Mentre l’autunno sembra assumere la sua abituale connotazione e le giornate raggiungono la loro minima offerta di luce solare, ci avviciniamo all’ultimo appuntamento annuale con il sumo in compagnia di alcune solide certezze e qualche curiosa comparazione statistica.
Iniziamo dal dato acquisito: non ci sarà un nuovo Yokozuna nel banzuke di gennaio, questo è pacifico. Sfumata l’occasione di settembre, Hakuho riparte praticamente da zero e lo YDC pretende il rispetto della norma statutaria dei due yusho consecutivi. A questo punto, in teoria, tutti gli Ozeki in grado di combattere sono di nuovo sullo stesso piano, anche se non possiamo nascondere le nostre perplessità sulle candidature di Kotooshu, Tochiazuma e Chiyotaikai (non menziono Kaio perchè non mi sembra in linea con il criterio discriminante adottato).
Nel banzuke di novembre, invece, troviamo i nuovi Komusubi e le promozioni nei primi livelli dei Maegashira che avevamo preventivato, con la conferma che Ama non è stato riammesso al Sanyaku. Cambia poco, a parte lo stipendio, perchè il calendario lo porrà comunque a confronto con tutti i rikishi che lo precedono in classifica. Con 12 Sanyaku in gara, numero davvero ragguardevole, si può parlare di un Torneo di alto livello e di grande fascino agonistico, dal momento che eventuali ulteriori promozioni sarebbero acquisite con scontri diretti e possibili scambi di grado.
Altro fatto incontestabile: Asashoryu detiene il potere con discreta facilità ed ha represso i tentativi di sommossa con tre vittorie ed un playoff. Questo non significa che il sumo del 2006 sia stato tediante ed incolore; non lo era stato nemmeno quello dell’anno scorso, sebbene Asashoryu avesse dominato su tutti i fronti, e quest’anno lo Yokozuna ha dovuto concedere il via libera per ben due volte, portando Tochiazuma ed Hakuho a tu per tu con la Coppa dell’Imperatore. Tutte cose note ed ampiamente documentate.
In una visione d’assieme del sumo attuale, non possiamo non constatare come il 2006 assomigli alla stagione 2003, ultima annata con una vera alternanza di vincitori. In quell’anno, si avvicendarono a ricevere i simboli della vittoria ben quattro rikishi: Asashoryu (3 yusho), Chiyotaikai, Kaio e Tochiazuma. Una compagine di altissimo livello. Tra quei degnissimi vincitori, solo Kaio ottenne il suo quarto alloro con 12-3, mentre gli altri yusho furono conquistati con 13-2 ed un solo 14-1, da parte dello Yokozuna. Le analogie potrebbero diventare davvero straordinarie, qualora al Kyushu trionfasse un quarto rikishi.
Sappiamo che i tre Ozeki citati fanno fatica a ripetersi e che gli anni hanno segnato il loro fisico quanto i dati anagrafici, pertanto risulta logico rivolgere lo sguardo altrove, verso Hakuho e Kotooshu, ad esempio, oppure addirittura più in là, alla ricerca di un potenziale outsider in grado di compiere la grande impresa. Kisenosato sembra il più accreditato ad una svolta decisiva verso alti traguardi, considerando le sue qualità tecniche e la giovane età, ma non è ancora riuscito ad imprimere al suo sumo lo sprint necessario a fronteggiare gli avversari per 15 giorni di seguito.
Se andiamo oltre, troviamo Ama e Roho, autori di prestazioni molto valide e desiderosi di accasarsi nel Sanyaku, ma non ancora in possesso di tutti i requisiti per portare a termine un Torneo perfetto.
Aminishiki è in trend positivo ed ha raggiunto il Sanyaku, a coronamento di una carriera onesta e cosparsa di risultati di valore, però lo yusho è un’altra cosa.
Ora dobbiamo fare i conti con il nuovo infortunio di Hakuho, altrimenti la prospettiva più credibile ci avrebbe condotti a valutare il binomio Hakuho-Tochiazuma come seria proiezione di un pronostico alternativo alla vittoria di Asashoryu: le loro imperfette condizioni fisiche hanno impedito ad entrambi di reggere un Aki Basho vissuto a strappi e di andare oltre il kachi-koshi, lasciando che altri cogliessero l’occasione per andare in doppia cifra. La prossima prova, a condizione che riescano ad essere presenti in buono stato di salute, dovrà dirci chi dei due è riuscito ad assorbire meglio lo stress di un inseguimento che sembra non aver mai fine.
Hakuho ha nelle mani il futuro prossimo del sumo. Non c’è altro rikishi, al momento, che possa vantare le sue credenziali alla condivisione del regno al fianco di Asashoryu: ha l’età, la classe e l’esperienza per vincere almeno due titoli a stagione, magari consecutivi. Possiamo considerare benevolmente lo stop di settembre, concedendogli le attenuanti generiche, ma resta il fatto che la promozione non può e non deve essere un avvenimento occasionale. E dato che si è fatto un gran parlare dei metodi di giudizio dello Yokozuna Deliberation Council, vorrei approfondire l’argomento.
Portare le insegne dello Yokozuna significa rappresentare il sumo nella sua essenza, esserne il simbolo ed il punto di riferimento. Le scelte dello YDC sono state spesso criticate ed apparse quasi inspiegabili, agli occhi di noi lontani osservatori, ma esiste una verità di fondo che solo un consesso di altissimo profilo può sviscerare senza paura di essere smentito: i numeri non sono tutto, ma dai numeri si trae il principio ispiratore per la consegna della tsuna. Se i numeri sono la conseguenza di un comportamento privo di acuti, ovvero non raffigurano in pieno il valore del candidato (vedi Hakuho a luglio) le decisioni possono contrastare con le previsioni.
Ecco perchè Kaio prima, Tochiazuma poi ed infine Hakuho (verdetto più discusso) non sono diventati Yokozuna. Lo YDC non ha sbagliato, visti i destini immediatamente successivi alla bocciatura. Ma il discorso su Hakuho è più complesso. Se per Kaio, come ampiamente spiegato a suo tempo, una certa indulgenza era spiegabile con un premio alla carriera e nel caso di Tochiazuma si era trattato di un forte stimolo a riportare in patria il titolo supremo, la validità del dietrofront nei confronti dell’Ozeki mongolo è stata confermata a posteriori. L’atteggiamento dello YDC non può essere considerato malizioso (altrimenti Asashoryu avrebbe trovato, a suo tempo, chissà quali ostacoli anche con i diritti che aveva acquisito), bensì deve essere inquadrato in un contesto di responsabilità ad immettere un Ozeki nel ristrettissimo numero di coloro che saranno ricordati come personificazione stessa del sumo. In sostanza, Hakuho avrebbe meritato qualcosa di più nelle sensazioni di noi spettatori, ma avrebbe deluso le attese ed i criteri di chi è tenuto a giudicarlo.
L’esame che Hakuho si accinge a sostenere, al di là di ogni altra considerazione, è qualcosa che deve temprarlo oltre ogni ragionevole dubbio ed ostacolo. Ribadisco ciò che ho detto al termine dell’Aki Basho: gli errori di settembre sono solo parzialmente attribuibili all’infortunio. Hakuho deve arrivare alle giornate finali (a novembre o gennaio) appaiato ad Asashoryu e confrontarsi con lui per il titolo: questa è la sua missione. Non m’interessano le vittorie in allenamento o le dichiarazioni della vigilia, visto che il dohyo le smentisce quasi sempre; voglio vedere il miglior sumo di Hakuho ed una sua limpida risposta alle aspettative di noi tutti.
La condotta di Tochiazuma sarà fortemente influenzata dalle sue condizioni fisiche, tormento che si porta dietro da diversi mesi e che ha vanificato, dopo la vittoria di gennaio, gli annunci di promozione fatti dallo YDC. Nonostante alcune (lunghe) pause nei risultati, Tochiazuma rimane un Ozeki che può lottare per lo yusho e uno dei rikishi più dotati del banzuke, tant’è che alcuni illuminati conoscitori del sumo lo indicano come il loro preferito, tralasciando i dati statistici e basandosi sul puro gusto estetico del suo sumo. Tochiazuma sa fare grande sumo e perdere malamente allo stesso tempo: è accaduto tante volte e l’ho evidenziato con forza, negli ultimi anni. Se, però, prima della crescita di Hakuho poteva essere il primo a cercare di approfittare di momentanei cali o infortuni di Asashoryu, ora si trova il nuovo pericolo mongolo tra i piedi ed altri giovani impertinenti, stranieri ed indigeni, che lo attendono al varco. Per essere in corsa fino all’ultima giornata, Tochiazuma deve poter disporre di tutto il suo potenziale e tenere alla larga le insidie che lo hanno spesso fatto inciampare, come ricorderete, e che gli sono state fatali nel trovarsi distante dal Grande Mago Mongolo.
A Fukuoka vinse nel 2003, ultimo anno con Asashoryu in formato “terrestre”: questa potrebbe essere l’occasione per ripristinare il feeling con lo YDC e le proprie speranze di promozione.
E’ difficile parlare dello Yokozuna senza rischiare di essere retorici, celebrativi e noiosi. Ed anche ripetitivi. Però mi sembra giunto il momento di fare una verifica sull’annosa questione riguardante i meriti del rikishi che non permette ad alcuno di sedersi al suo fianco.
Tanti commentatori, professionisti o semplici dilettanti, si sono lambiccati il cervello nel tentativo di dimostrare quanto sia vacuo il regno di Asashoryu, vincitore di yusho a ripetizione in un contesto povero di talenti e neanche minimamente paragonabile ai fasti delle figure leggendarie che lo hanno preceduto. Se avete qualche minuto da perdere, andate a leggere le cronache del 2005. Se proprio volete farvi del male, sfogliate qualche pagina del nostro archivio, magari rivedendo anche qualche match di quel favoloso Grande Slam, e troverete che le sue battaglie, le sue rimonte ed i suoi allori se li è guadagnati a pieno merito, il nostro Asashoryu. E’ il più forte, il più costante, il più decisivo rikishi di questi anni, e non possiamo certo fargliene una colpa. Abbiamo vissuto la storia mentre veniva scritta, come disse Simon Siddall su Sumotalk, e nessun altro è stato in grado di fare altrettanto. Ma sappiamo veramente cosa accadeva ai tempi di Taiho, Kitanoumi, Chiyonofuji e Takanohana? Mi sono preso la briga di proporvi un piccolo riepilogo della loro carriera da Yokozuna e ne ho tratto alcuni elementi di valutazione ed altrettante conclusioni.
La storia del sumo indica sempre un percorso in cui i Grandi Campioni si sono succeduti con regolarità, a parte i due periodi (1931-32 e 1992-93) che hanno parzialmente sofferto dell’assenza di uno Yokozuna. Ebbene, i più grandi rikishi della storia non hanno dominato in solitudine, come l’attuale tiranno mongolo, ma hanno avuto buona e nutrita compagnia, a cominciare da Taiho, Yokozuna dal 1961 al ’71 (per i successivi, indicherò tra parentesi il loro periodo come Yokozuna). Nel suo decennio da Yokozuna, Taiho ha permesso a 4 rikishi di raggiungerlo in vetta al banzuke, ed egli stesso, al momento della promozione, ne aveva trovati già due in carica. Quindi, nonostante il record di 32 yusho, Taiho ha avuto molti compagni di viaggio. Stesso discorso per Kitanoumi (1974-83), seguendo l’ordine cronologico.
Per Chiyonofuji (1981-91), invece, gli Yokozuna contemporanei furono ben 5, compreso il famoso Futahaguro, unico rikishi a vestire la tsuna senza aver mai vinto uno yusho, mentre Takanohana (1995-2003), il più recente degli Yokozuna con almeno 20 yusho, è stato promosso quando era già presente Akebono ed ha vissuto l’era di Wakanohana e Musashimaru (Asashoryu stava per irrompere definitivamente nell’eden del sumo).
E’ dunque vero che la griglia dei periodi presi in esame fosse imbottita di Yokozuna, ma è altrettanto vero che quei rikishi HANNO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI DIVENTARE YOKOZUNA! Perchè oggi non accade la stessa cosa? Non certo perchè Kaio e Tochiazuma siano meno bravi di Futahaguro, tutt’altro, ma solo a causa del termine di paragone che si trovano di fronte e dell’insaziabile sete di vittorie del terribile conquistatore di Ulan Bator, che in 4 anni ha lasciato sul dohyo la miseria di soli 6 yusho (2 ciascuno a Kaio e Tochiazuma, 1 a Chiyotaikai ed Hakuho). Ma queste concessioni, chiamiamole così, non sono bastate ai beneficiari per salire sul cucuzzolo del banzuke, com’era avvenuto con gli altri Yokozuna passati in rassegna. Un’altra particolarità: da quando Asashoryu ha cominciato a vincere (fine 2002), solo gli Ozeki hanno raccolto qualcosa, mentre invece, con gli altri Yokozuna, vincevano anche i Sekiwake, i Komusubi e qualche Maegashira, di tanto in tanto. Questa semplice constatazione potrebbe già rendere l’idea di quanto sia difficile strappare qualcosa ad Asashoryu: tra pochi giorni sapremo se la regola sarà confermata o derogata.
Come ho già avuto modo di dire, non mi accontento mai delle pretattiche e delle informazioni immediatamente precedenti un Torneo, ma la notizia del problema al piede sinistro di Hakuho potrebbe essere determinante, al fine di un pronostico per Fukuoka.
La riscossa di Kotooshu e la sacrosanta ambizione di Kisenosato potrebbero portare uno zefiro di maggior incertezza, Miyabiyama mirerà di nuovo al ritorno tra gli Ozeki, Ama ed Aminishiki cercheranno di far valere la cavalleria leggera sulle corazzate del Sanyaku, Kotomitsuki tenterà di scrollarsi di dosso il periodico 8-7 che lo contraddistingue da tempo, mentre Roho e Kokkai dovranno mediare il sumo fisico con la necessaria componente tecnica. Chiyotaikai è un caso a parte, come sempre, e Kaio sembra aver deciso di dare l’addio al sumo tra le mura amiche.
La mia introduzione al prossimo Kyushu Basho termina qui: lascio a Marco l’onere e l’onore di compiere un’analisi più dettagliata dei singoli rikishi e di scatenare altre discussioni.
Buon divertimento.