Commento post-Basho

Forse non ve ne siete accorti, cari sumofans, ma all’indomani del trionfo di Asashoryu ad Osaka, dopo il che lo yusho era di nuovo giunto in Mongolia ed Hakuho aveva parzialmente bilanciato la sconfitta con la promozione ad Ozeki, si è aperto uno scenario decisamente anomalo a proposito degli ultimi combattimenti sostenuti dai due protagonisti del Torneo. Se qualcuno di voi ha seguito il dibattito finale su sumotalk.com, a proposito degli avvenimenti dell’ultima giornata dell’Haru Basho, siamo un bel pezzo avanti, altrimenti mi vedo costretto a riepilogare quanto è emerso dalle raffinate analisi dei draghi del commento sul sumo.

In sostanza, è stato rilevato come Hakuho ed Asashoryu abbiano subito le loro sconfitte, rispettivamente da Kaio e Tochiazuma, manifestando un atteggiamento cedevole, non consono alle loro potenzialità ed abitudini di praticare il sumo. La cosa è parsa evidente da alcune immagini riprese dall’angolo opposto a quello abituale, e non posso che dirmi, come espresso con gli amici del sito internazionale, stupefatto dell’accaduto. Hakuho non ha portato la presa con la mano sinistra al mawashi di Kaio ed ha tenuto il braccio rivolto verso di sè per tutto il match, rinunciando a fare ciò che avrebbe potuto e dovuto, vale a dire combattere al 100% e vincere il match.
Asashoryu si è visto superare al tachi-ai da un Tochiazuma che lo ha “costretto” ad una posizione impropria, con il braccio sinistro tenuto alto sulla spalla dell’avversario e con poca convinzione nel ritrarlo. Visti dal vivo, e dalla consueta angolazione, i due bouts non erano parsi così condizionati, neanche rivedendoli più volte da banzuke.com, ma l’occhio infallibile del fine analista ha colto la magagna. Quanto si sia voluto portare Kaio al kachi-koshi e Tochiazuma alla speranza della promozione per maggio, lo lascio giudicare a voi, ma resta il fatto che Asashoryu ed Hakuho avevano un match-point da chiudere e lo hanno differito al play-off.

Potremmo discutere per anni sulle manovre politiche che guidano il sumo dai vertici, ma se anche ve ne fossero state, ad Osaka, e Kaio fosse stato preso per i capelli, per evitargli l’onta del declassamento, e Tochiazuma fosse stato aiutato a far sopravvivere il sogno della tsuna, nulla potrebbe toglierci l’illusione di avere visto una competizione vibrante e vera tra Asashoryu ed Hakuho, presente e futuro del sumo. Limitando il commento alle loro prestazioni, con l’aggiunta dei migliori momenti di Ama e Kisenosato, possiamo ritenerci appagati dai 15 giorni di sumo proposti dall’Haru Basho e disinteressarci delle storie parallele e trasversali che hanno fatto da corollario alla conclusione del Torneo. Iniziamo, quindi, parlando di Tochiazuma…

Se Tochiazuma chiude con 12-3, da Ozeki, ha fatto un buon lavoro; ma se si trattava di andare alla ricerca della promozione, non si può parlare di un risultato esaltante. E’ una questione di premesse. Tochiazuma è un rikishi maturo, passato attraverso varie generazioni di campioni, l’abbiamo detto più volte, e si è proposto dopo due stagioni, agli occhi dello YDC, come la personificazione della rivalsa giapponese alla calata mongola, divenuta troppo opprimente ed ingombrante per essere sostenuta ancora con pazienza, ma se non può fare a meno di qualche aggiustamento, non merita di condividere il potere con Asashoryu (il quale non ha mai goduto di alcuno sconto). Quando, a gennaio, l’Ozeki ha vinto il match contro Hakuho, sono rimasto stupito della decisione incontrastata da parte dei giudici, e quell’episodio gli ha spianato la strada allo yusho ed alla nomination che ancora l’accompagna, ma la sua corsa non ha avuto successo. Ad Osaka ha combattuto al livello del suo miglior sumo, che prevede anche sconfitte contro rikishi di taglia media, come Aminishiki, pertanto lo standard risulta rispettato. L’attenzione dei media è stata grandissima, come sappiamo, e lo sarà ancor più a maggio, incentivando le vendite dei biglietti (già esauriti per gli ultimi giorni del Torneo) e fornendo un’ulteriore motivazione all’Ozeki tanto promettente. Non intendo mettere in discussione il valore dell’atleta, ma definirne i limiti oggettivi: ammettendo che Tochiazuma ottenga la promozione senza vincere lo yusho, grazie alla rinnovata legge elettorale giapponese, cosa ne sarebbe di uno Yokozuna che dovesse non mantenere fede ai propri obblighi, e ripetere il passaggio a vuoto degli ultimi due anni? La risposta è semplice: verrebbe invitato a ritirarsi prematuramente, rispetto alla situazione anagrafica, e la promozione avrebbe il sapore dell’Oscar alla carriera, stessa prassi tentata con il più anziano Kaio. Se quest’ultimo ce l’avesse fatta, saremmo qui a chiederci ancora il perchè…
La valutazione della prestazione di Tochiazuma è positiva, senza dubbio, ma nel sumo valgono i risultati secchi: la mitica Olanda degli anni settanta è giunta due volte in finale, ai Mondiali, ma non gli è stata attribuita la qualifica “ad honorem” per aver inventato il calcio moderno. Tochiazuma non ha vinto lo yusho, non ha raggiunto il traguardo minimo del play-off ed era fuori dal giro con una giornata d’anticipo: la spinta a fare meglio, in vista della nuova opportunità offertagli dallo YDC, lo porterà alla consacrazione forzata? Vedremo e giudicheremo, ma non sono convinto delle credenziali presentate.

La sedicesima sinfonia di Asashoryu, eseguita nell’auditorium di Osaka, non è stata caratterizzata da quei passaggi che ci erano famigliari lo scorso anno, quando lo Yokozuna era solito proporci l’andante maestoso, ma ha avuto ugualmente un grande successo. Asashoryu ha riscattato, nel play-off, le due sconfitte patite da Hakuho nel 2006, uscendo da una pericolosa contingenza che avrebbe potuto portarlo ad un doppio passo falso consecutivo, cosa che non avviene da più di due anni. Lo Yokozuna si è riservato la vendetta nei confronti di Hakuho nel modo più dolce, con l’affermazione nello spareggio; lo scorso anno, contro Kotooshu, Asashoryu era riuscito a portare a casa lo yusho con l’impegno supplementare, ma si era trattato di una rincorsa quasi impossibile, come ricorderete, portata a termine con il crollo psicologico del bulgaro, mentre ad Osaka le cose si sono svolte diversamente, con lo Yokozuna appaiato all’avversario già alla dodicesima giornata, quando Hakuho era stato battuto da Tochiazuma.
I prossimi mesi ci daranno il riscontro della nuova situazione che lo Yokozuna dovrà affrontare per mantenere, o condividere, il ruolo di rikishi dominante, vista la prorompente vitalità di Hakuho; e c’è da credere che anche Kotooshu, Kisenosato e Wakanosato possano mettere in difficoltà lo Yokozuna, per non parlare dell’impatto che potrebbe avere l’arrivo di Baruto tra i Makuuchi. Asashoryu ha sempre mostrato una grande intelligenza tattica e la padronanza del proprio ruolo, ma non potrà continuare a vincere con questa frequenza, sebbene abbia dimostrato di non subire il logorio del potere. La vittoria di Osaka è giunta con un paio di Ozeki acciaccati ed uno tenuto insieme con lo spago, ma ha confermato che quando c’è da soffrire e recuperare, partendo da una posizione di svantaggio, Asashoryu riesce a dare il meglio di sè, a differenza di altri.

Hakuho ha sfiorato la Coppa dell’Imperatore, è stato ad un passo dal suo primo successo ed è diventato Ozeki a tempo di record, come meritava. Ritengo che sia pronto per combattere alla pari del grande compatriota, non solo occasionalmente, ma stabilmente. Le sua varianti tecniche mi hanno sbalordito, ed il solo rimprovero che mi sento di muovergli riguarda l’approccio psicologico al play-off, dove non ha avuto la pazienza di tenere Asashoryu in tensione per un tempo più lungo. Facile a dirsi, lo so, ma Hakuho sembrava troppo desideroso di chiudere in fretta il match, lasciando però aperta la possibilità allo Yokozuna di parare e rispondere. A parte l’epilogo, l’Haru Basho ci consegna un Ozeki nuovo e pimpante, in netto contrasto con il resto della categoria, a parte quanto detto su Tochiazuma; Hakuho è l’anti-Asashoryu che abbiamo sperato di vedere da anni, e la cosa più intrigante, in prospettiva, è la sfida tra i due modi diversi d’intendere il sumo: entrambi hanno classe da vendere, ma Hakuho sta migliorando sensibilmente e visibilmente ad ogni uscita, imponendo agli avversari un processo di maturazione che lo vede capace di imporsi sfruttando tutte le proprie qualità e le debolezze altrui. Tornando col pensiero alle sue prime apparizioni tra i Makuuchi, rivedo la sua naturale predisposizione al sumo, con gesti da manuale e sempre efficaci, tanto da mettere in allarme i già martoriati giapponesi. Ora l’obiettivo è lo yusho, senza mezzi termini.

Con una gamba sola non si va lontano, e Kotooshu è andato oltre le speranze sue e del suo allenatore, nelle condizioni precarie in cui ha affrontato il Torneo. L’infortunio ne ha condizionato il cammino agonistico, ma ha comunque fatto meglio di tanti altri e spero che a maggio possa ritrovare la forma dello scorso anno. La concorrenza è sempre più agguerrita, e la speranza di essere il primo europeo a vincere uno yusho deve essere sostenuta con una grande volontà di riscatto, ora che la Mongolia ha piazzato un giovane Ozeki al suo fianco. Kotooshu deve dimostrare di non soffrire la rivalità con Hakuho e di puntare in alto, superando le incognite del sue carattere.

Gli altri Ozeki hanno deluso di nuovo: Kaio è sfuggito alla retrocessione con un gioco di prestigio del Kyokai, mentre Chiyotaikai ha chiuso con un 9-6 altrettanto povero. Ritengo inutile perpetuare la polemica sulla presenza di Kaio nel ruolo di vice-Yokozuna; ho già detto ciò che penso in apertura di commento, mentre per Chiyotaikai si ripresenta il problema della validità del suo sumo, troppo legato all’efficacia dello tsuppari e non risolutivo, ai fini della lotta per lo yusho.

Chiudo con i Sanyaku dando atto a Miyabiyama di aver mantenuto un buon livello di rendimento, tale da consentirgli la risalita a Sekiwake, e constatando che Kotomitsuki ha raggiunto il minimo sindacale per restare Sekiwake. La differenza, oltre che nello score, sta nel fatto che Miyabiyama ha battuto Tochiazuma, mentre Kotomitsuki ha superato lo stesso Miyabiyama.
Buio pesto per Roho (4-11), alla sua prima esperienza da Komusubi, vittima di una catalessi tecnico-agonistica indecorosa.

Le prestazioni di Ama sono comunque esaltanti, anche se chiude con 1-14: vorrei vederlo combattere almeno tre volte al giorno, tanto è divertente il suo sumo. La gioia della promozione nei Sanyaku lo renderà ancora più combattivo, spero, e gli darà l’occasione di confrontarsi solo con i migliori del banzuke. Tutte la sua energie sono messe in discussione ad ogni tachi-ai, senza che l’esile mongolo possa pensare di prendersela un pò comoda, ogni tanto. Questo ne fa un rikishi applaudito da tutti, al quale non si può negare un pensiero indulgente anche in caso di sconfitta. Ad Osaka ha strappato il kachi-koshi all’ultima giornata, ma non ce ne siamo accorti; il premio per la tecnica gli è stato assegnato con pieno merito, segno che lo score non è tutto, in Giappone. L’unico appunto che posso muovergli, e che rappresenta un rammarico per Ama, è di aver perduto il match contro Tokitsuumi, franato insieme ad Hokutoriki dopo l’exploit di gennaio.

Kisenosato ha compiuto un altro passo verso la parte nobile del banzuke, a dimostrazione di una reale convinzione nella possibilità di diventare il punto di riferimento dei fans giapponesi, anche in considerazione della prova opaca di Futeno. Molto deve essere ancora fatto, è vero, ma il ragazzo è ben impostato e non sembra voler strafare; la pazienza e l’allenamento devono essere i suoi comandamenti quotidiani, magari davanti a qualche video dei Grandi del passato. Kisenosato non ha ancora stupito per le sue prestazioni, ma sta raccogliendo esperienza e consensi, come ci riferisce Alessandro dal Giappone; non si è misurato con i più forti, dato il suo ranking, ed ha ceduto due incontri alla sua portata contro Kyokutenho e Kyokushuzan, ma fino all’undicesima giornata ha tenuto il passo dei migliori.

Un buon Torneo per Kyokutenho, andato a ritagliarsi spicchi di celebrità negli spazi lasciati vacanti dai Sanyaku ed autore di una striscia vincente finale di 5 incontri, battendo, tra gli altri, Kotomitsuki, Kisenosato e Miyabiyama. Questi risultati lo riportano tra i Sanyaku, completando il poker di rikishi mongoli presenti.

Manca poco all’inizio del Natsu Basho, amici, e queste tardive note sono quasi cadute in prescrizione, ma spero che trovino il vostro distratto interesse.

Sayonara.