Miei cari lettori, è giunto il momento di tirare le somme di tutto
quello che abbiamo visto nel corso del Nagoya Basho, in base ai pronostici
confermati, alle aspettative deluse, alle sorprese di buon auspicio
e, soprattutto, alle opinioni che voi stessi avete manifestato con
tanta passione e competenza.
La mia prima impressione è che l’alternanza degli sfidanti non abbia
ancora delineato la tipologia esatta dell’anti-Asashoryu, in quanto
nessuno dei possibili candidati ha espresso con continuità tutti i
parametri del campione. Non mi riferisco alla sola capacità tecnico-atletica,
presente a vari stadi in diversi rikishi, ma intendo la calibrata qualità
di compendiare gli atteggiamenti tattici e psicologici che devono sorreggere
le doti fondamentali del campione. Un dato può aiutarci ad inquadrare
meglio la situazione: tra i Sanyaku, a parte Asashoryu, solo Kotooshu
e Kaio hanno raggiunto almeno le 10 vittorie, e Kaio non ha certo di
fronte a sé 10 anni di carriera.
Forse la chiave di lettura deve essere ricercata nel fatto che chi
batte Asashoryu non vince il torneo, ovvero che batterlo non costituisce
il punto d’arrivo, se poi non si ha la solidità per sostenere la distanza.
Asashoryu ha scommesso sulle carenze altrui per rivendicare il dominio,
forte del suo potenziale e dell’impatto che riesce ad avere sugli altri
rikishi, direttamente e indirettamente: A dimostrazione di questo concetto,
posso portare un esempio concreto: Kotooshu ha disputato il suo ultimo
match contro Wakanosato pensando già a come battere Asashoryu nel play-off,
mentre lo Yokozuna ha affrontato gli ultimi quattro incontri COME SE
FOSSERO STATI UN PLAY-OFF.
E’ embematico lo sguardo velato di rammarico e di consapevole colpevolezza
con cui il bulgaro ha lasciato la platea dopo aver assistito all’ultima
fatica di Asashoryu, nuovo Ercole del sumo, e che è stato immortalato
nel bellissimo montaggio degli hilights che vi abbiamo messo a disposizione
sul sito. Si è trattato di un duro insegnamento che tutti devono apprendere
se vogliono reclamare il diritto a fregiarsi dello scalpo di Asashoryu,
il quale ha voluto imprimere il suo tredicesimo sigillo con giustificata
superbia, concedendosi alle telecamere, da consumato divo, nel pieno
della propria estasi da vittoria.
Asashoryu sta condizionando il sumo più di qualsiasi altro Yokozuna
del passato, perchè non consente, se non occasionalmente, di studiare
vere e proprie contromisure alla sua immensa classe e non dà accesso
ad altri al vertice del banzuke. La prova sta nel fatto che persino
i giudici si sono dimostrati impreparati a valutare le mille sfacettature
creative che egli dimostra di possedere, oltre al dinamismo davvero
impressionante che sprigiona in ogni dettaglio del suo modo di fare
sumo. E la differente concentrazione che possiede gli evita di fallire
un tachi-ai da anni, cosa che non ravviso in nessun altro rikishi attuale;.
troppe volte ho assistito a repentine sconfitte degli Ozeki e di altri
quotati sekitori, ma non ricordo di aver visto Asashoryu crollare al
suolo o volare fuori dal dohyo in un secondo o poco più. Se non consideriamo
la parentesi matrimoniale del settembre 2004, che lo ha distratto dall’Aki
Basho, ci troviamo ad enumerare solo vittorie e pochi spasmi di vera
incertezza in ben 9 Tornei. Se ci mettiamo anche che le sconfitte di
Asashoryu sono spettacolari quanto le sue vittorie, possiamo tranquillamente
considerarlo lo show-man del momento a tutti gli effetti.
E’ stato detto che le regole non riescono più a contenere la sua abilità
nel risolvere i combattimenti, ma, ancor di più, quelle applicate fino
ad ora si sono rivelate inadeguate allo scopo di definire un mono-ii.
In tutto questo, a Nagoya si è visto ciò che vado predicando da tempo:
i giapponesi devono fare i conti con altri modi di affrrontare il sumo.
Le radici della lotta a mani nude della Mongolia e quelle delle categorie
olimpiche dell’est europeo, stanno contaminando i canoni secolari del
sumo, a volte in maniera plateale: gaurdate Kokkai e ditemi se non
è vero! Se il Giappone è stato colpito dalla crisi della vocazioni,
non è colpa dei mongoli né degli europei.
Ancora una nota, per concludere la glorificazione dello Yokozuna:
i giapponesi non riescono proprio a digerire la permanenza stabile
di Asashoryu sul trono monoposto del sumo, dispensandogli continuamente
frecciate al curaro, come la favola che lo vorrebbe in partenza per
i circuiti del K1 e di altre forme di spettacolo marziale. Perché
i francesi, invece, pur nella loro incontrovertibile sete di nazionalismo,
hanno magnificato Armstrong come la leggenda vivente del Tour de
France?
Per i prossimi appuntamenti della stagione, Asashoryu ha lanciato
un proclama: "Sarò più forte, più cattivo e voglio la rivincita
con Kotooshu!". Immaginiamo quali accorgimenti saranno presi
per limitarne il rendimento: bendato, con una zavorra sulle braccia
e combattimenti contro 3 aversari contemporaneamente. Forse ci stanno
pensando davvero…
Ad accentuare il dolore dei nipponici, troviamo Kotooshu, Runner-Up
con 12-3 e prossimo Sekiwake, il quale ha sottratto ulteriore spazio
ai rikishi indigeni, disputando un ottimo Basho e fecendo intravedere
una speranza di dualismo, salvi altri ingressi, per il futuro. Kotooshu
ha compiuto un cambiamento di rotta rispetto al passato, prendendo
più confidenza con la vittoria e mettendo in difficoltà gli avversari
proprio con quelle sue caratteristiche che, in teoria, dovrebbero
penalizzarlo, vale a dire le lunghe leve ed il baricentro molto alto;
ora potrebbe diventare un vero rebus per tutti, data la grinta che
sicuramente metterà in campo dall’alto, è proprio il caso di dirlo,
della sua nuova dimensione di protagonista del Nagoya Basho. Si vede
che ha lavorato sodo per velocizzare la propiria azione e consolidare
le tecniche di presa, con il risultato che, a meno di un anno dal
suo ingresso nei Makuuchi, ha eguagliato l’ascesa del mongolo Hakuho,
inizialmente idolatrato come il delfino di Asashoryu.
La rivalità tanto agognata da tutti è in arrivo? Auguriamocelo, perché
la frattura fra lo Yokozuna ed il resto del banzuke non porta lontano,
anche se accontenta i tifosi sfegatati del tiranno mongolo. La vera
speranza è che il bulgaro non abbia cedimenti mentali, come è accaduto
a Tosanoumi e Kyokutenho dopo la promozione a Sekiwake.
Non credo, invece, che possa indietreggiare Wakanosato, ripresosi
da un paio di passaggi a vuoto ed apparso molto tonico nel Torneo,
fino a sfiorare la vetta della classifica. Su di lui hanno puntato
con decisione i media giapponesi al’atto della resa degli Ozeki,
ed egli ha risposto con prestazioni all’altezza delle sue capacità,
dimostrando che a livello tecnico i numeri non gli mancano. Ritengo
che Wakanosato possa trovare posto nei cuori del pubblico in quegli
spazi laciati vacanti dagli Ozeki, magari sostituendosi a qualcuno
di loro nel rango di cortigiano di Asashoryu.
Non posso tacere, come vorrei, il commento sugli Ozeki.
Kaio staziona ad un livello che lo mantiene nella nobiltà del sumo,
ma non riesce a fare di più, anche a causa degli acciacchi subiti
di recente e dell’età, comincia a farsi sentire. Ha chiuso con 10
vittorie (caso da stigmatizzare fra i Sanyaku!), compreso il no contest
con Hakuho, e non può certo dirsi entusiasta di come sono andate
le cose, dato che ha perso con molti Sanyaku. Egli ha sfidato i più
grandi rikishi dell’ultimo decennio ma sembra aver perduto lo smalto
del vincitore, incalzato dalla muta dei giovani apostoli di Asashoryu.
Forse ne ha abbastanza di sberle e spintoni, pur riconoscendogli
momenti di sumo ancora godibili, ed il peso della mancata promozione
a Yokozuna, nonstante tutti gli spiragli che gli sono stati aperti
dallo Yokozuna Deliberation Council, lo ha forse debilitato spiritualmente,
impedendogli di coronare il sogno di una carriera che lo ha visto
vincere 5 Yusho. Non è certo uno che si tiri indietro, il "Montagnoso" Kaio,
ma se non troverà le residue motivazioni per continuare a lottare
alla pari con Asashoryu, rimarrà a recitare il ruolo di comprimario
eccellente, rischiando di vedersi sfilare da ogni parte le nuove
forze del sumo del terzo millennio. Per portarsi a casa la Coppa
dell’Imperatore occorrono almeno 13 vittorie e forse un play-off,
di questi tempi, e Kaio conosce bene la difficoltà di raggiungere
questo record. Per trovare un vincitore con uno score inferiore dobbiamo
risalire al 1999, quando Musashimaru vinse i Tornei di settembre
e novembre con sole 12 vittorie.
Indecifrabile e deludente, invece, è stato il cammino di Tochiazuma:
ha perso con tutti i Sanyaku, tranne Kotomitsuki, ed ha fatto risorgere
un Kyokushuzan che veniva da un inizio catastrofico, vincendo poi
con Kokkai e Futeno, premiati a vario titolo nel Torneo. C’è di che
rimanere perplessi, anche se, a parziale discolpa dell’Ozeki tanto
amato dalle giapponesine, si deve menzionare l’infortunio alla caviglia
che lo ha parzialmente penalizzato, da un certo momento in poi. Chiudere
con 9-6 non è comunque dignitoso per un Ozeki, specie se viene superato
da diversi Maegashira di primo livello.
Resta il fatto che Tochiazuma s’inceppa là dove Asashoryu travolge,
subendo alcune di quelle sconfitte-lampo che ho citato prima, come
esempio negativo della consistenza degli Ozeki.
Non vorrei essere offensivo nei confronti di Chiyotaikai, ma la sua
performance, seppure fermata da infortunio, mi ha scioccato: mi aspettavo
di vedere qualche cenno di riacquisita vitalità da parte sua, dato
che a maggio aveva ripreso quota , ed invece il riscontro del dohyo
è stato inclemente. Dopo soli 5 giorni di gare era già fuori dal
discorso per il titolo, confermando di non trovare più, da troppo
tempo, l’equilibrio necessario per difendere il suo ruolo di Ozeki:
gli riesce difficile raggiungere le 8 vittorie per torneo e temo
che la sua stella stia tramontando in un vortice di tsuppari che
vanno a vuoto.
Sul ritiro di Hakuho c’è stato un pò di mistero, ma anch’egli era
tagliato fuori dopo appena 8 giornate. Per me, o decide di smetterla
con le stupidaggini tattico-agonistiche (vedi certi bouts di maggio
e luglio) oppure resterà un’incompiuta da far invidia al nostro ex-Ministero
dei Lavori Pubblici.
Lo spazio che sto occupando nella vostra giornata inizia ad essere
rilevante, e perciò andrò a volo radente sugli altri spunti del Nagoya
Basho, a cominciare dal fatto che il maggior numero di rikishi con
un record positivo si trova nella parte bassa del banzuke, dai Maegashira
6 in giù, segno evidente che la qualità non sia stata eccelsa o,
se preferite, che buone cose stanno accadendo da quelle parti. Credo
che, per metà, siano vere entrambe le analisi, con alcune apprezzabili
evidenze che speriamo non siano di carattere estemporaneo.
Tra tutti, non posso non citare Takamisakari, Kokkai, Iwakiyama e
Futeno, i quali hanno avuto ampio risalto nelle cronache quotidiane
e nei clamori dell’immediato post-Basho.
Takamisakari era scivolato all’undicesimo gradino dei Maegashira,
ma è abituato agli spostamenti nel banzuke. E’ il catalizzatore della
sfrenatezza dei giapponesi, capaci di perdere il loro composto contegno
per il suo modo di caricarsi prima del tachi-ai. Farà ancora bene
a settembre? Con lui non si può mai sapere, ma di certo non sarà
banale nei quattro minuti al giorno che il regolamento gli concede.
Con Kokkai abbiamo assistito al primo kinboshi del 2005, da cui è
scaturita la polemica sul’interpretazione dei giudici che voglio
seppellire, spero, per sempre. Kokkai è forte, spavaldo, aggressivo
e… ingenuo. Tutto bene se ha l’inerzia a suo favore oppure uno
Yokozuna non perfetto di fronte, MA NON PUO’ BASTARE!!! Deve spremere
tutto il suo spirito di sacrificio ed imporsi un modello tattico
più diversificato, altrimenti ci farà ancora vedere vittorie di prestigio
e sconfitte inconcepibili.
In un momento di relax dell’Hatsu Basho è stato colto in uno spontaneo
gesto da ragazzo europeo che stenta a trattenersi nell’inamidato
mondo del sumo, con una coca-cola in mano ed un sorriso che strideva
con il resto del contorno: mi piace sapere che questi ragazzi rimangano
freschi e, tutto sommato, un pò infantili, dentro. Rispetto a quello
che vediamo sui campi di calcio… ho detto tutto, diceva Peppino
a Totò.
Iwakiyama l’ho già lodato a suo tempo, ma voglio ripetermi e se mi
ascoltasse lo inciterei a fare più conto sulla sua capacità d’imporre
il fisico e la tenacia, opponendosi con ostinazione agli avversari
e costringendoli a fare i conti con un’ex-campione giovanile che
non ha dimenticato il suo passato.
Futeno potrebbe essere molto produttivo in futuro, a patto che faccia
ammenda di alcune pecche che continuano a limitarne l’affermazione
costante nei piani alti del banzuke. Ha buone qualità in generale
ed ha dimostrato coraggio e caparbietà nel combattere, un buon punto
di partenza per la scalata ai Sanyaku.
Tutti gli altri giunti al kachi-koshi sono stati agevolati, come
prevede il regolamento, dal non aver dovuto incontrare i primi della
classe, ma tra essi ci potrebbe essere qualche individualità di spicco
per il prossimo futuro, e già dall’Aki Basho di settembre potranno
mettersi in luce ed a confronto con i migliori. L’effetto ascensore
è sempre in agguato, per questi rikishi, e sfuggirgli deve essere
un obiettivo da perseguire con tutta la volontà di cui dispongono.Rimando
l’analisi più minuziosa all’anteprima di settembre, sempreché non
mi mandiate al diavolo prima.
In conclusione, desidero ringraziare tutti voi, preziosi interlocutori
telematici, per aver contribuito a formare queste opinioni e per
averne espresse di gradimento nei miei confronti. Grazie di cuore
e buone vacanze.