Giornata finale

Ho trascorso tutta la mattinata al telefono, come per ogni senshuraku che si rispetti. Alessandro, da Tokio, mi ha raccontato l’atmosfera che si viveva nell’immediata vigilia del duello finale ed abbiamo assistito insieme al frenetico playoff dei Juryo, poi Julien mi ha accompagnato verso il playoff dei Makuuchi tifando per Miyabiyama. Infine Luca ha commentato con me la vittoria di Hakuho e le possibili promozioni di luglio. Tutto nella norma, compreso l’epilogo del Natsu Basho. Nella norma, appunto, perchè ha vinto l’unico rikishi legittimato ad alzare la Coppa dell’Imperatore con un fulgido avvenire all’orizzonte. Non me ne vogliano i tifosi di Miyabiyama, Julien in testa, ma questo Torneo aveva già dato tutto quello che poteva, dal punto di vista delle sorprese, e non avrei retto all’ennesima rivoluzione in corso d’opera. A renderci sazi avevano concorso le assenze dello Yokozuna e del suo acerrimo concorrente, il puntuale disastro dei Komusubi, la chiassosa irruzione di Baruto, il torpore agonistico di Kotooshu e, naturalmente, la straordinaria cavalcata dello sceriffo Miyabiyama. Avendo sfiorato l’indigestione, possiamo considerarci emotivamente appagati.

Hakuho vince dunque il suo primo yusho e sferra l’attacco decisivo allo Yokozuna, con la ferma intenzione di creare un regno mongolo bipolare in Giappone. Nel match contro Baruto aveva fatto capire a tutti di non essere stato assolutamente colpito dalla vittoria di Miyabiyama su Asasekiryu. Chi lo voleva teso e sotto pressione, ha ricevuto una risposta squillante ed indiscutibile.
Invece di portare la solita presa sinistra centrale ed interna, Hakuho ha sorpreso Baruto con una presa sinistra esterna al mawashi, praticamente alle spalle dell’estone, ed ha fatto perno sul piede sinistro per piazzare un mirabile uwatedashinage: roba per palati fini. Pochi minuti prima, come detto, Miyabiyama aveva scaraventato Asasekiryu fuori dalla sacra circonferenza con una serie di spinte rabbiose, concluse con un oshidashi che aveva infiammato il pubblico. Negli occhi di Miyabiyama si leggeva il furore agonistico, la volontà di crederci davvero. E la stessa intensità era ancora presente nel Sekiwake quando si è ripresentato sul dohyo per l’ultimo atto del Torneo: allora, solo allora, ho intuito in Hakuho uno stato di tensione giunto all’improvviso, quasi una certa paura di vincere ed entrare nell’albo d’oro del sumo. Ma si è trattato di un istante, come se il ricordo della sconfitta di marzo cercasse d’impossessarsi di lui e fosse respinto con tutta la concentrazione possibile sul match.

L’uscita dal tachi-ai è stata simultanea e con entrambi i rikishi alla ricerca della tattica preferita: Miyabiyama ha tenuto lontano Hakuho dal proprio mawashi ed ha accennato uno spintonamento per tenere la distanza, Hakuho ha risposto spostandosi e cercando in tutti i modi di bloccare le braccia del Sekiwake. La fase aggressiva del bout si è interrotta quando Hakuho ha raggiunto la doppia presa al mawashi ed ha impedito a Miyabiyama di fare altrettanto, tenendo il braccio destro molto alto e teso; a questo punto è intervenuta la fase di studio per Hakuho e la stanchezza per Miyabiyama, visibilmente provato dalla fatica. Per diversi secondi i due hanno stazionato a centro dohyo, però il destino del giapponese era ormai scritto. Hakuho ha perfezionato la stretta ed ha iniziato l’avvicinamento al tawara, inesorabile linea di confine tra la gloria e la sconfitta. Miyabiyama ha provato ad opporre l’ultimo flatus d’orgoglio, conscio che nulla avrebbe potuto più negare il trionfo all’Ozeki mongolo. Lo yorikiri ha posto fine al bout rispettando la logica delle forze in campo.

La prima considerazione che mi sento di fare è che il sumo di Hakuho ha raggiunto un livello di raffinatezza veramente esemplare, svincolato dallo stereotipo imposto da Asashoryu. I due fenomeni mongoli condividono classe e fantasia, ma gli stili sono ormai assolutamente definiti. Asashoryu è la macchina perfetta, soffocante e dalle mille risorse, mentre Hakuho gode di un vantaggio fisico che sfrutta in modo magnifico, imbastendo trame tattiche di rara efficacia. Sono entrambi tecnicamente oltre l’eccellenza e solo l’apparire di qualche mostro di forza e bravura li potrà detronizzare. Hakuho è giovane e può permettersi di non sentirsi ossessionato dai primati dello Yokozuna; avrà tempo e modo di misurarsi con il Grande Mago Mongolo e per noi appassionati sarà uno spettacolo suggestivo.

A questo show potrebbero partecipare la rivelazione Baruto, il rampante Kisenosato e, chissà, anche qualcuno dei rikishi attualmente in ombra. Parlo di Kotooshu e Tochiazuma, esclusi, per motivi diversi, dal banchetto di Tokio. Aspettiamo e vediamo cosa ci riserverà il prossimo appuntamento di Nagoya.

Nei prossimi giorni faremo il punto sugli altri protagonisti, in positivo ed in negativo, del Natsu Basho.

Per il momento ringrazio tutti voi per essere stati fedeli al nostro impegno e rivolgo un particolare tributo di riconoscenza a Julien, Luca ed Alessandro per la loro passione, competenza e… sopportazione.

Sayonara.