Quattordicesima giornata

D’ora in poi lo chiameremo ASAYUSHORYU, senza dubbio, ma la domanda sorge spontanea: come farà Asashoryu a ricambiare la cortesia gentilmente ricevuta da Kotooshu? L’asse mongolo-bulgaro ha prodotto la combinazione ideale per lo Yokozuna, vincitore dello yusho con un giorno d’anticipo grazie al lavoro del Sekiwake bulgaro contro Chiyotaikai, davvero pregevole. Due giornate di grande sumo a Fukuoka, non c’è che dire, e finalmente il palato dei più schizzinosi, me compreso, degusta il riscatto dello sport più emozionante al mondo con incontri di altissimo livello tecnico. Diciamo che ci voleva proprio, dopo una stagione vissuta su pochi slanci emozionali e scarsa qualità generale.

Asashoryu raggiunge tutti gli obiettivi alla sua portata, riversando una valanga di primati sui compilatori di statistiche, ma non è questo che conta di più: oggi il pubblico giapponese gli ha concesso l’onore che gli è dovuto, sommergendo il dohyo con una grandinata di cuscini ed ha tributato la resa incondizionata del mondo nipponico, inevitabile di fronte a tali e tanti successi. Ha vinto Asashoryu, ha vinto il sumo nella sua migliore versione, quella che sprigiona in pochi, eccitanti momenti tutto il vigore fisico, la cifra tecnica ed il trasporto passionale di questa inimitabile disciplina sportiva.
Asashoryu non ha retto all’emozione, infrangendo per l’ennesima volta il codice comportamentale del sumo, ma in questo caso le sue lacrime incontenibili ci danno il senso più intimo del Grande Campione, commosso dal coinvolgimento della folla ed incapace di parlare di fronte ai microfoni dei giornalisti. Un aspetto che ci dovrebbe far riflettere sulla grandezza dell’impresa compiuta dallo Yokozuna: a 25 anni ha scritto una pagina di storia dello sport che gli ha dato fama e ricchezza, ma non ancora la statura assoluta che il Giappone pretende dal massimo esponente del sumo.
Questa ritrovata umanità di Asashoryu non può lasciare indifferenti, soprattutto se si pensa alle sue origini. E’ un ragazzo che ha nel carattere la sua arma più micidiale ed ha reagito spesso in modo inadeguato alle critiche che lo hanno sempre accompagnato, ma è riuscito ad infrangere la barriera dell’ostilità nipponica con lo sgorgare di quelle lacrime di gioia inattese, e perciò ancor più significative.

Da qualsiasi angolazione la si voglia vedere, l’affermazione dello Yokozuna appare lucente, forse anche troppo, per alcuni irriducibili detrattori del Grande Mago Mongolo, perchè ottenuta in un modo diverso dalle ultime due, rimanendo sempre al comando e piegandosi solo al talento di Kotooshu, irresistibile nel suo crescendo di rikishi fortemente votato al successo.
Non importa se vincerà altri 5 o 10 yusho, se travolgerà altri primati numerici o smetterà domattina: Asashoryu ha vinto perchè è il più completo, anche quando non è stato il migliore sul dohyo e, soprattutto, fuori dal dohyo.

Tutti vorrebbero una costante ed accesa rivalità che tenesse sempre in tensione il pubblico ed il risultato in bilico: è mancata, in parte, in questo Kyushu Basho, ma la sola previsione di un finale thrilling ha risvegliato l’animo dei tifosi, e per questo il giubilo che ha fatto seguito al match di oggi ci rincuora sull’atteggiamento del pubblico.

L’occasione del big-match di oggi tra Kotooshu e Chiyotaikai, mi permette di parlare di entrambi in un unico contesto, seppure con orizzonti differenti.
Di Kotooshu dobbiamo mettere in risalto la serie di successi contro i vertici del banzuke, cosa assai apprezzata dalla Japan Sumo Association e che gli consentirà la tanto attesa ed agognata promozione ad Ozeki, se verrà confermata la dichiarazione di Kitanoumi, capo della suddetta organizzazione. La discussione è in atto dallo scorso settembre, quando furono annunciati i parametri, poi modificati più volte, per l’importante passaggio di categoria: mi sembra che il Sekiwake sia stato promosso dal dohyo, pur avendo sofferto qualche incertezza iniziale. La sua maturazione è ormai consolidata, tecnicamente e fisicamente, con l’aggiunta di una manifesta crescita psicologica, che gli ha consentito di superare il momento di sbandamento dovuto al crollo degli ultimi giorni dell’Aki Basho. Ora Kotooshu non soffre più l’ingombro mentale dello Yokozuna e lo ha ampiamente dimostrato ieri, esorcizzando la doppia batosta di settembre. Oggi ha messo in mostra un uwatenage perentorio e perfettamente eseguito, frutto degli allenamenti incessanti e faticosissimi che ha sostenuto in vista di questo Torneo. Considero questo match il vero piatto forte della giornata, dato che sul successo di Asashoryu contro Kaio non c’erano molte incognite, in fin dei conti.

Da parte sua, Chiyotaikai non ha trovato lo spazio per liberare la sua abituale tattica offensiva, a causa della vantaggiosa opposizione del bulgaro, ed è rimasto in balia dell’iniziativa altrui, per la prima volta nel Torneo. Lo score rimane lusinghiero e domani potrebbe, comunque, togliersi la soddisfazione di arrestare il record di Asashoryu per quanto riguarda le vittorie totali nei sei Tornei dell’ anno.
Lo scontro di oggi era anche un confronto fra due generazioni e due modi opposti di porsi di fronte all’avversario; da un lato la generosa propensione offensiva di Chiyotaikai, incontenibile quando viene sfogata nella corta distanza, per dirla alla maniera pugilistica, dall’altro la sapiente ricerca della presa e dell’equilibrio da parte di Kotooshu, il quale teme, prima di ogni altra cosa, la sua altezza ed il suo baricentro alto. L’Ozeki non ha avuto neanche il tempo per pensare a far scattare lo tsuppari, che il bulgaro lo aveva già cotto e mangiato, come si dice in campagna. Superare Kotooshu quando si piazza sulla gambe e guadagna la presa in perfetto equilibrio, è cosa ardua per tutti i rikishi, al momento: domandate in Mongolia, per una conferma rapida.
Resta la bella prova dell’Ozeki, non pronosticato tra i migliori e perciò più piacevole da commentare.

Come sempre, mi accomiato da voi ringraziandovi e dandovi appuntamento a domani per i kachi-koshi ed i premi speciali.