Fino a qualche mese fa, Asashoryu sembrava la particella di sodio in acqua Lete: pur non cercando disperatamente compagnia, come la suddetta particella, la sua solitudine era palese, se non altro agli occhi di chi non la smetteva di confrontarlo negativamente ai grandi Yokozuna del passato e gli rinfacciava l’assenza di validi competitori al suo strapotere.
Poi, d’incanto, ecco spuntare Kotooshu, effimero avversario durato “l’espace d’un matin”, e, finalmente, l’attesissimo Hakuho, dopo l’intermezzo invernale del maturo Tochiazuma. Ed altri ancora si faranno avanti, d’ora in poi, ne sono certo. Partendo da questa semplice constatazione, agevolata dal ritiro dello Yokozuna a Tokio, mi accingo a darvi la mia personale panoramica sul Natsu Basho appena concluso.
Abbiamo superato il terzo appuntamento della stagione ed abbiamo già visto due playoff, con Hakuho protagonista in entrambi i casi. Ha perso contro Asashoryu ed ha sconfitto Miyabiyama, come tutti sappiamo, ma è bene ricordare che Hakuho era stato protagonista anche a gennaio, mancando lo spareggio a causa di un improvviso (ma quanto mai tempestivo) attacco di cecità momentanea dei giudici, sindrome che continua ad affliggere la categoria con preoccupante ripetitività. Anche a Tokio.
Hakuho è il primo rikishi a manifestare quella continuità di rendimento che andavamo cercando da anni, imponendosi al giudizio dello Yokozuna Deliberation Council prima come immancabile Ozeki, dopo due soli Tornei da Sekiwake, poi come doveroso candidato al massimo livello del sumo. La coabitazione con Asashoryu sarebbe possibile fin da luglio, qualora vincesse lo yusho ovvero arrivasse secondo con almeno 13-2.
Nel grigiore di un Torneo avaro di spunti tecnici esaltanti, Hakuho si è imposto con un ruolino di marcia degno di uno Yokozuna, appunto, concedendosi, si fa per dire, un’unica distrazione nel match contro Miyabiyama: l’errore dell’Ozeki mongolo poteva risultare decisivo, visto lo sviluppo del Torneo, e comprometterne addirittura l’approdo al playoff. Sotto la pressione di un contendente che acquisiva sicurezza di giorno in giorno, c’era il rischio di essere colto dalla kotooshuite, altro disturbo assai noto in Giappone, ma di provenienza bulgara. Invece Hakuho ha tenuto saldi sia i nervi che la presa al mawashi, dimostrando un carattere da veterano del dohyo ed esibendo tutto il suo talentuoso kimarite. Andando ad analizzare i suoi incontri, ci accorgiamo che è stato più impegnato da certi Maegashira (Asasekiryu, Kisenosato ed Aminishiki) piuttosto che dai Sanyaku, fatta eccezione per Kotomitsuki e Miyabiyama. Tra l’altro, come avrete notato, Hakuho non ha disputato l’ultimo match contro Kaio, giunto appena al limite del kachi-koshi, avendo il Kyokai deciso di opporgli Baruto, detentore di uno score decisamente migliore. Hakuho ci ha deliziati con tutta la sua abilità nel proporre un sumo di altissima cifra tecnica, in cui la forza fisica sembra quasi passare in secondo piano: come ho più volte affermato, la cosa che maggiormente mi stupisce è la naturalezza del gesto, resa possibile da una struttura fisica ideale (altezza, peso, gambe forti e scattanti, braccia lunghe che tengono a distanza la presa dell’avversario) e da un grande senso dell’equilibrio, anche in situazioni difensive. Ho notato che Hakuho non si è mai fatto sbilanciare, mentre retrocedeva sotto la spinta dell’avversario, riuscendo sempre a mantenere una posizione proiettata in avanti, cosa che gli ha permesso di ripartire, a sua volta, mantenendo la stessa impostazione dei piedi e delle mani. Un vantaggio non indifferente, che gli ha evitato pericolosi spostamenti del baricentro.
Hakuho ha dato prova di meritare lo yusho e la tsuna, sebbene quest’ultima sarebbe giusto, ed emozionante, che la ricevesse personalmente dalle mani di Asashoryu, a Nagoya. La sfida ci sarà, a detta del portavoce dello Yokozuna, e le scintille arriveranno anche in Italia, grazie alla presenza in loco di una task force di sumo.it, guidata da Julien-san (non invertite i termini, per carità!).
Miyabiyama è uscito sconfitto da un contesto che lo ha visto prossimo al grande exploit: il suo 14-1 è un risultato senza precedenti, ma che va a coronare un crescendo di buone prestazioni. Avevo lodato il Sekiwake, al termine dell’Haru Basho, per aver sconfitto Tochiazuma ed essere tornato nei ranghi importanti del banzuke con un bel 10-5. Ricordiamoci che Miyabiyama è stato Ozeki dal luglio del 2000 al settembre del 2001, a seguito di una serie di kachi-koshi che lo avevano premiato in breve tempo, senza però produrre ulteriori acuti di rilievo. La sua altalenante carriera lo ha portato continuamente dentro e fuori dal Sanyaku, ma ora potrebbe riprendersi un posto tra gli Ozeki, visto che a Nagoya Tochiazuma sarà kabodan e potrebbe non arrivare a disputare il Torneo a causa dell’infortunio al ginocchio. Una prospettiva accattivante, per il Sekiwake, resa ancor più luminosa dai premi ricevuti a Tokio: Outstanding Performance Award e Technique Prize. La corsa di Miyabiyama è avvenuta nel suo tipico stile di combattimento, vale a dire di forza e coraggio. Coma ha acutamente osservato Luca, nei suoi commenti, Miyabiyama appare come un Kokkai meno rozzo ed impulsivo, senza volerlo sminuire in modo irriverente. Ma l’essenza del suo sumo è questa; certamente più redditizia di quella del georgiano, ma pur sempre la meno raffinata del Sanyaku.
Miyabiyama usa bene lo tsuppari ed ha demolito Kaio, Kotomitsuki e Baruto, i rikishi della sua stazza, con il bout impostato sul ritmo. Stesso discorso contro Chiyotaikai, più leggero ma abilissimo in campo aperto. Le difficoltà sono sopravvenute contro i rikishi che lo ha costretto ad un match più tecnico, come Kisenosato e Kyokutenho, l’unico ad averlo battuto. Poi c’è stato il verdetto non condivisibile del bout con Kyokushuzan, ma è inutile polemizzare a posteriori. In ultima analisi, il tachi-ai a piedi larghi e le manate di sbarramento al volto hanno reso moltissimo al Sekiwake quasi trentenne, fino a fargli assaporare il gusto della clamorosa impresa finale, cui si è opposto il futuro Yokozuna. Bravo Miyabiyama, apostolo del sumo coriaceo e senza fronzoli.
La parte che era stata assegnata a Baruto, quella di rikishi rivelazione, è stata interpretata dall’estone in maniera magistrale, al punto da diffondere una certa inquietudine nei due leaders del Torneo. Baruto diventerà fortissimo? Ingestibile? Sarà il nuovo Raiden? Sono argomenti emersi dalle dichiarazioni di grandi rikishi del passato, tra i quali Taiho, ma che troveranno risposta solo nel prossimo futuro, quando Baruto se la vedrà stabilmente con i Sanyaku. L’attuale realtà ci dice che l’estone è ancora immaturo, per quel livello. Ha perso nettamente i due confronti che ha sostenuto con Hakuho e Miyabiyama, peccando di ingenuità e precipitazione, ma ciò non toglie che il giovane baltico abbia fatto la sua bella figura, impressionando il pubblico e la critica: il Fighting Spirit Prize che gli è stato conferito ne è la testimonianza concreta.
Asasekiryu sarà Komusubi, a Nagoya, e la promozione se l’è meritata in pieno, insieme al Fighting Spirit Prize che ha condiviso con Baruto. La sua performance è stata convincente e continua, a parte le sconfitte da mettere in preventivo. Devo ammettere che sono contento di rivedere Asasekiryu tirato a lucido ed in grado di tornare a praticare un buon sumo. La sua vittoria su Tochiazuma è stata cristallina ed ottenuta con bella prontezza di riflessi. Asasekiryu aveva già castigato Kaio alla prima giornata ed ha continuato a battere i Sanyaku con estrema disinvoltura, inducendo alcuni spettatori all’onore del lancio del cuscino per le vittorie su Chiyotaikai e Kotooshu. Gli unici Sanyaku a batterlo sono stati Hakuho e Miyabiyama, come da preventivo.
Lo spazio per il commento degli altri Ozeki non poteva essere che questo, dopo i brillanti Maegashira di Tokio.
Chiyotaikai ha iniziato alla grande, con 7 vittorie di fila, ed ancora alla decima giornata era tra i primi, con una sola sconfitta. Poi c’è stato il tracollo, segnato da 4 sconfitte nelle ultime 5 giornate: in totale 10-5. Ha battuto solo gli spenti Komusubi e Kaio, mentre ha perso con tutti gli altri Sanyaku. Un bottino piuttosto misero, ma in linea con quanto Chiyotaikai raccoglie solitamente. La sua striscia iniziale aveva tratto in inganno molti commentatori, poi l’epilogo lo ha riportato sui livelli consueti e non appaganti, per un Ozeki. Come diciamo da tempo, la linea di galleggiamento è il massimo che si può sperare di ammirare dagli Ozeki giapponesi, tolte le sfuriate di Tochiazuma.
Kaio non sfugge a questo teorema, con un 9-6 raccolto con l’orgoglio del combattente che incute ancora rispetto negli animi dei rikishi meno blasonati. Anch’egli non ha potuto fare a meno di battere i poveri Komusubi, per cedere poi in blocco ai veri Sanyaku. E fortuna ha voluto che il calendario lo esentasse dal match contro Hakuho, mentre i malanni fisici lo avevano già dispensato dal confronto con Asashoryu e Tochiazuma, altrimenti il kachi-koshi sarebbe stato un miraggio. Kaio vivrà un tranquillo Nagoya Basho, perchè, male che vada, sarà kabodan solo a settembre: contento lui…
Su Kotooshu abbiamo detto praticamente tutto nei commenti quotidiani. Ha smarrito ogni riferimento tattico e tecnico, vittima di un infortunio a marzo e di sè stesso a maggio. Doveva essere il primo europeo a vincere lo yusho, lo aveva fatto sognare ad una nazione intera, eppure si è spiaggiato come un cetaceo che ha perso l’orientamento. Speriamo di vederlo di nuovo in assetto a Nagoya, anche se i segnali non sono affatto confortanti.
Hanno deluso in tandem i Komusubi. Ama non ha fatto altro che battere un Tochiazuma già in difficoltà fisica, mentre a Kyokutenho va il solo merito di aver inusitatamente fermato Miyabiyama. Troppo poco, per i due mongoli, e particolarmente per il prode Ama, mini-rikishi dei miracoli.
Un plauso a Kisenosato, oggetto di una querelle senza fine, ma sicuro di salire sul dohyo di Nagoya da Komusubi. Non intendo cercare di farne un campione senza credenziali, badate bene, ma ho ravvisato un buon atteggiamento di fondo, nei suoi bouts, e lo sostengo fino a prova contraria. Tutto il resto è già nel forum.
Un Torneo positivo anche per Kotoshogiku, che salirà di grado, e Kyokushuzan, che gli farà compagnia. Tra i tanti kachi-koshi, scelgo di menzionare Futeno ed Hakurozan: il primo perchè mi è simpatico e lo stimo, il secondo, invece, perchè non mi capacito di come ci sia riuscito.
Sayonara.