Giornata finale

E’ finito l’anno del dragone blu, potremmo dire parafrasando un noto film ed agganciandolo al significato del nome di battaglia dello Yokozuna imperante, e riprendiamo fiato dopo lo stordimento collettivo del giorno che ha segnato la vittoria anticipata di Asashoryu e tutti i primati che ne sono conseguiti.
La quindicesima ed ultima giornata di gare ha emesso alcuni verdetti importanti, per i rikishi in cerca di un posto al sole, e ci ha regalato un’altra bella lezione di sumo da parte del vincitore. Lo Yokozuna ha incrementato il record degli incontri vinti in una stagione, portandolo ad 84, ed ha battuto Chiyotaikai in un match virile e che riassume la carrellata delle affermazioni del Grande Campione Mongolo. La presa al collo dell’Ozeki ha impedito ad Asashoryu di forzare subito i tempi dall’attacco, ma a sua volta Chiyotaikai non ha potuto praticare lo tsuppari come di consueto, del resto non sarebbe stato proprio il caso di combattere sullo stesso piano dello Yokozuna, e l’evoluzione del match ha portato all’esaurimento della spinta dell’Ozeki ed alla sua estromissione dal dohyo. Inevitabile, direi, di questi tempi. L’onda del successo ha incrementato le risorse di Asashoryu, apparso fresco e deciso, come se fosse ancora tutto da decidere. Lascio ai commenti rituali del post-Basho tutte la considerazioni di massima sulla portata dell’impresa compiuta dal Grande Asayushoryu, come l’ho ribattezzato, e sulla sua passerella di tecniche e tattiche.

Più importante, ai fini della graduatoria finale, è stato lo scontro tra Kaio e Kotooshu, vale a dire l’Ozeki anziano e quello “in pectore”, risoltosi con l’apprendista ai piedi del vecchio volpone: Kaio sembrava un lanciatore del martello che piroettava per prendere l’abbrivio, mentre il Sekiwake bulgaro cercava disperatamente di sfuggire alla presa. Per Kotooshu il Torneo si chiude con lo score di 11-4, in compagnia di Chiyotaikai e dell’inaspettato Tochinohana. Kaio segna un 10-5 che non lo mette in difficoltà per la possibile retrocessione, ma virtualmente lo discredita dal suo ruolo di paggio dello Yokozuna. Le troppe assenza per infortunio, nel 2005, gli hanno impedito una continua lotta per lo yusho e per la tsuna, ed ormai lo dobbiamo considerare vicino alla dorata pensione.

Kotooshu è parso distratto dalle sirene della promozione, meno attento, quindi, al combattimento vero e proprio, avendo già convinto il Kyokai a concedergli il grande onore di salire nel Sanyaku al livello dei tre moschettieri giapponesi, in carica da tanti anni. La sua conclusione poteva e doveva essere più brillante, a mio giudizio, così da metterlo in risalto rispetto ad altri rikishi e risultare pienamente meritevole del nuovo rango. Non è bello presentarsi con una sconfitta, seppur concedibile, e non essere riuscito a fare ciò che gli era stato chiesto, cioè ottenere ben più della doppia cifra, ma il Kyokai ha deciso che poteva bastare e noi ne prendiamo atto. Sembra che la febbre della promozione abbia colpito tutto il Giappone, dilatando i meriti di Kotooshu ed accecando lo spirito obiettivo, e talvolta punitivo, dei dirigenti giapponesi. Ne riparleremo…
Per Kotooshu c’è il premio per la prestazione complessivamente più rimarchevole e quello per lo spirito combattivo.

La performance di Tochinohana è stata appena accennata, ma deve essere considerata un vero fattore di sorpresa generale, perchè ottenuta da un rikishi della parte più bassa del banzuke in un contesto che ha visto molti atleti di quelle parti arrivare al kachi-koshi, o mancarlo per pochissimo. Vale il discorso fatto a settembre per Kisenosato, considerando l’età e l’esperienza del rikishi in questione. Comunque un bel momento di visibilità, insieme ai primi attori e davanti a tanti che aspiravano a cose egregie.
Fighting Spirit Prize pienamente meritato.

Sul podio troviamo anche Miyabiyama, Tokitenku, Roho ed Hakurozan, appaiati sul 10-5 ottenuto da Kaio, e certamente rinvigoriti dalle assenze di Wakanosato e Tochiazuma. I meriti non vanno sminuiti, è chiaro, perchè vincere 10 incontri è un passo che non riesce agli Ozeki, talvolta, e per Miyabiyama la sconfitta con Takekaze è un piccolo neo che avrebbe potuto evitare. Anche per lui il Fighting Spirit Prize, mentre al meno atteso Tokitenku è andato il premio per la tecnica dimostrata, bel riconoscimento.

Nessun premio speciale per i due fratelli russi, ma uno score valido e che deve essere confermato e corroborato da altri risultati importanti, nonchè da atteggiamenti più consoni al sumo. Si è spesso criticata la scarsa aderenza agli aspetti rituali del sumo da parte di questi atleti, e sono pienamente concorde nel sostenere la necessità assoluta che i russi non trascurino di ricordarsi che il dohyo è un simbolo religioso, ove si disputano incontri di sumo e si svolgono cerimonie: il rispetto deve essere totale.

Ha vinto bene anche Asasekiryu, scivolato troppo in basso nel banzuke, ed il 9-6 finale lo dovrebbe spingere a ritrovare la lena che aveva nel 2004. si è infortunato, è vero, ma ha deluso molto nel suo modo di combattere e vorrei vederlo all’altezza dei primi esordi tra i Makuuchi, quando era considerato il delfino di Asashoryu.

Kokkai ha dato segni di risveglio e si è fatto onore nella zona intermedia del banzuke, ma continua ad essere prevedibile e non ortodosso. La sua tecnica di base è stata ripresa dal gruppetto degli stranieri e criticata da molti osservatori. Lo schiaffo iniziale e continuato può essere un elemento di sorpresa, ma non deve essere l’unico punto di forza di un rikishi a questi livelli. Julien lo ha incoraggiato ed il georgiano lo ha ascoltato, ma con i Sanyaku bisogna attuare tutte le varianti del kimarite, altrimenti si affonda.

Mi spiace per Ama, compresso in un calendario non ancora alla sua portata: occorre impostare tutto sull’agilità e sulla distrazione dell’avversario, prendendolo lateralmente per evitare di essere travolto dai TIR che passano sovente sul dohyo.

Lascio ai commenti post-Basho, tra qualche giorno, il residuo delle considerazioni più generali, che saranno svolte anche da Julien ed Alessandro. Vi ringrazio per aver seguito con me questo Kyushu Basho con la consueta attenzione.