori senza mai abbattersi e riuscendo a tornare Ozeki, fino a compiere il grande salto e conquistare la tsuna. Per questa sua strenua volontà è amato dal pubblico e rispettato da tutti.

Anche se la certezza dello Yusho è arrivata solo al senshuraku, allo Yokozuna era comunque sufficiente vincere il musubi-no-ichiban contro uno spento Shodai per alzare la sua quinta Coppa dell’Imperatore e godersi il giusto trionfo decretatogli dal pubblico. La sconfitta di Myogiryu (11-4), unico pretendente ad un eventuale kettei-sen, aveva anticipato il verdetto finale di un Torneo con pochi acuti ed ancora molta mediocrità da parte degli Ozeki, i quali dovrebbero essere i primi contendenti dello Yokozuna, ma a Tokyo, come a Nagoya, hanno fatto di nuovo cilecca. Si è commentato, in Giappone, che la carriera da Yokozuna del 29enne Terunosaurus sarà breve, però la sua attuale forma fisica sembra integra e gli avversari non proprio imbattibili. Come paragone recente, ricordo che anche l’Ozeki Kaio, molto amato in patria, vinse cinque Yusho ed ebbe più occasioni per ottenere la promozione quando era già sulla trentina, senza mai riuscirci.

Le due sconfitte patite dallo Yokozuna sono state inflitte dal Maegashira4 Daieisho (10-5) e dal Sekiwake Meisei (8-7), due avversari sempre difficili e capaci di prendere Terunofuji in velocità, portandolo fuori equilibrio. Daieisho, vincitore dell’Hatsu 2021, si è comunque aggiudicato lo Shukun-sho e dovrebbe risalire almeno fino a M1, Meisei ha raggiunto appena il kachi-koshi e rimarrà nel Sanyaku.

Gli altri bouts dello Yokozuna sono stati abbastanza agevoli, compresi quelli contro gli Ozeki, ai quali non è riuscito di andare oltre uno striminzito ed indecoroso 8-7. Takakeisho ha iniziato con tre sconfitte pesantissime e si è rimesso in carreggiata solo grazie ad un’indiscutibile tenacia, anche se dovrà fare molto di più per sperare di avere di nuovo l’occasione per accedere alla tsuna. Tra l’altro, in Giappone lo hanno un pò preso di mira per il fatto di avere le braccia troppo corte, requisito fisico non degno della promozione. Personalmente, ritengo sia una sciocchezza, altrimenti non gli sarebbe stata data la chance di luglio, purtroppo naufragata.

Shodai, invece, è stato in corsa fino a Day 11, quando aveva il k-k in tasca, 3 sole sconfitte ed il match contro Terunofuji a disposizione, ma ha infilato 4 brutte sconfitte consecutive ed è rimasto quindi appena sopra la soglia del kabodan insieme al collega di grado.

Buona la prestazione del Sekiwake Mitakeumi (9-6); anche per lui vale il discorso fatto con Shodai, visto che nelle ultime 4 giornate ha perso 3 volte ed ha abbandonato la speranza di un kettei-sen. Benino il Komusubi Ichinojo (8-7), sempre in sospeso tra k-k e m-k, ma neo-cittadino giapponese. Male l’altro Komusubi Takayasu (4-8-3) infortunatosi nei giorni finali.

Sotto il Sanyaku, si è affievolita la fiamma di Hoshoryu (5-8-2) che scenderà da M1 nel prossimo banzuke. Un attacco di febbre l’ha costretto a saltare alcune giornate e ne ha minato la resa tecnica; resta la bella vittoria su Shodai ed altre valide prestazioni che addolciranno il disappunto di Zio Asa per certe sconfitte decisamente evitabili. In molti hanno pronosticato una luminosa carriera per il nipotino titolato e certi lampi di pura classe avvalorano queste previsioni, però occorre il requisito che ho predicato per altri prima di lui: la continuità!

Ottimi Myogiryu ed Endo con 11-4 e risalita assicurata a novembre; a Myogiryu è andato il Gino-sho. Meno brillante Ura (7-8) con le sue prese alle gambe, ma non scenderà molto in classifica, mentre Kiribayama e Wakatakakage, entrambi con 9-6, saranno promossi con pieno merito.